Non avete idea della sofferenza!

  

La 7a campagna ministeriale di informazione sul’AIDS sfoggia con orgoglio lo slogan: "avete idea della sofferenza?". Forse, in questo modo, tenta di inviare un messaggio di solidarietà alle persone colpite dal virus, affiancato da strategie di comunicazione che hanno come obiettivo la prevenzione.

Uno spot televisivo rappresenta un fiore che appassisce e la scritta AIDS che si scioglie nel’acronimo dello slogan suddetto: Avete Idea Della Sofferenza?. La manifestazione Festivalbar, partecipa alla campagna con uno spazio dedicato e con la distribuzione di materiale informativo e cappellini con la scritta "Stop AIDS".

Ancora una volta, ‘unico grande assente è il preservativo.

Avete idea della sofferenza che una campagna come questa infligge a tutti noi -operatori sieropositivi e sieronegativi – nel constatare che, ancora una volta, si sono utilizzati fondi pubblici per proporre u’immagine delle persone sieropositive come soggetti a cui non resta altro che il dolore e la compassione altrui?

Avete idea della sofferenza di tutte quelle madri che ci hanno contattato, indignate e preoccupate per il loro giovane figlio sieropositivo che deve subire ‘immagine del fiore che appassisce?

Avete idea della sofferenza nel’ascoltare Michelle Hunziker e Marco Maccarini, presentatori del Festivalbar, intenti ad equilibrismi linguistici per evitare di usare la parola preservativo ed allo stesso tempo a cercare di farla intendere?

Avete idea della sofferenza nel prendere atto che, chi è preposto a tutelare la salute pubblica, non ha il coraggio e, ancor più grave, la volontà di esplicitare e distribuire materiale di profilassi?

Quanti anni dovranno ancora passare e quante nuove infezioni, prima di vedere, al posto di un fiore che appassisce, un preservativo che si srotola e udire finalmente una domanda decisa che chiede a tutti con forza: "avete idea della sicurezza?"

La LILA chiede pubblicamente al ministro Sirchia come sia possibile, dopo ven’anni di AIDS, che ‘Italia si ostini ancora a produrre campagne informative che non vedono al centro della propria comunicazione il profilattico, a differenza di molti altri paesi se non tutti, della Comunità europea.


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