Milano. Il Registro non è il matrimonio, no alle cerimonie. Danno illusione di parità e generano confusione

  

Il dibattito generato oggi sulle cerimonie da svolgere in Comune in occasione dell’inserimento di una coppia sul Registro delle Unioni Civili è pericoloso e stupisce che sia proposto da esponenti della maggioranza.

Il Registro delle Unioni civili, che è uno dei pochi strumenti in dotazione al Comune per regolamentare una questione ancora aperta nel nostro Paese, non ha e non avrà mai la forza del matrimonio civile.

Da mero atto simbolico degli anni novanta, il registro proposto da questa amministrazione può essere uno strumento utile ed efficace capace di contenere e proporre politiche cittadine inclusive e paritarie, ma esso si inserisce – e non sostituisce – un sistema plurale di istituti giuridici su cui spetterebbe al Parlamento legiferare.

Marco Mori presidente del CIG Arcigay Milano dichiara: “Da sempre ribadiamo la parità dei diritti e l’estensione del matrimonio civile alle coppie omosessuali. Il Registro, strumento necessario, ma non sufficiente – come a livello nazionale lo è qualsiasi altro disegno di legge diverso dal Matrimonio – semplicemente non è il matrimonio. Noi vogliamo celebrare quelle unioni.
Capisco le intenzioni, ma la posta in gioco è troppo alta. Non possiamo essere noi ad accontentarci.
Il 27 giugno dalle 17 saremo davanti a Piazza Scala a ricordare i “matrimoni” civili celebrati nel 1992 perchè il punto d’arrivo deve essere quello: il matrimonio civile. Non ci devono essere pittoreschi surrogati. La parità non si simula.
Inserire una cerimonia, magari con lancio di riso e abito bianco rischia di generare un illusione scenica di parità matrimoniale che di fatto in questo Paese ancora purtroppo non esiste.”


  •