Gay invisibili nelle Marche?

  

Domenica scorsa Francesco Rocchetti, responsabile regionale del Coordinamento Omosessuali DS, ha presentato, sulle pagine del Carlino, una ben documentata analisi sulla situazione di discriminazione ed oppressione sociale che ancora oggi rende la vita assai difficile, in alcuni casi intollerabile fino al suicidio, agli omosessuali marchigiani. Effetto più appariscente di tale situazione è la pressoché totale invisibilità degli omosessuali stessi che, salvo poche eccezioni, per evitare lo stigma e l’emarginazione, nascondono accuratamente in tutti i contesti di vita sociale (dalla famiglia, al lavoro, alla scuola, e fino all’ambito delle amicizie) il proprio orientamento sessuale.

Marche rainbow

Marche rainbow

La misura di questo fenomeno fa sì che le associazioni di omosessuali e gli altri soggetti impegnati nella promozione della parità sociale e della eguaglianza giuridica di omosessuali e lesbiche abbiano un peso sociale e politico enormemente ridotto rispetto al numero di cittadini per i cui diritti si battono e, d’altro canto, fa pure sì che la condizione di isolamento e solitudine dei singoli omosessuali (che pure sono tra il 5 e il 10 per cento della popolazione, per intenderci molti di più di quanti praticano il tennis, il ciclismo o la caccia) permanga e si replichi nel tempo in un circolo vizioso che solo da pochi anni da segno di iniziare a disgregarsi.
Ma tale circolo vizioso, sopratutto a seguito del World Pride, ha finalmente iniziato a disgregarsi: la stessa attenzione che i mezzi di informazione prestano a queste tematiche ne è, allo stesso tempo, un chiaro segnale ed uno strumento. Così, se pure la militanza nelle associazioni omosessuali è ancora assai limitata, tuttavia le situazioni di aggregazione fra omosessuali sono in continua crescita non solo all’interno delle strutture ricreative di Arcigay ma anche in contesti fino a pochi anni fa di esclusivo appannaggio eterosessuale. Capita sempre più spesso di incontrare nei cinema, nei ristoranti, nei luoghi di passeggio, comitive di ragazzi (o ragazze) omosessuali che (anche se magari a più di cento chilometri da casa loro) si riuniscono senza particolari attenzioni a nascondere la propria identità sessuale.
La diffusione di internet permette una più facile comunicazione e, per esempio, in chat, sul canale gaymarche, si incontrano quotidianamente alcune centinaia di omosessuali.
Altro importante cambiamento nella vita degli omosessuali, anche nella nostra regione, è la sempre più precoce presa di coscienza ed accettazione della propria identità sessuale: se fino a 10 anni fa era praticamente impossibile dalle nostre parti conoscere omosessuali di meno di 25 anni oggi i locali gay brulicano di ventenni e molti ragazzi hanno le loro prime relazioni affettive e sessuali negli anni delle scuole superiori al pari dei loro coetanei eterosessuali; non solo: molti ragazzi omosessuali si confidano con i propri amici eterosessuali e, anche per la maggiore disponibilità dei giovani verso ciò che è nuovo, sempre più spesso adolescenti omosessuali si trovano perfettamente integrati e accettati all’interno del proprio gruppo di amici prevalentemente eterosessuali.
Tali fenomeni sono ancora minoritari e riguardano una quota comunque assai ristretta della popolazione omosessuale, ma il loro effetto nell’abbattimento dei pregiudizi sociali è comunque crescente.
Ma se la società civile sta cambiando purtroppo Enti pubblici ed Istituzioni segnano ancora gravi ritardi: a parte rarissimi casi, quale il corso per insegnanti segnalato da Rocchetti, il massimo dell’impegno consiste nel concedere il patrocinio ad iniziative culturali promosse dal movimento omosessuale, ed anche questo accade di rado. Siamo lontanissimi da quelle politiche di promozione delle pari opportunità e di sostegno che, giustamente, vengono svolte a favore di altri soggetti socialmente discriminati o comunque svantaggiati quali le donne, i disabili, gli estracomunitari, i portatori di handicap.
Le associazioni omosessuali non riescono nemmeno ad ottenere una sede ove svolgere le proprie attività, vedono le loro richieste ignorate dalla sinistra ed apertamente osteggiate dalla destra; il tentativo di intervenire nelle scuole (dove, quando ci si riesce, altissimi sono il gradimento e l’attenzione prestati dagli studenti) risulta quasi sempre frustrato da Presidi e Consigli di Istituto timorosi di toccare argomenti ritenuti scottanti; le iniziative di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale (malattie che peraltro riguardano altrettanto la popolazione eterosessuale quanto quella omosessuale) sono praticamente inesistenti.
Se poi si considerano gli interventi amministrativi o legislativi di comuni, province e Regione si scopre il vuoto assoluto: nessun tentativo di usare alcuno dei molti strumenti che permetterebbero di promuovere uguali opportunità per gay e lesbiche ed anzi, spesso, per esempio nelle politiche familiari o abitative, si precisa che essi riguardano esclusivamente le coppie eterosessuali se non solo quelle unite in matrimonio!
Una classe politica più aperta dovrebbe, come peraltro è sancito dalla nostra Costituzione, “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Esempi da seguire ve ne sono, per esempio la proposta di legge che la Giunta regionale toscana ha recentemente approvato e che detta le norme contro le discriminazioni determinate dal’orientamento sessuale o dall’identità di genere, ma le Marche, che pure per tanti aspetti alla Toscana sono simili, sembrano ispirarsi assai più, per queste questioni, alle politiche della Regione Lazio.

Duccio Paci
Consigliere nazionale Arcigay
Presidente Arcigay Agorà Pesaro


Da "Il Resto del Carlino" del 25.05.03

Arcigay: «Sono più uomini che donne, concentrati sulla costa»

Pesaro, sede di Arcigay Agorà

Pesaro, sede di Arcigay Agorà

MACERATA — Dei 6.800 iscritti al’Arcigay in tutta la regione, 5.200 sono uomini e 1.600 donne. Nel dettaglio gli iscritti al’associazione sono ad Ascoli 1.700 uomini e 500 donne, ad Ancona 1.500 uomini e 500 donne, a Pesaro 1.300 uomini e 400 donne a Pesaro, e infine a Macerata 700 uomini e 200 donne. ‘Arcigay ha sedi ad Ancona e a Pesaro; ad Ancona poi ha una sede anche Gaylib, che associa gli omosessuali di centro destra. Sono persone di tutte le categorie sociali, ma che si concentrano in modo particolare lungo la costa. Le donne, come rivelano le cifre, sono molte di meno, per tante ragioni culturali e storiche che rendono loro più difficile individuare la propria identità sessuale.
«Stando solo alle cifre ufficiali degli iscritti al’Arcigay — commenta Francesco Rocchetti, del coordinamento omosessuali dei Ds — gli omosessuali in regione sono un partito o un piccolo Comune, ma di persone che non hanno alcuna voce nella società. A Macerata, la mia città, risultano 900 iscritti al’Arci, ma dove sono? Io non li conosco».

Per aiutare gli omosessuali ad emergere nella società, i locali svolgono un ruolo determinante: «U’accusa frequente è quella secondo cui i gay avrebbero la tendenza ad autoghettizzarsi, frequentando solo i locali riservati (tra i quali il “Pensiero Stupendo” a Senigallia). Invece bar e discoteche sono luoghi di incontro e di confronto tra simili. Il motivo per cui le maggiori iscrizioni al’Arci si registrano lungo la costa è proprio questo: a San Bendetto o in provincia di Pesaro ci sono locali dove gli omosessuali possono trascorrere una serata serena, senza essere fissati da tutti o peggio. Per altro, la situazione nelle Marche è sempre migliore di quella, ad esempio, del’Umbria».

Nella provincia di Macerata non esiste un punto di aggregazione ufficiale. Fino a qualche tempo fa esisteva un circolo a Camerino, dal quale partivano molte iniziative: «Non era legato al’Arci, perché al suo interno vi si trovavano persone sia di destra che di sinistra. Ora invece non esiste più. Tra ‘altro Macerata è la provincia regionale con meno costa, e di questo elemento geografico risente molto. La grande maggioranza degli omosessuali che si dichiarano sono nelle principali città sul mare, anche se magari non sono originari di quella zona».


Da "Il Resto Del Carlino" del 25.05.03
di Paola Pagnanelli

Popolo gay, settemila «invisibili»

MACERATA — Sono 6.800 gli iscritti al’Arcigay nelle Marche. Ma questa è una minima parte della realtà. «Secondo le statistiche, è omosessuale una percentuale dal 5 al 10 per cento della popolazione; in regione dovremmo essere circa 100.000: come gli abitanti di Ancona, ma invisibili». Così Francesco Rocchetti (nella foto), presidente del Coordinamento regionale per gli omosessuali dei Ds, descrive la non facile situazione della categoria.
«Qui il primo problema è con le famiglie — spiega —. A molti ragazzi i genitori impediscono di vedere i partner, altri vengono cacciati da casa. In un piccolo centro del’entroterra ‘è stata una vicenda drammatica: un imprenditore ha scoperto che un suo dipendente era omosessuale e lo ha detto alla famiglia; è nato un litigio con i genitori, al termine del quale il ragazzo si è suicidato. Tanti vanno a studiare lontano da casa, o rinunciano al’Università. Nei piccoli centri si preferisce evitare di essere additati. Ma così i genitori vengono tagliati fuori dalla vita dei figli».

Di questo argomento preferiscono tutti non parlare. «Addirittura — racconta il presidente del Cods — sento dire “sembra gay, ma non lo è” pur di negare ‘omosessualità». Per modificare questa realtà di recente sono stati fatti molti interventi a Macerata, dove ‘è un grave ritardo nel’emersione del’omosessualità. «Poco tempo fa una ragazza distribuì dei volantini in città lamentando la mancanza di spazi per gay e lesbiche. Con la Provincia di Macerata abbiamo curato un progetto per gli insegnanti delle scuole superiori: un seminario sul bullismo legato alle differenze di orientamento sessuale. ‘iniziativa, che ha avuto molto successo in particolare in un istituto di Camerino, era stata osteggiata al’interno del’amministrazione provinciale. Anche tra i dirigenti dei Ds ci sono omosessuali che preferiscono tacere». Per questo è nato il coordinamento (raggiungibile al’indirizzo internet [email protected]).

A livello istituzionale, le disposizioni della Regione sono contrastanti. «Gli alloggi Iacp possono essere assegnati anche alle coppie di fatto, mentre i sostegni alla famiglia sono riservati alle coppie eterossessuali. Quando nella coalizione al governo della Regione entrò il Partito popolare, mise come condizione che legge sulla famiglia escludesse le coppie di fatto. Si parla sempre più del Patto di solidarietà tra conviventi, ma qui bisogna creare ancora ‘ambiente per queste cose — ammette Rocchetti — . Altre città, come Pisa, al’anagrafe hanno un registro dedicato alle coppie di fatto. Nelle Marche ci aveva provato Fano, ma la Prefettura bloccò tutto».


Ecco tutti i Circoli Arcigay, politici e ricreativi, delle Marche:

Circolo Arcigay “Agorà”
Via della Ginevra 11 Pesaro
Tel. 347.5875743 389.9725980
Fax 199.449788
www.arcigaypesaro.it
[email protected]

Circolo Arcigay Arcilesbica “Caleido”
Corso Mazzini 64, 60121 Ancona
tel. 071.203045 Mer 19-21
fax 071.203050
[email protected]

Discoteca Pensiero Stupendo
Via Montignano 3, Loc. Castelcolonna, 60019 Senigallia (AN)
TEL 347.0779266
INFOLINE 333.3294433 347.4758758
www.pensierostupendo.net

Bar Nonna Caffè
SS. Adriatica Sud 184, Loc. Marzocca, 60019 Senigallia (AN)
TEL 347.0779266

Sauna Velluto
SS. Adriatica Sud 184, Loc. Marzocca, 60019 Senigallia (AN)
TEL 347.0779266


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