L’oasi di Pizzo Calabro

  

Notizia ANSA del 28.07.04
Osservatore Romano: da Pizzo Calabro attacco alla famiglia

L’istituzione di un registro delle ”coppie di fatto” approvato dall’amministrazione di centrosinistra a Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, rappresenta ”un altro attacco alla famiglia”. E’ quanto afferma L’Osservatore Romano nell’edizione di oggi.

"Si tratta di iniziative – scrive il quotidiano vaticano – che oltre a essere moralmente inaccettabili, sono sintomatiche di una volonta’ di indebolire e distruggere la famiglia, gia’ sottoposta da anni ad attacchi sul piano culturale, sociale ed economico".
"Proprio quella famiglia – conclude L’Osservatore – che invece meriterebbe seri, concreti e solleciti provvedimenti che la tutelino, la valorizzino e la sostengano pienamente".


Da "Il Mattino" del 06.08.04
L’assessore: così avremo più turisti

Pizzo Calabro (VV)

Pizzo Calabro (VV)

A lanciare l’allarme sul quanto deciso dal Comune di Pizzo Calabro, che ha istituito una settimana fa il registro sulle coppie di fatto, è stato L’Osservatore Romano che mercoledì 28 luglio titolava: «Attacco alla famiglia». Non la pensano così i cittadini che stanno invece cominciando a fare richiesta di essere inseriti nel registro. Rivela l’assessore comunale alle Pari opportunità, Franco Feroleto De Maria: «Mi hanno chiamato anche da Roma e si tratta di coppie dello stesso sesso che sono pronte a iscriversi, anche se ho spiegato loro che questa iscrizione non ha nessun valore legale, ma è soltanto una pubblicizzazione del rapporto al fine di una soddisfazione morale di chi decide di vivere insieme».
L’assessore, per nulla intimorito di quanto deciso dal Consiglio dei ministri sul caso-Toscana, coglie l’occasione per lanciare uno spot: «Ci piacerebbe che le coppie gay investano nel nostro territorio creando un flusso di turistico», dice.

Sono già un piccolo drappello i comuni italiani che hanno istituito il registro delle unioni civili: in cima alla lista Pisa che ha introdotto l’elenco il 20 febbraio del 1998, seguita da Empoli, Firenze, Voghera, Cogoleto, Scandicci, Ferrara, Gallarate, San Canzian D’Isonzo, Bolzano, Desio, Indago, Rosignano, Trezzo sull’Adda, Gubbio, Perugia, Cento; mentre al Sud, oltre a Pizzo, ci sono soltanto Bari e Bagheria in provincia di Palermo.

Altre città, a cominciare da Bologna fin dal 1996, prevedono misure di sostegno a favore delle unioni dello stesso sesso, mentre le Province di Siena, Pisa e Bologna hanno approvato mozioni con cui si invitano Regioni e Parlamento a legiferare in materia.

È lungo anche l’elenco delle sentenze pronuciate dai Tar contro le deliberazioni dei Comuni che in alcuni casi hanno avuto ragione, in altri hanno dovuto desistere dall’istituzione dell’elenco. Emblematico il caso di Pisa dove c’è stato un pronunciamento contrario dei giudici amministrativi, ma alla riproposizione del provvedimento nessuno ha avuto più nulla da ridire. Indice di un vuoto legislativo che rischia di trasformare lo Stivale in un caledoscopio di regole contrastanti.


Da "Il Quotidiano di Calabria" del 10.08.04 di Alfredo Federici
«Coppie di fatto, è un passo in avanti»

L’approvazione del registro delle unioni di fatto, da parte del consiglio comunale di Pizzo Calabro, rappresenta sicuramente un fatto di straordinaria importanza per la nostra provincia ed un enorme passo in avanti nell’affermazione dei diritti di una consistente parte della popolazione italiana.

Dagli ultimi dati Istat sull’argomento risulta infatti che, in Italia, le cosidette coppie di fatto, tra il 1996 ed il 2001, sono quasi raddoppiate passando dal 1,8% al 3,1% del totale, ossia oltre 450 mila libere unioni a cui vanno aggiunte 250 mila famiglie ricostruite e non coniugate. La forma della famiglia italiana è senza ombra di dubbio in piena trasformazione per cui farsi interpreti di tale trasformazione con provvedimenti indirizzati alla difesa ed alla affermazione dei diritti di chi in diversi paesi del mondo ,come gli omosessuali ,vive ancora in una situazione di oppressione ed emarginazione non è sicuramente fatto «moralmente inaccettabile» ne tantomeno evento ostativo ad altre iniziative.

Non va inoltre dimenticato che la definizione di uno status giuridico per le coppie di fatto riguarda, in Italia, diverse centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi eterosessuali che hanno deciso di convivere col proprio partner senza ricorrere al matrimonio.

Non siamo quindi davanti ad uno scellerato attacco alla famiglia bensì davanti ad una istituzione che si fa concretamente carico dei problemi dei propri cittadini cercando di sanare un vuoto legislativo attraverso la salvaguardia dei diritti di persone degne,proprio per quei diritti finora negati, di tutta la nostra solidarietà civile ed umana.

Una risoluzione del parlamento europeo datata 16 Marzo 2000 invita tutti i paesi membri ad un riconoscimento legale di tutte le forme di convivenza anche tra persone dello stesso sesso, in Europa sono già quindici i paesi che hanno approvato, o stanno per approvare, normative che riconoscono i diritti delle coppie conviventi. Così in California ,Vermont che consente addirittura il matrimonio tra persone dello stesso sesso,e Canada dove il governo federale riconosce i diritti di convivenza di fatto alle coppie gay.

Nel corso dei secoli, quindi, «la saggezza delle nazioni» ha riconosciuto sostanzialmente e fortunatamente che i diritti fondamentali dell’ uomo devono essere garantiti indipendentemente dalle scelte sessuali di ciascuno, e non presunte missioni ed inesistenti verità antropologiche di tipo manicheo che appaiono invece anacronistiche e personali convinzioni indirizzate a privilegiare nel rapporto tra due persone soprattutto gli aspetti biologici piuttosto che quelli sentimentali, il desiderio di continuità della propria specie o cognome, o casato, dimenticando tutti coloro che hanno fatto di una scelta celibataria il senso della propria vita.

A supporto del fatto che l’atteggiamento generale nei confronti dell’argomento non sia lo stereotipo di una visione della vita assunta ad unica condizione di moralità e giustizia, c’ è un sondaggio dell’Eurispes, datato Giugno 2003, secondo cui addirittura il 51,6% degli italiani è persino favorevole ad estendere il rito civile del matrimonio alle coppie dello stesso sesso,ed un apertura al dibattito in diverse chiese cristiane. Per quanto riguarda la costituzione invece più che all’articolo 29 relativo alla famiglia ed al matrimonio, si dovrebbe guardare agli articoli 2 ("La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità; e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale") e 3 ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese") nonchè all’articolo 21 della carta dei diritti fondamentali dell’unione europea che vieta qualsiasi tipo di discriminazione fondata, tra l’altro, sulle tendenze sessuali.


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