L’Europa, il razzismo e i gay

  

da "’Unità"

L’assassinio di Pim Fortuyn ha scatenato nel nostro paese forti reazioni che, si sono concentrate soprattutto nel collegare il populista gay olandese con gli altri movimenti e partiti xenofobi che stanno avanzando in Francia, Gran Bretagna, Austria e Italia.

Questa, può essere una semplificazione funzionale a evidenziare come l’ampliarsi di un consenso verso l’estrema destra, desti giusta preoccupazione. Ma la sinistra non può accontentarsi delle generalizzazioni e, se davvero vuole comprendere ciò che sta accadendo deve porsi rispetto a questi fenomeni con un atteggiamento di maggiore conoscenza.

Fortuyn era populista, fastidioso nei modi, inaccettabile per le sue posizioni xenofobe, ma pur agitando fantasmi simili a quelli che utilizzano Le Pen o Haider, partiva da considerazioni assai diverse. La sua forza stava nel saper dare voce alle preoccupazioni di tanti cittadini olandesi timorosi di perdere il loro patrimonio civile, il proprio sistema di garanzie democratiche e libertarie che non hanno eguali in Europa.

Non si può non vedere che all’interno dell’articolazione della nuova estrema destra europea si ritrovano ragioni vicine al popolo della sinistra. Non è infatti, un caso che chi vota Le Pen abita generalmente nelle periferie urbane, appartiene alle fasce medio basse, è più esposto ai guasti procurati dall’economia globalizzata, soffre nel presente e teme per il suo futuro. Fortuyn, abile politico, gay dichiarato, ha saputo parlare oltre a queste settori anche a quelli più agiati, mettendoli in guardia rispetto al possibile restringimento delle conquiste civili acquisite.

Si rifletta su questo, perché anche in Italia milioni di cittadini si pongono il quesito di come difendere il diritto dei cittadini extracomunitari di fede islamica di essere appieno integrati, e allo stesso tempo di non vedere stravolti o messi in discussione i valori propri della cultura occidentale.

Si può definire di destra chi accanto alla solidarietà nei confronti delle sofferenze del popolo palestinese, che ha diritto a un suo Stato, ricorda che Israele, è un paese democratico, dove i gay hanno diritto di cittadinanza e possono esprimersi liberamente, mentre ciò non accade nei territori dell’Autorità Palestinese? La sinistra italiana, come quella europea, non può nascondere la testa sotto la sabbia: se le risposte della destra sono odiose e semplicistiche, dove sono quelle dei democratici e dei progressisti?

L’approccio, a volte troppo aristocratico del tema immigrazione, ha prodotto molti guasti e impedito alla sinistra di essere credibile nel difendere i diritti di libertà e di sicurezza di tutti, sia dei cittadini italiani e sia di quelli immigrati.

Quale sistema di valori può unificare l’Europa, anche alla luce di una futura maggiore presenza di cittadini che la pensano diversamente da noi su alcuni temi non marginali? La multiculturalità, la tolleranza, il rispetto reciproco, potrebbero pericolosamente risultare parole vuote.

D’altronde quanto si è impegnatala sinistra italiana sui temi delle libertà civili e individuali, per non sembrare essa stessa “straniera” per milioni di cittadini?

Le minoranze vivono più di altri sulla loro pelle la paura che si va diffondendo, non bisogna stupirsi se in alcuni casi si rifugiano in quelle che pensano possano essere nicchie sicure, come quella che Fortuyn aveva costruito per gli omosessuali emancipati olandesi. La storia però insegna che la demonizzazione dello straniero stravolge tutti, e il triangolo rosa come la stella di David appiccicati sul petto dei nostri morti stanno lì a ricordarcelo. Per questo la sinistra non può essere timorosa e sfuggente e non può accontentarsi di fornire soluzioni nazionali o sbilanciate.

 


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