L’affettività non è solo un fatto privato

  

L’intellettuale di destra Marcello Veneziani ha ribadito su questo giornale la sua tesi che l’orientamento sessuale sia una “scelta” che attiene unicamente alla vita privata e da cui, di conseguenza, non deve derivare nessuna attenzione da parte dell’amministrazione pubblica.
Che l’orientamento sessuale sia una scelta è un errore che credevamo ormai superato (ricorda forse Veneziani quando ha “scelto” di essere attratto dalle donne?). Si tratta, invece, di un elemento così profondamente costitutivo della personalità di un individuo da fare di ogni sua delegittimazione o svalutazione un puro atto di razzismo.
Che la sfera privata resti di dominio delle persone è principio che condivido pienamente. Ma la sessualità delle persone può essere confinata nella sfera privata? L’orientamento sessuale (omo od etero che sia) non è affare che riguardi solo questa o quella pratica erotica. Se così fosse non ci sarebbe bisogno di un movimento omosessuale in Italia, paese che non considera reato alcun atto sessuale fra adulti consenzienti.
Il fatto è che l’omosessualità, come l’eterosessualità, è un fatto sociale poiché riguarda la costruzione di relazioni, di legami, di reti affettive. Riguarda la libertà di ogni individuo di essere se stesso in un contesto sociale e di esserne riconosciuto..
Nessun attacco alla famiglia tradizionale, ma il desiderio di riconoscimento della dignità delle proprie, differenti, relazioni d’amore, del loro valore di famiglie, nel senso più alto di comunità d’affetti. Chi è autenticamente liberale, anche a destra, queste cose le sa.
Il presidente della regione Puglia Raffaele Fitto, tuttavia, è stato messo sotto tiro per il suo patrocinio al Gay Pride di Bari dagli elementi più retrivi e illiberali del centrodestra,
Sopra tutti, dall’ineffabile sottosegretario agli Interni Mantovano che, proprio ieri, rispondendo alla Camera ad una interrogazione parlamentare, ha definito il Pride svolto quest’anno a Padova una manifestazione “palesemente contraria al buon gusto”, nonostante lo stesso sindaco di centrodestra di Padova, Giustina Destro avesse riconosciuto il valore sociale e il tono garbato di quell’evento a cui decine di migliaia di padovani hanno assistito applaudendo dall’esterno del corteo.
Chiamato in causa anche da Veneziani, Fitto ha difeso la scelta, coraggiosa, di concedere il patrocinio al Pride, richiamandosi a principi laici: attenzione per le minoranze, tolleranza, rifiuto di ogni discriminazione. Non è riuscito, tuttavia, a smarcarsi dell’impostazione di Veneziani, che non riconosce la funzione di coesione sociale delle relazioni omosessuali.

Così, anche Fitto contrappone l’impegno ad erogare servizi che migliorino la qualità della vita delle persone all’attenzione verso gay e lesbiche. Forse le persone omosessuali (fra questi tante anziane sole, tanti ragazzi cacciati da casa, tante coppie in cerca di alloggio) non rientrano fra i destinatari di questi interventi? Forse che la qualità della loro vita non merita di essere migliorata? E se non è così, se Fitto non intende discriminare gli utenti dei servizi in base al loro orientamento sessuale, perché alimentare un equivoco che serve alla destra estrema per fidelizzare il voto più retrivo ma provoca disagio e senso di esclusione fra donne e uomini che, per la loro identità di genere o per il loro orientamento sessuale, si sentono violati nei loro diritti di cittadinanza ?

Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay


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