La famiglia sbagliata

  

Arcigay.it torna a parlare del caso delle due ragazze lesbiche a cui è stata tolta la figlia che avevano cresciuto assieme da tre anni.
Abbiamo ricevuto pochi giorni fa una nuova lettera-appello da parte della coppia e siamo lieti di poterla pubblicare.
Al termine di questa lettera potete trovare ripubblicato il precedente articolo sul’episodio.

Una famiglia lesbica

Una famiglia lesbica

9 Febbraio 2003

Ciao a tutti,
Siamo le ragazze alle quali hanno tolto la bambina… io, Patricia, ho 25 anni e la mia convivente, come già sapete, 23.
Sono molto preoccupata per lei perchè, da quando ci hanno tolto la nostra bambina, lei non ha più voglia di vivere…
Sono già tre mesi che non vuole uscire neanche fuori casa, perchè sta veramente male, ma adesso è peggio.
Ha smesso di lavorare e, soprattutto, di ridere…
Da poco tempo ha cominciato una cura per i nervi e per la depressione.
‘ un anno di spese legali, e ora si sono aggiunte le spese mediche perchè ha un forte deperimento. Lavoro per il momento soltanto io, fino a che lei si rimetta in piedi, con la speranza che sia presto. Soprattutto spero possa tornare ad essere quella di prima, e sarà solo quando riuscirà a riabbracciare la piccola.
Ora spero di avere un vostro aiuto. Ho paura di non farcela da sola, ho solamente le persone che ci hanno dimostrato comprensione, cioè voi…
Ho fatto fronte a molte spese, ora sono al limite perchè per una ragazza della mia età sono spese inaffrontabili quelle che richiede una casa, quelle che richiedono avvocati e soprattutto quelle che richiedono le cure mediche.
Abbiamo bisogno della vostra solidarietà, mi affido a voi. Sto cercando di mantenere la lucidità e di avere tanta forza perchè, vi giuro, che a volte ho paura di non farcela…
‘ la prima volta che affronto un problema più grande di me, spero di avervi vicini tutti, spero che potrete capirmi… conto su di voi…
Viringrazio anticipatamente,

Patricia
Fermo Posta Ellera di Corciano (PG)
Patente n° PG5062035P


31 Gennaio 2003

Abbiamo ricevuto pochi giorni fa la denucia da parte di una giovane madre di un affidamento "sbagliato", che purtroppo ancora una volta non tiene conto dei reali legami afffettivi che costituiscono una famiglia, ma si basa sul’errata giustezza della famiglia tradizionale.
Arcigay sta cercando in questi giorni di dare un aiuto legale per risolvere questa discriminazione.
Ecco le parole della ragazza che ci ha scritto:

Sono una ragazza venezuelana con regolare permesso di soggiorno, ho 23 anni e ho una figlia di tre anni. Vivo insieme alla mia compagna e con la sua famiglia da quasi due anni.
Sto subendo un abuso di potere come madre e come lesbica.
Mi hanno tolto mia figlia, dopo mesi di prese in giro da parte di assistenti sociali e giudici, solamente per guadagnare tempo e per trovare piu elementi possibili per togliermela, senza evidenziare troppo il vero motivo che a loro disturba, la mia omosessualità.
In principio ho nascosto la mia vera natura per paura, ma ora voglio lottare per riavere mia figlia insieme a chi lotta come me. ‘hanno affidata, anche se non definitivamente, a quello che è suo padre solo perchè tre anni fa la mia stupidità mi ha permesso di farla riconoscere da lui.
Volevo un figlio, ma per noi gay è troppo lungo ‘iter da seguire, e quindi ho scelto la via più breve e lui questo lo ha sempre saputo, non ho mai vissuto con lui, per me era solo un grande amico, per questo ho scelto lui, sbagliando perchè credevo avesse u’intelligenza per capire che volevo un figlio solo mio da crescere, poi, al momento giusto, con la mia compagna.
Il momento giusto è arrivato, ma mia figlia non ‘è.
Vi prego aiutatemi a riprenderla, lei ama me e la mia compagna e noi amiamo lei, abbiamo molte foto e dei filmini che lo dimostrano. Se ora volessi vedere mia figlia potrei vederla soltanto io perchè la mia compagna non si puo più avvicinare a lei, e potrei vederla solamente tre ore una volta alla settimana con il controllo di una guardia.
Abbiamo dei filmini che dimostrano, tra le altre cose, la pessima condizione igienica di mia figlia, questo lo ho fatto presente al giudice e alle assistenti sociali, ma non ne hanno minimamente tenuto conto a tal punto da non parlarne affatto. Le uniche cose di cui hanno tenuto conto sono la mia vita privata e la vita privata della mia ragazza.
Mi affido a voi, in questa e-mail non posso scrivere nemmeno la minima parte di ciò che stiamo vivendo, ma questo non è giusto, non possono togliermi mia figlia, solo perchè amo in maniera diversa da loro.
Siamo pronte a tutto pur di riavere nostra figlia.
Aspettiamo al più presto notizie perchè sono già tre mesi che non la vediamo e non riusciamo nemmeno a parlare con lei al telefono perchè ogni volta che la chiamo lei mi chiede do’è la mia ragazza, e appena lui sente le strappa il telefono dalle mani e lei piange dicendo di no, ma la telefonata si conclude lo stesso.


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