Assolta Amina ma condannato a morte un ventenne gay

  

Amina è salva ma Jibrin Babaji, un ragazzo nigeriano di 20 anni, è stato condannato a morte perché gay. Avrebbe infatti avuto, secondo l’accusa, rapporti sessuali con altri tre ragazzi.
La notizia è stata diffusa poco dopo quella dell’assoluzione di Amina, la giovane donna nigeriana, precedentemente condannata alla lapidazione per aver concepito un figlio fuori del matrimonio.

Amina con la figlia

Amina con la figlia

“L’opinione pubblica mondiale — l’appello del Presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice — trovi la forza e la determinazione per intervenire anche in soccorso di Jibrin, per fermare la mano del boia, per contrastare l’odio che ogni anno nel mondo porta alla morte, alle torture, alla prigionia migliaia di persone a causa della loro omosessualità”.

LA PERSECUZIONE DELLE PERSONE OMOSESSUALI NEL MONDO

In circa 70 paesi vi sono leggi che puniscono gli atti sessuali con persone del proprio sesso. La pena di morte per omosessualità è prevista in quattro paesi: Arabia Saudita, Sudan, Mauritania e Iran.

In Malaysia, nel’aprile 2003 ‘ex vice primo ministro Anwar Ibrahim si è visto respinto ‘appello contro una condanna a nove anni per sodomia. Nel luglio 2002 gli era stato già respinto ‘appello contro la condanna a sei anni di carcere per accuse di corruzione, comminata nel 2000 dopo un processo iniquo. Si tratta di un prigioniero di coscienza, la cui presunta omosessualità è stata utilizzata per estrometterlo dalla vita politica del paese.

In Uganda rimangono in vigore leggi discriminatorie contro gay e lesbiche. Nel marzo 2002 il presidente Museveni, in un discorso durante un convegno dei capi di governo del Commonwealth in Australia, ha dichiarato che i buoni risultati nella lotta contro ‘Aids in Uganda sono stati ottenuti perché nel paese non vi sono omosessuali. Il 30 agosto dello stesso anno, il ministro del’Etica e del’Integrità ha ordinato alla polizia di arrestare e condannare gli omosessuali. Per tutto ‘anno, agenti delle forze di sicurezza hanno continuato a sottoporre a vessazioni membri della comunità gay, e diverse persone sono state arrestate per motivi legati al loro orientamento sessuale.

Ecuador è tra i pochissimi paesi al mondo ad includere nella propria Costituzione un articolo contro la discriminazione basata sul’orientamento sessuale (gli altri paesi sono Canada, Irlanda, Nuova Zelanda, Sudafrica e Svizzera). Ciononostante, nel paese latinoamericano la discriminazione e gli abusi per motivi legati al’orientamento sessuale sono molto frequenti. La tortura continua a essere usata per umiliare e punire detenuti Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali). Nel mese di aprile, due adolescenti transessuali sono stati "venduti per sesso" dalle guardie ad altri prigionieri del centro di detenzione provvisoria di Guayaquil.

La situazione è grave anche in Egitto, dove nel maggio 2002 il presidente Mubarak ha ordinato un nuovo processo per 50 dei 52 uomini processati nel 2001 a causa della loro presunta omosessualità. Nel marzo 2003 il tribunale ha condannato a tre anni di carcere 21 degli imputati e ne ha rilasciati altri 29. Le condanne inflitte agli altri due imputati del processo originario sono state confermate: Sherif Farahat è stato condannato a cinque anni di carcere e Mahmud Ahmed Allam a tre anni di carcere. Nel corso del 2002 sono stati assolti in appello nove uomini condannati in primo grado a tre anni di carcere per "depravazione abituale". Gli uomini hanno dichiarato di essere stati torturati e maltrattati durante la detenzione.

Dalla Giamaica pervengono ripetute segnalazioni di violenze nei confronti di omosessuali commesse sia dalla polizia sia da semplici cittadini. Nel gennaio 2002 il governo ha rifiutato di abrogare la legislazione che considera illegali i rapporti sessuali in privato tra uomini adulti consenzienti. A ottobre il Regno Unito ha concesso lo status di rifugiato a un omosessuale con la motivazione secondo cui ‘omofobia è così grave in Giamaica da costituire una seria minaccia per la sicurezza personale.

Il 24 giugno la Corte costituzionale del’Austria ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva una diversa età minima per rapporti sessuali consenzienti tra omosessuali maschi rispetto a quella prevista per gli eterosessuali e per le lesbiche. Poco meno di un mese dopo, il parlamento ha approvato ‘eliminazione del’articolo discriminatorio dal codice penale. Pur accogliendo con favore la decisione, Amnesty International ha espresso preoccupazione perché gli emendamenti legislativi non si applicavano ai casi in corso e perché i gay già condannati secondo la precedente normativa non potevano essere riabilitati con la cancellazione del reato dal certificato penale.


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