Addio al servizio di leva

  

Dal 2005 addio naja. Dopo 143 anni dalla sua introduzione nell’ordinamento italiano, l’Aula della Camera ha definitivamente approvato a larghissima maggioranza la legge che abolisce il servizio militare obbligatorio a partire dal primo gennaio 2005. In questi ultimi mesi, la leva obbligatoria dovra’ essere prestata dai nati entro il 1985; chi ha ottenuto un rinvio della leva per motivi di studio, non dovra’ piu’ andare sotto le armi.

In base al testo approvato oggi, votato da tutta la Cdl e dal centrosinistra, mentre il Prc si e’ opposto e i Verdi si sono astenuti, viene anticipata la professionalizzazione delle Forze armate italiane. Il servizio di leva doveva scomparire del tutto a partire dal 2007, ma con la nuova legge l’esercito professionale sara’ realta’ gia’ il prossimo anno. Per assicurare il mantenimento degli organici di Esercito, Marina ed Aeronautica, nella precedente lettura il Senato ha previsto che a partire dal prossimo anno i giovani che vogliano entrare nelle forze di Polizia dovranno passare un anno nelle forze armate. In pratica, per diventare poliziotti, carabinieri ma anche guardie di finanza, guardie forestali e vigili del fuoco, bisognera’ fare un anno di naja, nel corso del quale si verra’ pagati 850 euro al mese, che diventeranno 980 dopo il primo trimestre. Una volta congedato l’ultimo contingente di leva, le Forze armate italiane impiegheranno solo volontari, e l’Italia avra’ a tutti gli effetti un esercito professionale, come quello della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.

Non nasconde la sua soddisfazione il ministro della Difesa Antonio Martino. ”Oggi – dice – e’ stato approvato un provvedimento epocale, che avvantaggia i giovani, che vedevano ritardato il loro ingresso nel mondo del lavoro a causa degli obblighi della leva, ma anche le forze armate che non possono permettersi di mandare in delicate missioni all’estero persone costrette a mettersi la divisa e che non hanno una preparazione adeguata”. Un risultato che, secondo Martino, e’ stato possibile solo grazie alla collaborazione dell’opposizione, cui riserva parole di apprezzamento che sono piu’ che insolite di questi tempi. ”Un Paese e’ democratico – rileva – solo se c’e’ anche una opposizione credibile, rigorosa ed intransigente che in certe occasioni, quando sono in gioco i grandi interessi del Paese, mette da parte gli interessi di parte e lavora per il bene comune”. Concorda il presidente della commissione Difesa di Montecitorio Luigi Ramponi (An), secondo il quale ”l’opposizione ha mostrato coscienza, entusiasmo e voglia di trovare le migliori soluzioni durante tutto l’iter di questo provvedimento che interessa 300mila giovani all’anno chiamati alle armi e alle loro famiglie”.

Sul provvedimento il consenso delle forze politiche e’ assolutamente bipartisan. Secondo Ciro Alfano dell’Udc, esso ”consentira’ al nostro Paese di compiere un passo fondamentale e deciso verso la realizzazione di un sistema di difesa moderno, efficace e moderno”, mentre Filippo Ascierto di An parla di ”riforma epocale nell’ambito delle Forze armate, che saranno trasformate con l’ingresso tra le loro fila dei professionisti”. Per Forza Italia, Gregorio Fontana sottolinea che quella approvata oggi ”e’ una delle piu’ importanti riforme approvate da questa legislatura, perche’ disegna ex novo l’organizzazione della difesa nazionale. Finalmente – osserva – e’ caduto il tabu’ della sinistra contro l’esercito dei professionisti; pregiudizi che, va dato al centrosinistra, sono finalmente caduti, consentendo all’Italia di dotarsi di un dispositivo di difesa consono ai nuovi bisogni ed ai suoi impegni internazionali di esportatrice di pace”.

Ma anche l’opposizione, tranne il Prc che vota no, e’ soddisfatta. ”Oggi – dice il diessino Marco Minniti – si compie un percorso iniziato da Sergio Mattarella da ministro della Difesa. Con la sospensione della leva si esaurisce un pezzo della nostra storia, quello dell’esercito di massa, cui pure tanto si deve”. L’unico scontro in Aula si registra sul voto relativo all’articolo che privilegia l’accesso per chi risiede nelle regioni del nord al corpo degli Alpini, riservando loro un piccolo ‘bonus’ economico. La Lega si compiace per questa norma, mentre il centrosinistra la considera ”una prova di razzismo”; e anche nella Cdl qualcuno, come Nino Lo Presti di An, sottolinea che negli Alpini hanno servito la Patria italiani di tutte le regioni, anche di quelle del sud.


Consigli per l’esonero dal servizio militare di leva
di Franco Grillini, Presidente onorario Arcigay

INFO [email protected]

Dal 1962 ad oggi si sono succedute diverse normative che prevedevano, nei fatti, l’esonero degli omosessuali dal servizio di leva:
il famoso articolo 28/62 che parlava di "inversione sessuale";
l’articolo 41 comma b del DPR 1008/85 che parlava di "devianza sessuale";
l’articolo 30 del decreto del Ministro della Difesa del 29 novembre 1995 che parla dei "disturbi della sessualità";
l’articolo 15 (“psichiatria”) del decreto del Ministro della Difesa del 26 marzo 1999 (entrato in vigore l’1 ottobre 1999) che parla al comma “i” di “parafilie e i disturbi della identita’ di genere”.

È evidente che anche l’Esercito cambia la sua normativa tenendo conto delle modificazioni che sono intervenute nella società e nel costume. D’altra parte la rivoluzione avviene quando a partire dal 28 giugno 1969 nasce il movimento gay moderno, il quale rivendica l’abolizione e il superamento delle vecchie categorie che definivano l’omosessualità come una patologia; nel 1974 l’American Psychiatric Association cancella dall’elenco delle malattie mentali l’omosessualità come patologia, introducendo la distinzione tra omosessualità egosintonica e omosessualità egodistonica. Questa distinzione viene assunta anche dalla Direzione Generale della Sanità Militare del Ministero della Difesa, che in una circolare interna del 27 novembre 1989 afferma quanto segue: "l’omosessualità egosintonica, in base ai criteri della nuova classificazione nosografica, non può essere considerata di per sé una malattia né una devianza; conseguentemente l’adozione della riforma in questi casi risulta un provvedimento medico-legale inadeguato; il sospetto diagnostico di omosessualità impone- continua la circolare- oltre ad un approccio attento al rispetto della dignità individuale, un’attenta indagine della struttura di personalità per valutare eventuali strutture nevrotiche profonde, fragilità personalogiche, comportamenti sessuali devianti o implicazioni sociopatiche; soltanto il riscontro di tali aspetti patologici autorizza l’adozione di un provvedimento di riforma". Il documento prosegue tuttavia smentendo sé stesso, quando dice : "Tenuto conto che i soggetti omosessuali egosintonici compongono di fatto una categoria a rischio di disadattamento, questa direzione generale richiede la loro sicura dispensa . . . fatto salvo il caso della mobilitazione generale. . . ". In una successiva circolare dell’8 agosto 1991 la Sanità Militare torna a pronunciarsi sull’esonero degli omosessuali dal servizio militare affermando che : ". . . a tale provvedimento medico-legale si dovrà pervenire dopo un’accurata indagine delle strutture di personalità del soggetto". La circolare prosegue indicando che soltanto il riscontro di aspetti patologici "autorizza l’adozione di provvedimenti di non idoneità alla prestazione del servizio di leva".

Insomma, anche il Ministero della Difesa non ha le idee chiare, anche se in ben due incontri tra Direzione Generale della Sanità Militare e ARCIGAY nel 1986 e nel 1992 si è convenuto che gli ospedali militari e le infermerie delle caserme avrebbero riconosciuto come valido il documento emesso dell’ARCIGAY, su richiesta degli interessati per l’esonero degli omosessuali dal servizio militare obbligatorio (spesso, negli ultimi tempi, le autorità militari non hanno ritenuto validi certificazioni emesse da altri gruppi).

Da quando è iniziata la possibilità di richiedere l’esonero tramite lettera dell’ARCIGAY fino ad oggi possiamo dire che sono rimasti a casa circa 5000 ragazzi in 20 anni. Proprio su questo il dibattito all’interno dei gruppi gay è stato piuttosto vivace. C’era, e c’è tuttora, chi sostiene che in tal modo si opera una autodiscriminazione lesiva della dignità della persona omosessuale; c’è chi dice che gli omosessuali dovrebbero fare tutti il servizio civile; e c’è infine chi sostiene che occorre utilizzare l’unico "privilegio" concesso agli omosessuali per evitare di buttare via un anno di vita. Con logica pragmatica l’ARCIGAY ha scelto di rilasciare il documento per l’esonero su carta intestata dell’associazione alle persone che ne fanno richiesta e che, pertanto, se ne assumono la responsabilità. In questa lettera si afferma che la persona è iscritta all’ARCIGAY ed è omosessuale e se ne richiede l’esonero dal servizio militare obbligatorio ai sensi della normativa esistente (in applicazione dell’art. 20 del DMD 26.3.’99, vedi rubrica “archivio legislativo” di NOI, www.noi.it) . Le telefonate che arrivano all’ARCIGAY per le informazioni sul servizio militare sono tantissime e rivelano quasi sempre un carico di ansia e di paura del servizio Militare oltreché un certo spavento per le voci che "radio checca" mette in giro sui presunti disastri che provocherebbe la richiesta di esonero previa presentazione del documento di carta intestata dell’ARCIGAY. Ora per fare definitivamente chiarezza su queste voci ("Non troverò più lavoro", "Non si potranno più fare i concorsi", "Mi ritirano la patente", "Lo diranno ai miei genitori", ecc.) diciamo che, almeno per quanto risulta all’ARCIGAY Nazionale nessuno è mai stato discriminato dopo l’esonero dal servizio militare. Esiste, inoltre, una legge (22/11/77, numero 890) che vieta esplicitamente all’autorità militare di diffondere informazioni sulle ragioni della riforma dal servizio militare. L’articolo 1 infatti: "Il foglio di congedo, le copie di fogli matricolari e di stato di servizio rilasciati dall’Amministrazione Militare e ogni altro documento rilasciato dalla stessa Amministrazione sono redatti in modo da non fare alcun riferimento alla causa all’inidoneità al servizio militare". La legge prosegue con il seguente articolo 2: "Le comunicazioni degli specifici motivi della inidoneità al servizio militare, per cause fisiche o psichiche, sono fatte esclusivamente ai diretti interessati. . ."

Le leggi, pertanto, parlano chiaro e quindi qualsiasi informazione terrorista circa notizie diffuse sugli omosessuali esonerati dal servizio militare è del tutto priva di fondamento. L’entrata in vigore della nuova legge sulla privacy, la 675/97, rende ancora più sicura la tutela della riservatezza delle persone che fanno richiesta di esonero sia per omosessualità sia per altri motivi in quanto, è bene ricordarlo, ogni ragione di esonero dal servizio militare (motivi di salute, malformazioni fisiche, problemi psicologici, ecc.) è doverosamente coperto da riservatezza.

Che cosa si deve fare quindi per ottenere l’esonero dal servizio militare? La cosa migliore sarebbe presentare la richiesta di esonero già durante la visita di leva, dove a lato della presentazione della lettera di esonero in genere si viene congedati o immediatamente o dopo un anno di "rivedibilità". In genere però sono molto pochi coloro che si rivolgono all’ARCIGAY già per la visita di leva perché il processo di presa di coscienza della propria omosessualità il più delle volte a 18 anni non è andato ancora in porto. Cristina Calendi, psicologa militare di Bologna, ci conferma questo dato; "il problema, ci dice, non è rappresentato da coloro che esibiscono la richiesta di esonero perché si tratta di persone il cui processo di indentificazione positiva è concluso; più difficile e complesso è il rapporto con quei ragazzi palesemente gay che però non sanno ancora di esserlo e che inseriti in un contesto militare potrebbero avere problemi che è meglio evitare".

In genere molti omosessuali si informano sul modo di evitare la leva, ahimé, poco tempo prima di partire per il servizio militare, se non addirittura pochi giorni prima. In questi casi la richiesta di esonero fatta in carta intestata dell’ARCIGAY, presso la sede nazionale dell’associazione, deve essere consegnata all’infermeria della caserma di destinazione "marcando visita" non appena varcato il portone della caserma stessa. A questo punto inizia una procedura che può essere lunga e complessa o semplice e breve secondo criteri e decisioni dell’autorità militare che variano da caso a caso e che a tutt’oggi rimangono insondabili e inspiegabili. In genere la trafila è la seguente: ingresso in caserma, richiesta di marcare visita e accesso all’infermeria, consegna della lettera all’ufficiale medico; a questo punto si viene spediti all’ospedale militare più vicino, dove l’interessato viene sottoposto a visita psicologica. Sempre più spesso gli psicologi addetti agli ospedali militari sono persone gentili e comprensive. Qualche volta capita di imbattersi in qualche psichiatra che pretende di "redimere" il malcapitato, ma anche in questi casi l’esito della visita è l’esonero che, ripeto, può avvenire subito o dopo qualche periodo di "licenze per convalescenza". In passato l’atteggiamento degli psichiatri militari era spesso sospettoso e inquisitorio, pervaso da mentalità ristretta e maschilista: sono molti i racconti di coloro che sono stati sottoposti a interrogatori con domande tipo "sei attivo o passivo?" (se uno dichiarava di essere attivo allora non era omosessuale….), "vai con i vecchi?", "ti fai pagare?", "ma come fai a dire che sei gay se non si vede?". Così molti gay per ottenere l’esonero inscenavano vero e proprie rappresentazioni dell’omosessualità "preferita" dagli organismi militari presentandosi travestiti o pesantemente truccati e comportandosi il più checcamente possibile: il successo e l’esonero era garantito al 1000 per 1000 (e magari anche qualche avventura nei meandri militari….). Ora non è più necessario "recitare" in quanto fa fede la lettera dell’ARCIGAY. Un’altra procedura per l’esonero è quella della richiesta di "Nuovi accertamenti sanitari" detti anche N.A.S.; questa richiesta si fa presso i Distretti militari di residenza, compilando l’apposito modulo e presentando, oltre ala lettera dell’ARCIGAY, un certificato medico rilasciato da un operatore psicologico della ASL del proprio luogo di residenza su carta intestata della ASL stessa (essendo questo il requisito essenziale) o da personale medico di altro tipo se il problema sanitario non è di carattere psicologico. I "Nuovi accertamenti sanitari" costituiscono una procedura un po’ più complicata della precedente e a volte termina con esito negativo; negli ultimi tempi però le richieste sono andate tutte a buon fine. Vale quindi la pena di tentare, soprattutto per le persone più ansiose, perché in tal modo si evita anche di andare in caserma per l’arruolamento. Negli ultimi tempi qualcuno ha richiesto la lettera dell’ARCIGAY anche per l’esonero dal servizio civile, perché contrariamente alla propria richiesta iniziale era stato destinato ad altri enti e ad altri servizi (Caritas, Cooperative di Comunione e Liberazione ecc.). Anche in questi casi, in genere, e sia pure con difficoltà, l’esonero andava in porto perché anche gli obiettori erano considerati personale militare e rimanevano sottoposti all’autorità militare e alle stesse procedure di ogni altro soldato per quanto riguarda le questioni sanitarie. Con la nuova legge sull’obiezione di coscienza approvata di recente dal Parlamento, ed ora in vigore, l’esonero degli obiettori sarà sempre più difficile perché gli obiettori stessi non saranno più in carico al Ministero della difesa, ma, con ogni probabilità, al Ministero degli Affari Sociali. Tutto ciò dovrebbe avvenire nel giro di pochi anni.

Riassumendo, questi sono i consigli per gli omosessuali che vogliono richiedere l’esonero dal servizio militare:

Pensarci per tempo;

Fare la richiesta direttamente alla visita di leva;

Tentare sempre la procedura dei Nuovi Accertamenti Sanitari anche a pochi giorni dalla partenza per l’incorporamento;

Se si va in caserma per il CAR presentare subito la lettera dell’ARCIGAY (altre lettere di solito non sono accettate perché non conosciute) in infermeria;

Se si è già sotto servizio di leva e si vuole presentare la richiesta di esonero occorre approfittare della prima licenza disponibile per rivolgersi all’ARCIGAY e farsi rilasciare la lettera relativa;se ci si trova in difficoltà grave durante il servizio si deve "marcare visita" (cioè chiedere di andare in infermeria) quindi dire all’ufficiale medico che si è gay e chiedere le procedure relative di esonero; in questi casi si viene messi in licenza di "convalescenza" , periodo in cui si deve poi fare la lettera di cui sopra.

Infine occorre non dar retta a "radio checca" e alle voci che corrono su questa materia su rischi che non esistono;

Telefonare per qualsiasi dubbio al Circolo Arcigay più vicino alla tua città oppure all’ufficio nazionale Arcigay al numero 051.6493055 (ore 15-18 dal lunedì al venerdì) oppure scrivere a [email protected] oppure chiamare direttamente al 335.6121316 per consulenze urgenti.

Chi chiede l’esonero dal servizio militare?

La psicologa Susanna Donati del servizio di Sessuologia Clinica dell’Università di Bologna ha redatto molti certificati su "carta intestata" per la procedura di richiesta di Nuovi Accertamenti Sanitari" e ci dice che gli omosessuali che hanno avuto questa certificazione sono sì persone ansiose e assai poco adatte ad un servizio militare e ad un clima da caserma dominato ancora dal tipico autoritarismo e dal maschilismo di ogni struttura militare che si conosca (in Italia siamo ben lontani dall’esistenza di nuclei gay organizzati nell’esercito come in Olanda o in Danimarca); ma, tutto sommato, sono anche persone abbastanza tranquille con la propria omosessualità il più delle volte vissuta abbastanza bene nonostante l’età relativamente giovane. Il dato preoccupante osservato nei giovani che fanno richiesta di esonero dal servizio militare (dato che emerge dai colloqui de visu) è la diffusa inosservanza nella vita sessuale delle norme sul sesso sicuro nonostante una buona conoscenza sui pericoli delle malattie sessualmente trasmesse che generalmente si riscontra in questi ragazzi.

Nonostante il numero elevato di coloro che richiedono l’esonero dal servizio militare non è stata finora condotta una ricerca precisa sulle motivazioni e sulla provenienza di coloro che ne fanno domanda. I dati empirici ci dicono che generalmente i ragazzi che chiedono l ‘esonero sono per lo più diplomati e laureati. Considerato che non esiste una "propaganda" dell’ARCIGAY volta a incentivare l’utilizzo di questo strumento data la "precarietà" teorica e di principio sul piano ideale, si può dire che si rivolgono all’ARCIGAY quegli omosessuali più inseriti in un contesto comunitario dove le relazioni tra gay consentono una maggiore e migliore circolazione delle informazioni anche per quanto riguarda il servizio militare che, non va dimenticato, costituisce un passaggio obbligato per ogni maschio adulto.

Ogni anno in Italia sono circa 300.000 i ragazzi tra i 17 e i 19 anni che si sottopongono alla visita di leva. Se consideriamo una percentuale del 5% di persone a comportamento esclusivamente omosessuale sì può dire che ci sono 15.000 ragazzi gay che ogni anno fanno il servizio militare. Gli esoneri degli omosessuali dal servizio militare tramite dichiarazione esplicita della propria omosessualità rappresentano quindi una percentuale minima perché si possono calcolare in meno di 200 su tutto il territorio nazionale. Il numero esiguo degli esonerati per "omosessualità" ha senza dubbio facilitato le procedure e le pratiche per chi ne ha fatto richiesta. Solo nella zona militare di Milano dove le richieste a volte hanno raggiunto picchi di un centinaio all’anno le autorità militari avevano cominciato a rifiutare gli esoneri, ma in seguito la situazione anche a Milano si è normalizzata.

Considerazioni finali

La discussione nella comunità gay attorno alla questione dell’esonero degli omosessuali dal servizio militare è stata vivace tra coloro che erano assolutamente contrari al rilascio delle lettere relative su carta intestata dell’associazione e coloro che hanno sposato una linea più pragmatica. I primi sostenevano una linea di principio favorevole all’obiezione di coscienza come alternativa al servizio militare, i secondi affermavano che non era possibile rifiutare una richiesta di cui l’interessato si assumeva tutta le responsabilità e che, comunque, aiutare un ragazzo gay ad evitare il servizio militare era un fatto altamente positivo anche se non "politically correct". Chi chiede l’esonero in genere vuole evitare di essere deriso o discriminato nella vita di caserma. Ma soprattutto vuole evitare di perdere un anno della propria vita per un servizio che non è sentito e tantomeno desiderato. Nonostante i racconti lusinghieri sulla possibilità di un servizio militare gratificante sotto il profilo sessuale (vedi Pao Pao di Pier Vittorio Tondelli), l’esperienza del militare per la maggior parte degli omosessuali è di una perdita inutile di tempo e di clandestinità forzata.


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