Gay al Sud: eppur ci sono…

  

GAY AL SUD: EPPUR CI SONO… di Dario Remigi
Messina. Arbuse (AN): "non ho detto che qui non ci sono gay". Ma il caso della discoteca chiusa dopo una retata fa discutere. Ecco il resoconto di un testimone. E un commento di Sergio Lo Giudice.

MESSINA – Le reazioni al nostro articolo sui candidati del’Arcigay alle elezioni amministrative in Sicilia ("Gay al Sud? Non ce ne sono…") stanno sollevando ‘attenzione sulla realtà omosessuale del meridione. La prima presa di posizione rispetto ai contenuti del’articolo è la smentita odierna del consigliere AN di Messina Silvestro Arbuse, accusato dalla presidente del’Arcigay locale Roberta Palermo, candidata al consiglio comunale con una lista civica di centrosinistra, di ostacolare la rinascita del’associazionismo gay nella provincia, a causa della sua (e di tutta la Giunta) pregiudiziale ostilità nei confronti delle persone omosessuali. Motivi di diffidenza reciproca che si intrecciano con u’altra vicenda apparsa qualche settimana fa sui giornali, poi caduta nel silenzio: la chiusura di una discoteca con "giro" gay, effettuata dopo una "retata" della polizia in borghese, ed i metodi "intimidatori" – è la stessa Roberta Palermo a denunciarlo – nei confronti di numerosi clienti gay. Particolari sospetti, che emergono adesso, grazie alla testimonianza di un frequentatore della discoteca, trattenuto per tutta la notte in questura senza precisi capi di accusa. A margine, registriamo anche la polemica di un nostro lettore siciliano contro ‘Arcigay nazionale, reo, a suo giudizio, di voler egemonizzare i movimenti del sud, e la replica del Presidente nazionale Sergio Lo Giudice.

Partiamo dalla testimonianza. La stampa locale si era soffermata sul’episodio alcuni giorni dopo che questo era accaduto. Dal’articolo di Natalia La Rosa, per la "Gazzetta del Sud", ecco la ricostruzione del blitz nella discoteca "Cliver": «Minori coinvolti in approcci erotici "omo", video pornografici e divani "a due piazze": questi alcuni tasselli del quadro che sarebbe emerso durante un blitz condotto domenica [scorsa] dagli agenti della V sezione della Squadra Mobile in un locale dove si teneva una festa organizzata da u’associazione che aveva preso in affitto la sala dai gestori, dichiaratisi al’oscuro di tutto. Allertati da una segnalazione che faceva riferimento a "strani" intrattenimenti al’interno del locale durante le serate domenicali, due agenti in borghese si sono mescolati ai partecipanti ma, non appena hanno accertato la presenza di alcuni minorenni […], hanno chiamato rinforzi. Tutti i presenti, circa un centinaio di persone affluite dalla città, dalla provincia, dalla Calabria e da Catania, sono stati identificati dagli agenti […] ‘attenzione si è concentrata sui quattro ragazzi la cui età è comunque superiore ai 14 anni: tutti avrebbero ammesso di essere stati consenzienti facendo dunque escludere almeno per il momento ‘ipotesi di molestie sessuali. […] Ed è già diffuso ‘allarme sociale causato da situazioni di questo tipo […] Gli incontri sarebbero avvenuti in u’area semibuia nella quale sarebbero stati proiettati filmati "hard" vietati ai minorenni e che sarebbe stata "attrezzata" per favorire gli incontri con divani e separé. […] ‘unico provvedimento attualmente adottato dalla Questura è la sospensione della licenza a carico della società che gestisce il locale.»

A questo proposito, il consigliere del centrodestra Silvestro Arbuse ritiene che quello della Questura messinese sia stato un provvedimento legittimo e necessario per garantire la sicurezza dei minori, "almeno – dichiara – per come ‘ho appreso dai giornali. Qui infatti non si tratta di parteggiare per gli etero o per gli omosessuali, ma di renderci conto che esistono situazioni a rischio verso le quali è doveroso mantenere alto il livello di attenzione." Circa la frase dello "scandalo" – riportata nel nostro precedente articolo per voce di Roberta Palermo ("A Messina non è necessaria la sede per ‘Arcigay, perché non esistono gli omosessuali") – Arbuse smentisce di averla mai pronunciata o pensata. "Al contrario – sostiene respingendo ogni addebito – io sono favorevole alla piena integrazione degli omosessuali e la mia contrarietà alla creazione di una sede per ‘Arcigay, politicizzazioni a parte, va letta come contrarietà alla creazione di luoghi separati, ovvero di ghetti per gli omosessuali. Chiedendo ‘integrazione di tutte le componenti culturali e sociali, così come avviene per i disabili, per le casalinghe o per i politici, non ci sentiamo di appoggiare u’operazione che, invece di assimilarli, esclude i gay dalla comunità."

Di segno diametralmente opposto la valutazione della presidente del’Arcigay di Messina Roberta Palermo, accorsa in questura la notte stessa. "Questi atti – dichiara la candidata del centrosinistra al consiglio comunale – ma soprattutto i metodi con cui sono stati condotti il fermo e gli interrogatori, sono evidentemente il segno che si vuole scoraggiare, colpendola do’è più debole, cioè sul piano della visibilità e delle relative implicazioni sociali, ‘utenza omosessuale."


In riferimento al’ articolo di Gay.it, "Gay al Sud? Non ce ne sono…", riportiamo la lettera di "accusa" di un lettore siciliano che si firma "Matth" e la risposta del Presidente nazionale Arcigay Sergio Lo Giudice.

"Sai perché gay a Messina non ce ne sono?

Ti do la mia versione, per quanto interessante o meno possa essere. Perché i gay di Messina sono stati abbandonati dal presidente Arcigay (ottimo esempio, i miei più sinceri complimenti, visto che quella è la sua provincia natale), che voleva imporre "le sue tessere" (qualcosa che mi ricorda tanto il marchio a caldo delle mandrie) e dal’altra parte della barricata invece, la risposta tanto affrettata quanto poco intelligente della "mandria" che non voleva essere marchiata, credendo di poter pascolare nella città degli arancini coi piselli e il ragù, senza essere protetta almeno un p’ dalla tessera arci. Questi ultimi mi hanno gracchiato seraficamente che anche le discoteche etero non chiedono il tesseramento, e quindi non vedevano il motivo per doverla fare. Glielo do io il motivo:

prima di pretendere la totale accettazione sociale, al pari degli etero, nella città dove canta il gallo appollaiato sul campanile, bisogna cominciare a creare locali "protetti dalla tessera" (unica arma a doppio taglio di cui siamo in possesso), intanto, e in un secondo momento, che non è possibile intravedere adesso, eventualmente passare a locali liberi da tesseramento. ‘ stato così per tutte le altre città della nostra martoriata Italia. E non pretendere "tutto e subito".

Questa invece è la pastasciutta alle sarde per il nostro Lo Giudice: anche io sono presidente di un altro tipo di associazione e, credimi se ti dico che io, fra una pulitina alle unghie e una stirata ai pochi capelli che mi rimangono, trovo il tempo da dedicare a certi problemi. Vorrai mica dirmi che il tuo tempo è più prezioso del mio? Se sì, trovati un valido aiutante, se la risposta invece è no, torna

Un attimo al di là dello stretto e fatti una riunione con i miei/tuoi poveri compaesani…

Con tutto il rispetto per ognuno dei citati, (e adesso spennatemi pure se vi può servire).

Baci.
Matth

Questa la replica del Presidente nazionale di Arcigay

"C’è beddhu Garibardu ca mi pari
Santu Micheli Arcanciulu daveru
‘ Garibardu lu liberaturi

Rispondo alla lettera di "Matth", anche se faccio fatica ad interloquire con uno pseudonimo, perché la sua analisi (completamente campata in aria) della situazione di Messina mi dà ‘occasione per una o due precisazioni. I gay a Messina ci sono e ce ne sono tanti. Non sono visibili e non sono organizzati. Sostenere che questa sia colpa del presidente nazionale del’Arcigay (che è messinese, ma vive a Bologna da quasi ven’anni) significa ripercorrere un antico errore di noi siciliani: quello di pensare che il cambiamento di una situazione di disagio sociale possa arrivare grazie ad un angelo liberatore, come il Garibaldi della canzone popolare in apertura, gli americani o padre Pio.

Purtroppo (o per fortuna) le situazioni cambiano grazie soprattutto a chi opera sul territorio e, rimboccandosi le maniche, riesce a costruire opportunità là dove non ce ne sono. A questo proposito, i gay di Messina dovrebbero fare una statua non a me né a padre Pio, ma a persone come Roberta Palermo, storica presidente del’Arcigay locale, e a pochissimi altri che ostinatamente tentano di tenere accesa la fiammella di u’associazione gay sul territorio, spesso snobbati da tanti (non certo tutti) gay locali che preferiscono cedere a quel’altro vizio, questo tutto messinese, di parlare male degli altri senza provarsi a fare di meglio, come i pesci "buddaci" dalla bocca sempre aperta …

Per quanto mi riguarda, ho particolarmente presente e particolarmente a cuore la situazione di Messina. Lì sono nato e cresciuto, lì vive il mio compagno e lì torno volentieri ogni volta che posso. Ho aiutato, un paio di anni fa, la ricostituzione del circolo di Messina che, dopo un periodo di attività, è tornato ad arenarsi per assenza di volontari. Il nazionale, in questi casi, più di tanto non riesce a fare. Arcigay non è u’azienda che apre succursali: è la federazione di tanti circoli locali che, presenti sul territorio, si sono uniti per avere più forza. Ma la vera forza del’associazione sono le sue strutture territoriali: se quelle non ci sono, non sono istituibili per atto presidenziale.

Riguardo alle tessere, il nostro "Matth" fa riferimento ad una questione che spiego. ‘Arcigay di Messina ha cercato di lanciare una serata in discoteca, per cercare di creare aggregazione in una città in cui non esiste nessun locale gay. Naturalmente si proponeva di tesserare i partecipanti, per auto-finanziarsi, per promuovere ‘associazione, ma soprattutto perché un circolo privato (o un locale che per una sera funzioni come un circolo privato) è un luogo protetto, in cui i soci sono, giuridicamente, come a casa propria, tutelati da intrusioni sgradite o da eventuali prevaricazioni delle forze del’ordine.

La cosa non ha funzionato: ha prevalso il timore di consegnare al circolo i propri dati personali, di avere una tessera Arcigay in tasca, di essere identificato come gay. Timori in parte comprensibili, forse eccessivi, sicuramente dannosi per la costruzione di una comunità gay che finalmente prendesse in mano il proprio destino ed iniziasse a cambiare qualcosa in città. Il risultato è stata la fine di quel’esperienza e la nascita di un locale gay gestito da privati e senza tesseramento al’ingresso. ‘ingresso al locale (con dark room) era consentito a tutti, col risultato che, quando la polizia ha deciso di andare a vedere cosa accadeva lì dentro, ha trovato dei minorenni e ha portato in questura una cinquantina dei presenti. Fare sesso in un locale pubblico è proibito dalle leggi italiane. Se un gestore incauto permette addirittura che entrino dei minorenni sottopone tutta la sua clientela ad una situazione a rischio di denuncia penale. La tessera Arcigay serve anche a questo: a garantire la legalità della situazione e la tranquillità dei soci. Tanti gay messinesi che avevano avuto paura a consegnare i loro dati personali al’Arcigay sono stati costretti a consegnarli quella notte alla polizia…

Io spero che a Messina passi la paura di quella notte e la comunità trovi la forza e ‘entusiasmo di costruire una realtà associativa come tante altre città del sud (Bari, Siracusa, Salerno, Caserta) che dopo una fase di "sonno" si sono riorganizzate e sono tornate ad essere presenti in città. Io non mancherò di dare tutto ‘aiuto possibile, a patto che nessuno pensi che si possa delegare ad altri la liberazione della propria esistenza."

Sergio Lo Giudice


Ecco tutti i riferimenti dei nostri Circoli Locali nel meridione ‘Italia:

Circolo Arcigay “Dikaios”
Via Conca D’Oro Complesso Elleblu, 98168 Messina
tel. 347.3330389 347.1432764
[email protected]

Circolo Arcigay “Athena”
Via Gorizia 27 96100 Siracusa
Tel. 0931.62418 339.6058125
Ven 19.30-21.30
Telefono Amico 0931.62418 Lun-Gio 20-22 Ven-Sab 18.30-20.30
www.arcigaysiracusa.com
[email protected]

Circolo Arcigay “EOS”
Tel. 339/36.47.041 340.2247135
www.eoscalabria.com
[email protected]

Circolo Arcigay “Giovanni Forti”
c/o Ufficio Nuovi Diritti (con CGIL Puglia e SPI CGIL Bari)
via Zara 15, 70121 Bari
tel. 080.5542139
fax 080.5522036
Lun — Ven 9.30-16.30
Tel. Amici: gay Mar 10-12, lesbiche Lun 19-21, transessuali Mer 19-21
www.baripride.it
[email protected]

Circolo Arcigay Arcilesbica “Antinoo”
Vico San Geronimo alle Monache 17/20, 80134 Napoli
Tel 081.5528815
Fax 081.268808
Lun + Mer + Ven 17 — 20
Incontri di accoglienza Mer ore 17.30
[email protected]


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