Contro tutti i Paragrafi 175

  

Una storia. La storia che pochi libri raccontano. Storie che la storia si vergogna a raccontare. Storie soffocate. La storia taciuta.

‘Paragrafo 175’, reso celebre dall’ononimo e pluri-premiato film-documentario di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, si riferisce all’articolo del codice penale tedesco, datato 1871, relativo ai "reati" di omosessualità e zoofilia.
Inasprito notevolmente nel ’35 dai nazisti saliti al potere, il «175» bandì giornali e luoghi d’incontro e perseguitò gli omosessuali ariani che minacciavano la purezza della razza.

D’un tratto, con il cupo incedere delle divise, i grammofoni degli innumerevoli locali gay di Berlino si incantano e le luci dell’avanspettacolo trapassano nella grigia bicromia degli imminenti orrori. Attraverso un’alternanza storica, tra ironie e drammi, Paragrafo 175 vuole raccontare la perpetua ostinazione di una cultura omofoba che nei lager nazisti ha indossato semplicemente la sua veste più eclatante.

Intorno a campi come Sachsenhausen, Buchenwald e Flossenburg ‘è ancora tanta aberrazione da raccontare ma è soprattutto sui lager mentali, sociali e morali che nella nostra quotidiana e domestica indifferenza costruiamo con filo spinato di paura, che lo spettacolo vuole indagare. Contro tutti i’Paragraph 17′ che ancora infestano i nostri tempi, in vigore ed impliciti, subdoli e seducenti, giudiziari o mentali, omosessuali e non.

Paragraph 175

Per l’uso spietato che ne fece il III Reich, il Paragrafo 175, è diventato simbolo di tutte le persecuzioni omosessuali. Ma proprio per combattere una legge tanto ingiusta sono nati anche i primi movimenti gay.
Riunito nel 1871, il Reich (il secondo, il primo era il Sacro Romano Impero) adotta il codice penale prussiano e chiama «Paragrafo 175» la precedente Sezione 143 che accomunava nella condanna omosessualità e zoofilia.
La medicina tentò in quegli anni di strappare gli omosessuali alla pena detentiva considerandoli malati. Magnus Hirschfeld, ebreo e omosessuale, riconobbe nell’omosessualità un modo di essere più che una patologia e sviluppò un’importante azione politica che lo rese celebre in tutto il mondo. Dalla fondazione, nel 1897, del Comitato Scientifico Umanitario per abolire il Paragrafo 175, arrivò ad aprire nel 1919, nel centro di Berlino, l’Istituto di Sessuologia la cui biblioteca divenne la più importante raccolta di testi sull’omosessualità (poi bruciati dai Nazisti in un rogo di libri che durò più giorni).

La rivendicazione dei diritti omosessuali ebbe grande presa in Germania: dal 1903 Adolf Brand patrocinò, malgrado il Paragrafo 175, un’editoria dichiaratamente omosessuale; all’inizio della I guerra mondiale, in Germania si pubblicavano in quantità libri e testate destinati a omosessuali e, a Berlino, c’erano più di 40 locali per soli uomini o sole donne. Nel 1933, prima dell’avvento del Nazismo il numero era salito a 130 (il centralissimo Eldorado accoglieva fino a 800 persone a sera).
I Nazisti, saliti al potere nel ’33, inasprirono il «175», bandirono giornali e luoghi d’incontro e perseguitarono gli omosessuali ariani, che infangavano la purezza della razza (i non ariani venivano già imprigionati con altre motivazioni). Ma l’omosessualità era sempre un ottimo alibi per eliminare personaggi scomodi, come il troppo potente generale Röhm, l’unico che poteva dare del tu a Hitler, ucciso nella Notte dei Lunghi coltelli con un migliaio di suoi fedeli.

Nei dodici anni di vita del Terzo Reich, furono arrestati oltre 70 000 uomini per omosessualità. Di questi 15 000 vennero internati nei campi di concentramento e più della metà morì nei primi tre mesi di prigionia. Identificati con un triangolo rosa, furono, fra tutti i gruppi di deportati, quelli trattati con più disprezzo.

Con la fine della Seconda guerra e la divisione della Germania, il codice penale fu riformato, ma non il Pragrafo 175, almeno nella Germania Occidentale. L’omosessualità rimase un reato fino al 25 giugno 1969 (tre giorni prima della rivolta di Stonewall). In quell’occasione il Paragrafo fu derubricato ai soli atti con minori (21 anni), e ulteriormente ridimensionato nel 1973 (il reato scese sotto l’età del consenso, che per gli omosessuali era 18 anni, due in più degli eterosessuali).
Solo nel 1994, a cinque anni dal crollo del muro di Berlino, l’età del consenso fu parificata ed il Paragrafo 175 abolito.

dal 16 al 28 Febbraio 2005 – Teatro Libero, Milano
Teatri Possibili/Teatro Libero Esperimenti

PARAGRAFO 175

di Davide Daolmi
Progetto e regia di Andrea Lisco

con Andrea Ribaldi, Andrea Brancone, Alberto Onofrietti, Fabio Paroni, Marirosa Celsa, Giovanna Predazzi

INFO
[email protected]
www.teatripossibili.it


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