Cani e gatti, pancia e cuore

  

Leggete e meditate: “Federalismo non vuol dire prevedere la convivenza tra cani e gatti…”. Così il ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, a proposito dell’articolo dello statuto della regione Toscana, che intende promuovere una forma di riconoscimento delle cosiddette “coppie di fatto”.

Lega Nord

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L’ottusità della frase non è in alcun modo in discussione. È autoevidente. Dunque, ciò che qui si vuole segnalare e sottolineare è, piuttosto, la sua efficacia: ovvero la sua scellerata capacità di ottenere consenso, di esprimere sentimenti diffusi, di rappresentare umori presenti nel corpo della società. E anche questo, ahinoi, è indiscutibile. Guai a sottovalutarlo. Non a caso, a pronunciare la frase in questione, è stato quel Calderoli, indimenticato autore dell’autobiografia “Mutate mutanda”. E hai detto tutto. Ma guai ad accontentarsi di questa prima notazione. C’è, in quella frase calderoliana, un “mondo”. Un vero e proprio mondo, fatto di una mentalità e di un linguaggio, di una rete di riferimenti culturali (sì, culturali) e di un sistema di valori (sì, valori: che ci piacciano o no; e, va da sé, non ci piacciono affatto).

Quel mondo, per capirci, è lo stesso da cui periodicamente vengono inviate lettere ai giornali per lamentare che le carceri “sembrano alberghi a quattro stelle”, dove “c’è persino la tv a colori!”. Uno dice: si può anche capire, è gente esasperata, che si ritiene trascurata dallo Stato, umiliata dai potenti, ignorata da partiti e sindacati… Ma, poi, scopri che le stesse parole, spiccicate spiccicate, vengono utilizzate dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli: ed esprimono puntualmente la sua concezione della pena e la sua idea di sistema sanzionatorio.

La summa del pensiero di Castelli è stata esemplarmente illustrata in un testo mirabile, a firma del ministro, pubblicato da “Repubblica” giovedì scorso. In quell’articolo, Castelli rimprovera al ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, di nutrire “una sorta di complesso di inferiorità (…) nei confronti della cultura di sinistra”. Castelli, no: “per quanti sforzi faccia”, non riesce a “sentire il bisogno” di accreditarsi “a sinistra”. Per dimostrarlo, chiede: “Cosa ha prodotto la cultura di sinistra se non legioni di esseri umani che, incapaci di affrontare i loro problemi, chiedono allo Stato di farlo?”. Stremato e, insieme, eccitato dall’audacia dell’interrogativo, Castelli vuole provarci ancora: ed eccolo osare l’inosabile: “Cosa ha prodotto il materialismo storico se non gulag, fame e miseria?”. Ora, ditemi voi perché uno deve misurarsi, “a gratis”, con cose tanto più grandi di lui? Chi glielo fa fare? Era lì che giocava con la scatola del Piccolo Ministro della Giustizia e un addetto stampa – chiaramente prezzolato dalla sinistra – gli soffia nell’orecchio: “materialismo storico, materialismo storico…”. E quello, non te lo va a scrivere addirittura in un articolo per un giornale?! Vedi, a lasciarlo solo nel mese di agosto! La prossima volta, Castelli – magari su suggerimento del solito infiltrato – ti scrive “Stato nazione”, e la Lega Nord, “dopo un franco dibattito”, decide di sciogliersi. Eterogenesi dei fini.

Ma, detto questo, il problema resta inalterato, e grande come una casa. Castelli, quando parla di materialismo storico, palesemente, non sa cosa dice; quando parla di carceri come “alberghi a quattro stelle”, lo sa benissimo, invece: e sa benissimo che le sue parole sono scurrili e avvelenate. Proprio per questo le pronuncia. Lo stesso discorso vale per Calderoli quando, per screditare le coppie di fatto, fa riferimento alla “convivenza tra cani e gatti”. Sono, i loro, messaggi sordidi eppure accattivanti: parlano alla pancia delle persone e alle loro ansie più profonde e, spesso, indicibili. Non è possibile replicare se non adottando parole semplici e, soprattutto, efficaci.

E parlando, se ne siamo capaci, al cuore delle persone. Con atti e termini come questi: va promosso “il riconoscimento delle altre forme di convivenza” (articolo 4 dello statuto della regione Toscana). È in gioco il destino e, forse, la felicità di milioni di persone. Uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, giovani e vecchi. Chi vincerà?


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