Happy Pride!

  

In occasione del Torino Pride 2006, la LILA Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids promuove su

www.lila.it

uno speciale dedicato all’evento nazionale.

L’iniziativa comprende un documento di approfondimento della storia della lotta all’AIDS in Italia a partire dal movimento omosessuale, di cui potete leggere uno stralcio qui di seguito. I dati conclusivi della ricerca nazionale di Arcigay “Modi di”, primo studio estensivo sulla salute della popolazione lesbica, gay e bisessuale realizzata in Italia e su ebay.it. Infine, un’asta che da oggi fino al 19 giugno ha come oggetti articoli originali da collezione come i “condom pride”, i porta-condom del famoso artista Tom of Finland e rarissime spille dei Simpson celebranti il Pride.

La storia dell’Aids, dagli anni ‘80 del secolo scorso ai giorni nostri, è a più dimensioni e in essa si intrecciano gli aspetti scientifici, quelli sociali e geopolitici, i pregiudizi e gli spettri che attraversano il pianeta, gli affari delle industrie farmaceutiche ma, anche, la determinazione con la quale le persone colpite dall’Hiv reagirono in prima persona alla diffusione del virus e dei preconcetti nei loro confronti. Fra queste, un ruolo di primo piano lo ebbero proprio le persone omosessuali.

Un doveroso momento di riflessione per ricordare i diversi passaggi storici, che forse non tutti conoscono ma che danno il senso di come, all’inizio dell’epidemia, il movimento gay italiano abbia saputo non trincerarsi dentro una lotta di minoranza, ma abbia avuto la lungimiranza e la volontà di mettere a disposizione per la collettività intera, risorse e risposte contro la minaccia di un virus che riguarda invece tutti.


 

Torino, Gay Pride 2006

Ma, come è cominciata…?

 

di Diego Scudiero, Lila Nazionale

 

Nel maggio del 1981, il bollettino epidemiologico del Centro per il Controllo delle Malattie (Cdc) di Atlanta , descriveva cinque casi di una polmonite atipica che si erano verificati, tutti, in giovani maschi di Los Angeles. A rendere ancor più strana ‘intera vicenda contribuiva il fatto che tutti i giovani maschi riferivano di avere rapporti sessuali con altri maschi.
I Cdc istituirono una sorveglianza specifica su questo tipo di polmonite e su altre patologie indicative di immunodeficienza così che al 15 settembre dello steso anno si registrarono in tutti gli Stati Uniti 593 casi di immunodeficienza che, nella maggior parte, riguardavo omosessuali maschi e si decise perciò, in quello stesso periodo, di definire questo fenomeno con il nome di gay-related immunodeficiency disease (GRID), ovvero "malattia da immunodeficienza correlata al’omosessualità".
La "peste omosessuale", come fu subito ribattezzata dai media, stimolò nella società la recrudescenza della convinzione collettiva che ‘omosessualità fosse un problema medico-sociale: ‘associazione tra omosessualità e malattia fu resuscitata in maniera tanto intensa da rimanere, ancora oggi, incancellabile.
‘idea di una correlazione causale tra ‘omosessualità e ciò che oggi definiamo Sindrome da immunodeficienza acquisita indusse il mondo scientifico a pensare che la causa del’AIDS dovesse essere qualcosa che aveva a che fare direttamente o indirettamente con l’omosessualità. Ciò che si sarebbe dovuto trattare alla stregua di altre malattie, soprattutto nei primi anni della sua diffusione divenne il pretesto per scatenare una violenta campagna omofoba intesa a colpire soprattutto gli stili di vita e l’esistenza stessa delle comunità omosessuali che, proprio in quegli anni, cominciavano ad affermarsi soprattutto negli Usa e nei Paesi europei reclamando i propri diritti.
Erano passati poco più di dieci anni dalla storica rivolta dello Stonewall Inn di New York ma questa volta la popolazione omosessuale non avrebbe dovuto combattere contro la polizia, bensì contro il pregiudizio del “mondo scientifico”.
Sembrava di essere tornati all’Ottocento, quando la medicina legale e sociale, la criminologia, la biologia e le dottrine psichiatriche, contribuirono in modo determinante a procurare gli strumenti per medicalizzare, criminalizzare e isolare le persone omosessuali: soggetti privilegiati di attenzioni e ricerche, studiati, analizzati e destinati, di volta in volta, a carceri, manicomi, laboratori o, più tardi, ai lettini degli analisti che li avrebbero fatti oggetto di amorevoli cure a base di elettroshck, lobotomie, trattamenti ormonali o psicofarmacologici. Il tutto, ovviamente, sempre in nome della scienza.
Fortunatamente, nel corso del 1983, il mondo venne informato della scoperta della causa virale dell’AIDS e ciò ricondusse l’epidemia AIDS entro il più familiare solco del positivismo medico-scientifico dato che la nuova malattia, come tante altre, era causata da un virus che ora era stato riconosciuto ed al quale era stato dato un nome.

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