Le forze di sicurezza mancarono di proteggere Bellomo

  

Arcigay replica alle dichiarazioni del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, nell’ambito di un’interrogazione al Senato, sull’aggressione subìta a Bari da Michele Bellomo, componente della segreteria nazionale dell’associazione, lo scorso 1° agosto, dopo che gli era stata avventatamente tolta la scorta.

Michele Bellomo

Michele Bellomo

“Nel merito della decisione, non possiamo che essere lieti del fatto che la Questura di Bari ritenga superata una situazione di pericolo a cui Michele Bellomo è stato sottoposto per molti mesi — è il commento del presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice —. E’ desiderio di tutti noi, infatti, che Michele possa tornare a vivere la normalità delle sue giornate senza l’ansia delle minacce a cui è stato più volte sottoposto fino a poche settimane fa.

“Riteniamo, tuttavia, inaccettabile — prosegue Lo Giudice – che il sottosegretario Mantovano alluda ad una presunta inattendibilità dell’aggressione subita da Bellomo l’estate scorsa. Il ministero degli Interni farebbe bene a valutare le responsabilità di chi prese l’improvvida decisione di togliere la scorta a Michele Bellomo lo scorso agosto dopo le ripetute minacce di morte cui era stato sottoposto per mesi. Fu quella decisione a rendere possibile l’aggressione a Bellomo. Le illazioni della Questura barese circa i dubbi sulla ricostruzione data da Michele non sono mai state sostenute da elementi concreti ma solo da evanescenti e discutibili valutazioni”.

Michele Bellomo era sottoposto a protezione da parte della polizia dall’inverno del 2002. Subì infatti ripetute minacce di morte e di aggressione, anche da parte di gruppi neo-nazisti.
Nel dicembre del 2002, per esempio, rientrando a casa di sera aveva trovato una scritta spray sul muro accanto al suo portone di casa in cui si leggeva “7.07.03 noi ci saremo! Tu ci sarai?” accompagnata da una croce celtica. Il 7.07.03 sarebbe stato il giorno del Gay Pride nazionale, poi tenutosi con successo a Bari.
Alfredo Mantovano lo scorso anno era stato uno dei più feroci oppositori del Gay Pride nazionale di Bari, che aveva definito come “pubblica ostentazione dell’immoralità”, “sguaiata proposizione di comportamenti osceni”, “oltraggio” alla città.

“A manifestazione riuscita — conclude Lo Giudice — con grande successo e partecipazione, i suoi detrattori continuano a tentare di minarne la grande valenza culturale e l’importante significato politico”.


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