1 dicembre, giornata mondiale della lotta contro l’Aids

  

Arcigay lancia ‘allarme alla popolazione gay e lesbica italiana: per la prima volta dal 1995, anno in cui i nuovi casi di Aids in Italia hanno iniziato a ridursi, i nuovi malati omosessuali hanno registrato u’inversione di tendenza, riprendendo nel corso del 2000 a crescere nuovamente. La maggior parte di chi si ammala di Aids, non sapeva di essere sieropositivo.
Lo stato è completamente assente: occorre che tutta la comunità gay e lesbica italiana, le sue organizzazioni, i suoi media, compiano uno sforzo sinergico di informazione e prevenzione.

Nessuna tv, nessun giornale esterni alla comunità omosessuale ve lo dirà, ma nel 2000 si è registrata, per la prima volta dal 1995, u’inversione di tendenza nel numero dei nuovi casi di Aids sviluppati per trasmissione omosessuale. Stando infatti al’ultimo rapporto (30 giugno 2001) del COA, il Centro Operativo Aids del’Istituto Superiore di Sanità, nel 2000 ‘è stato infatti un lieve incremento degli omosessuali malati di Aids, 361 contro i 342 del 1999. Un incremento lieve ma significativo se confrontato con la catena ininterrotta di riduzioni che si è registrata a partire dal 1995.

Altrettanto interessante è notare che, nonostante la riduzione di nuovi casi di Aids degli ultimi anni, la percentuale di malati omosessuali, sul totale, è salita dal 15.6% del’94 al 19.6% del 2000. Ciò significa che i nuovi malati omosessuali calano meno rispetto alla media, anche se peggio se la passano gli etero che pure contraggano il virus del’hiv per via sessuale.

A ciò si aggiunga che a calare, in generale, è il numero dei nuovi casi di Aids conclamato – soprattutto grazie al’effetto delle nuove terapie antiretrovirali combinate – ma non quello delle nuove infezioni da Hiv, che sembra rimanere stabile. Ovviamente il numero totale di malati e infetti continua a crescere anno dopo anno. Per questo rimane importantissimo usare sempre il preservativo. ‘Aids è un nemico tut’altro che sconfitto. Non esistono ancora vaccini o terapie in grado di immunizzare dal virus o di eliminarlo in chi ‘abbia contratto, e non possiamo prevedere la durata del’effetto positivo delle nuove terapie antiretrovirali.

Per finire:
solo il 26% di chi contrae il virus per trasmissione omosessuale ha ricevuto un trattamento terapeutico antiretrovirale in precedenza. Chi si ammala di Aids, quindi, spesso non sa di essere sieropositivo, magari non ha mai fatto il test, o, anche se lo sa, non ha mai avuto accesso alle terapie, esponendosi maggiormente al rischio di ammalarsi.

Di fronte a questa situazione, che presenta sicuramente degli aspetti positivi nella lotta alla malattia in generale, ma anche di preoccupazione per la popolazione omosessuale e di incertezza per gli sviluppi futuri, e di fronte alla totale assenza del Ministero della Sanità e delle istituzioni dello stato sul campo della prevenzione, del’informazione, delle campagne di sensibilizzazione, occorre che la comunità gay, le organizzazioni, i media, i singoli compiano uno sforzo sinergico di informazione e prevenzione. Come in passato siamo soli di fronte a questa malattia, non ancora sconfitta. Non dimentichiamocelo.

Arcigay lancia ‘allarme alla popolazione gay e lesbica italiana: per la prima volta dal 1995, anno in cui i nuovi casi di Aids in Italia hanno iniziato a ridursi, i nuovi malati omosessuali hanno registrato u’inversione di tendenza, riprendendo nel corso del 2000 a crescere nuovamente. La maggior parte di chi si ammala di Aids, non sapeva di essere sieropositivo.
Lo stato è completamente assente: occorre che tutta la comunità gay e lesbica italiana, le sue organizzazioni, i suoi media, compiano uno sforzo sinergico di informazione e prevenzione.

Nessuna tv, nessun giornale esterni alla comunità omosessuale ve lo dirà, ma nel 2000 si è registrata, per la prima volta dal 1995, u’inversione di tendenza nel numero dei nuovi casi di Aids sviluppati per trasmissione omosessuale. Stando infatti al’ultimo rapporto (30 giugno 2001) del COA, il Centro Operativo Aids del’Istituto Superiore di Sanità, nel 2000 ‘è stato infatti un lieve incremento degli omosessuali malati di Aids, 361 contro i 342 del 1999. Un incremento lieve ma significativo se confrontato con la catena ininterrotta di riduzioni che si è registrata a partire dal 1995.

Altrettanto interessante è notare che, nonostante la riduzione di nuovi casi di Aids degli ultimi anni, la percentuale di malati omosessuali, sul totale, è salita dal 15.6% del’94 al 19.6% del 2000. Ciò significa che i nuovi malati omosessuali calano meno rispetto alla media, anche se peggio se la passano gli etero che pure contraggano il virus del’hiv per via sessuale.

A ciò si aggiunga che a calare, in generale, è il numero dei nuovi casi di Aids conclamato – soprattutto grazie al’effetto delle nuove terapie antiretrovirali combinate – ma non quello delle nuove infezioni da Hiv, che sembra rimanere stabile. Ovviamente il numero totale di malati e infetti continua a crescere anno dopo anno. Per questo rimane importantissimo usare sempre il preservativo. ‘Aids è un nemico tut’altro che sconfitto. Non esistono ancora vaccini o terapie in grado di immunizzare dal virus o di eliminarlo in chi ‘abbia contratto, e non possiamo prevedere la durata del’effetto positivo delle nuove terapie antiretrovirali.

Per finire:
solo il 26% di chi contrae il virus per trasmissione omosessuale ha ricevuto un trattamento terapeutico antiretrovirale in precedenza. Chi si ammala di Aids, quindi, spesso non sa di essere sieropositivo, magari non ha mai fatto il test, o, anche se lo sa, non ha mai avuto accesso alle terapie, esponendosi maggiormente al rischio di ammalarsi.

Di fronte a questa situazione, che presenta sicuramente degli aspetti positivi nella lotta alla malattia in generale, ma anche di preoccupazione per la popolazione omosessuale e di incertezza per gli sviluppi futuri, e di fronte alla totale assenza del Ministero della Sanità e delle istituzioni dello stato sul campo della prevenzione, del’informazione, delle campagne di sensibilizzazione, occorre che la comunità gay, le organizzazioni, i media, i singoli compiano uno sforzo sinergico di informazione e prevenzione. Come in passato siamo soli di fronte a questa malattia, non ancora sconfitta. Non dimentichiamocelo.


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