Omofobia, coppa gay aggredita a Quartu (Ca). Romani (Arcigay): “I nostri appelli alla politica cadono nel vuoto. Il 7 dicembre ci troverete tutti a Roma”

  

Bologna, 22 novembre 2013 – “Siamo esasperati: ogni giorno raccogliamo segnalazioni di discriminazioni e violenze di natura omotransfobica e ogni giorno rivolgiamo appelli al Governo e al Parlamento. Tutto inutile: le nostre parole cadone nel vuoto”. Flavio Romani, presidente di Arcigay, reagisce con rabbia all’ennesima aggressione omotransfobica segnalata dai giornali. Questa volta è toccato a una coppia di gay sardi, apostrofati e aggrediti per strada a Quartu (nel cagliaritano) da due balordi, nemmeno ventenni. Una delle due vittime ha addirittura perso i sensi per i calci e i pugni e, dopo un giorno di osservazione in ospedale, è stato dimesso con una prognosi di trenta giorni. “Tutto questo ha dell’incredibile – sbotta Romani -. Mentre l’elenco di queste violenze si aggiorna con una velocità impressionante, la politica è impantanata nel guado di una legge contro l’omotransfobia del tutto inadeguata e che sembra scritta mezzo secolo fa. Un testo che ci viene rappresentato con toni trionfalistici ma che in realtà è lo specchio di una politica che corre dietro ai violenti senza riuscire minimamente ad affrontare il problema della violenza alla radice. Una politica senza progetto, insomma, che si fa lustro con gesti simbolici o di testimonianza ma che poi non fa i conti con la propria totale inefficacia. Cosa fanno questo Governo e questo Parlamento per migliorare la quotidianità delle persone lgbt? Quali sono le azioni che mettono in campo? Come ne verificano l’efficacia? Queste domande sono da sempre per noi senza risposta. Per questo il 7 dicembre prossimo il movimento lgbt manifesterà a Roma per alzare la voce contro questa politica irresponsabile. Diventa perfino imbarazzante inoltrare oggi l’ennesimo messaggio di solidarietà alle vittime, senza poter fare loro nemmeno una promessa su un futuro migliore. Ministri, onorevoli, senatori – chiede Romani – dovremo attendere il pestaggio di un vostro amico o congiunto per auspicare una seria presa in carico del problema dell’omotransfobia in questo Paese?”