Alla politica fanno bene i gay

  

Almeno all’estero, i gay fanno bene alla destra. L’accoglienza del tutto positiva con cui l’opinione pubblica britannica ha accolto il coming out del viceministro-ombra conservatore Alan Duncan si combina con l’interesse rimbalzato dall’Olanda dopo l’uccisione di Pym Fortuyn, certamente un leader di un nuovo tipo di destra, ma prima ancora un omosessuale dichiarato, e come tale attento alle politiche dei diritti civili. In un tempo di apparenze e manipolazioni, il tory Duncan ha detto una cosa molto bella: «Vivere l’intera vita sotto una maschera non è una scelta possibile».Ma quel che sorprende è il passaggio – tutto politico – dalla comprensione al consenso e la nuova partecipazione dei vertici del partito e dell’elettorato conservatore nei confronti di una scelta, appunto, che non è più solo personale. Anche per la sinistra, in Europa, i gay sono diventati già da qualche tempo una risorsa, pure in termini di voti. Il sindaco socialista di Parigi, Bertrand Delanoë, e quello socialdemocratico di Berlino, Klaus Wowereit, governano con indubbia capacità metropoli assai complicate; ma qui converrà soprattutto notare che sono gli unici politici progressisti sopra i quali negli ultimi tempi si sia posata l’ala della vittoria. E tutti e due hanno vinto senza nulla nascondere della loro persona. Eppure è specialmente a destra la novità. Positiva. Come se il riconosciuto impegno dei gay nelle sue file l’alleggerisse da quel tanto di grigio, di retrivo e minatorio che le politiche conservatrici finivano per riversare addosso a «pervertiti» e «nemici dell’ordine familiare»; come se il moltiplicarsi dei coming out le consentisse finalmente di bagnarsi nel grande fiume della società con le sue tante differenze, minoranze, sensibilità. Tutto questo però avviene solo all’estero. L’Italia politica seguita a rimanere estranea a tali dinamiche, oppure è in ritardo. Basti ricordare i mille imbarazzi intorno a un ministro che forse per limitare il danno aveva ammesso la propria bisessualità. I gay qui sono ancora una colpa, una vergogna, una scocciatura, o fatti loro. Tutto fuorché un vantaggio; o un’occasione per rimettere in gioco le virtù dimenticate della rappresentanza.


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