“Ogni cittadinanza è possibile”

  

Da "La Stampa" del 27.02.05 di Marco Neirotti
Verona, sfilata gay e messa «di riparazione»
Quasi mille in piazza per una «Cittadinanza possibile»
DUE CONTRO-CORTEI: I LEGHISTI VANNO IN DUOMO E ALTERNATIVA SOCIALE IN PIAZZA

La partenza del corteo a Verona

La partenza del corteo a Verona

VERONA – Città d’arte, cultura, storia e turismo. Ma anche città dalle bizzarrie politiche la Verona capace di tre manifestazioni nello stesso giorno, l’una contro l’altra, per una mozione presentata in Comune dieci anni fa. Al centro c’è un problema non da poco: la discriminazione verso chi è considerato «diverso», i gay. Venerdì sera dieci attivisti hanno invaso l’ufficio del sindaco di centrosinistra, Paolo Zanotto. Ieri sfilavano in corteo fino ad Arena e Municipio omosessuali veronesi e non veronesi. Leghisti erano al Duomo per una «messa solenne di riparazione» a quello sfregio. Ragazzi di Forza Nuova si schieravano in una piazza non lontana con aria da duri. Si prevedeva folla enorme e si temevano scontri. Cinquemila annunciati per la sfilata gay, chiamata «Ogni cittadinanza è possibile», centinaia per la messa e per la destra estrema. Non arrivavano a mille gli sfilanti, a settanta i duri, a cinquanta i cuori verdi che chiedevano perdono a Dio per la città che ospitava i peccatori. Folla comunque c’era: quasi tremila persone fra veronesi e stranieri curiosi. Dopo di loro i più numerosi erano poliziotti, carabinieri, finanzieri che hanno svolto un garbato servizio d’ordine.

Perché tutto ciò? La radice sta in una mozione, votata nel 1995 dal Comune di Verona retto dal centrodestra, che «per un elementare principio naturale impegna l’amministrazione a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da uomo e donna». La mozione vale quel che vale. Ma nessuno l’ha sostituita, anche perché, sostengono i più, caduto un consiglio ed eletto il successivo è carta straccia. Carta straccia o un po’ sbiadita, resta il fatto che la carta rimane lì. Si ripetono proteste. E venerdì una delegazione chiede una mozione che cancelli la precedente. La mozione viene stilata ma non discussa. Il circolo Pink organizza la manifestazione. Il sindaco Zanotto, dal canto suo, non crede al valore delle mozioni e annuncia un’iniziativa più pesante: modificare l’articolo 2 dello Statuto comunale, dove si parla di «rispetto concreto e attivo verso tutti gli uomini», e inserire la frase «senza distinzione per l’orientamento sessuale». Il che diventerebbe vincolante davvero. Per dirla in modo rozzo, la mozione sta allo Statuto come l’ordine del giorno alla Costituzione.

Però intanto la protesta – e ancor più la modifica dello Statuto – non piace alla Lega o, almeno, alla sua associazione cattolica. Così nasce la «messa solenne di riparazione». Come dire a Dio: perdona la città per quelli che non sanno ciò che fanno. Storia lunga, che riguarda anche la Curia, perché si vorrebbe una parrocchia che torni a una messa preconciliare, in latino. E Forza Nuova arriva. Lì sì che si temono «contatti fisici», provocazioni. Ma uniformi e divise, blindati, volanti e gazzelle sono in precauzionale sovrannumero. Se si guardasse da un elicottero, sarebbe una manifestazione colossale. Sono quelli di passaggio, i curiosi, attratti in piazza dalla canzone di Heater Parisi «Cicale», colonna sonora del comizio. Si ascoltano parole importanti, introdotte da Gianni Zardini, il leader del circolo Pink. Non soltanto omosessuali e lesbiche, ma anche rom e sinti e migranti e prostitute. Poi la battaglia per i diritti civili prende la piega di accuse al sindaco per i rom allontanati, a Berlusconi per gli stipendi che valgono meno. Il sindaco commenta: «Verona è tollerante, non razzista. Pensate ai lavoratori stranieri, ai nostri missionari in tutto il mondo, religiosi e laici. Ci sono tentativi di barricate, e poi ci sono i Veronesi». Per un sabato di ordinarie manifestazioni.


Da "’Arena di Verona" del 27.02.05
Lo scontro delle diversità
Corteo gay, centro blindato – Le forze dell’ordine hanno messo in fuga più volte gli aderenti di Forza Nuova che cercavano il contatto. Polizia e carabinieri mobilitati per la manifestazione organizzata in difesa del «diritto alla cittadinanza». Slogan contro l’amministrazione comunale
Un migliaio di partecipanti da Porta Vescovo ha raggiunto la Bra

Verona, 26 febbraio 05

Verona, 26 febbraio 05

A suonare e ballare hanno iniziato davanti alla stazione di porta Vescovo, in principio solo davanti agli sguardi delle forze dell’ordine. Non molti, all’inizio, i partecipanti alla manifestazione nazionale «Ogni cittadinanza è possibile» organizzata per la terza volta a Verona. Poco più di cinquecento, arrivati da mezza Italia, si sono incolonnati dietro al furgone rosso addobbato con nastro rosa con quasi un’ora di ritardo rispetto all’orario definito. Ma pian piano il corteo si è ingrossato e in piazza Bra’ sono arrivati in più di mille: ad aspettarli i veronesi curiosi, quelli che forse pensavano si trattasse di un «gay pride» all’americana, con piume di struzzo e spettacolo. Ed è stato in quel momento che un gruppo di attivisti di Forza Nuova ha cercato di oltrepassare il «muro» invisibile fissato dalle forze di polizia. Un tentativo fallito per l’intervento degli agenti, attenti a prevenire qualsiasi forma di provocazione.

Non è stato il gay pride, quella di ieri era una manifestazione per richiamare l’attenzione di «un’amministrazione e una città sorde», per ottenere un riconoscimento non solo per l’omosessualità ma per tutto ciò che è «considerato diverso». E la richiesta di non discriminare nessuno nè in base all’etnia, nè in base ai gusti sessuali è diventato lo slogan urlato per tutta la città. A cantare e sfilare c’erano i ragazzi del Csoa La Chimica, di Diritto di fuga, del Cesar K, del circolo Pink e della Rete gay lesbiche bisessuali trans e queer. C’erano i migranti e i rappresentanti di Rifondazione comunista e dei Verdi: tutti a chiedere l’abbattimento del muro di indifferenza e della discriminazione alzato dalla mozione approvata dal Comune di Verona nel 1995.

Striscioni e «finte» locandine de L’Arena dedicate ai politici veronesi disseminate sul prato dell’aiuola davanti all’ingresso della stazione, quelle che sono poi finite attaccate ai muri delle case che delimitavano il percorso del corteo danzante. Una giornata fredda, che ha solo rallentato la formazione della lunga fila di rappresentanti di associazioni gay e lesbiche non solo di Verona ma anche di Bologna e Torino e di altre città del Nord e di una parte del Lazio ma poi alle 15.50 il corteo si è mosso, accompagnato dal ritmo, lungo il viale.

E solo a Santa Toscana il pubblico ha iniziato ad occupare i marciapiedi lungo il percorso. La curiosità e la musica hanno spinto gli anziani ad affacciarsi alle finestre ma nonostante l’invito lanciato più volte dagli organizzatori di unirsi al corteo, a camminare verso il municipio sono rimasti più o meno gli stessi. «Beh, in fondo almeno qui non chiudono i negozi, a Venezia quando sfilano i centri sociali la gente si barrica in casa e le serrande si abbassano», uno dei commenti raccolti al volo mentre sul muro della chiesa di San Nazaro si sono «scatenati» i grafomani.

Ed è stato proprio in quel punto che la manifestazione ha rallentato, carabinieri e polizia hanno controllato l’ingresso di un pub che nel corso di un precedente corteo era stato «oggetto di attenzioni». Ma a parte qualche sosta lungo il tragitto non ci sono stati problemi, solo gli sguardi perplessi dei veronesi che stavano andando a far compere in centro.

«Non ne possiamo più di questa amministrazione che fa finta di non vederci, di questa indifferenza. Verona esci dal Medioevo e scendi con noi in piazza, vogliamo solo rivendicare il diritto alla realtà che ci circonda, mostra la tua democraticità». Lo hanno urlato per strada e ribadito in piazza Bra, adunati sulle scale di palazzo Barbieri, in mezzo ai fumogeni rosa accesi per l’occasione. E solo allora chi era sul liston per la passeggiata del sabato pomeriggio, ha fatto qualche passo verso il municipio dove dal palco improvvisato sono partite le accuse all’amministrazione comunale «che organizza le giornate della memoria ma poi firma gli sgomberi dei campi rom. Questa è una città che non è cambiata, che non ha rimosso le mozioni infamanti», ha detto Gianni Zardini presidente del circolo Pink, «ognuno deve essere rispettato e riconosciuto per quello che è». E ha «promesso» al sindaco che andranno di nuovo nel suo ufficio quando avranno bisogno di parlargli (come hanno fatto venerdì mattina). Dalla Bra’ se ne sono andati tranquillamente alle 18.30 ma la festa è proseguita al Csoa La Chimica di borgo Venezia.


Da "Il Gazzettino" del 27.02.05
In una Verona indifferente…

Verona

Verona

In una Verona indifferente, certo più attirata dallo shopping del sabato, circa 1.200 manifestanti tra gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e immigrati hanno dato vita ieri a Verona a una edizione, la terza nel capoluogo scaligero negli ultimi anni, del gay pride denominata «Ogni cittadinanza è possibile». Promossa dai centri sociali e dal circolo Pink e con ‘ appoggio di parte del centro sinistra del’amministrazione comunale veronese, la manifestazione si è snodata in un paio di ore da Porta Vescovo alla centra piazza Bra. Proprio nel cuore di Verona i manifestanti, ai quali le forze del’ordine avevano riservato u’area già delimitata, hanno simbolicamente occupato la grande scalinata del palazzo comunale dove si sono schierati, in parata coloratissima, tutti i rappresentanti dei gruppi partecipanti.

Richiamati a Verona dalla possibilità di protestare contro la discriminazione delle persone sulla base del loro orientamento sessuale, i manifestanti sono giunti da gran parte del Nord Italia e in piccola parte dal Lazio. La protesta, nata su un tema di grande attualità internazionale per sollecitare il Comune di Verona a recepire le direttive Ue per il riconoscimento giuridico e sociale di gay e lesbiche, si è in realtà trasformata in una manifestazione contro il centro sinistra che guida ‘amministrazione cittadina. Secondo Gianni Zardini, presidente del circolo Pink, ‘iniziativa vuole essere una ulteriore «scossa alla città per togliere di mezzo le infamanti mozioni approvate dal comune nel 1995». «Si trattava di un articolo inserito nello statuto del Comune che oggi gli organizzatori vogliono che venga cancellato – ha spiegato – inserendo nello stesso statuto comunale la volontà di tutelare le persone senza discriminazioni di sesso». Zardini dal’improvvisato palco di piazza Bra ha avvisato il sindaco Zanotto di ulteriori passi clamorosi da realizzare a Verona come quello messo a segno ‘altro ieri, quando gli organizzatori del corteo hanno occupato ‘ufficio del sindaco.

Ma la manifestazione dei Gay Pride di Verona di ieri ha portato con sè anche una divisione al’interno del centro sinistra scaligero. A schierarsi con gli organizzatori, infatti, Rifondazione Comunista, qualche esponente dei Verdi e ‘appoggio dei diessini. Nessun appoggio è giunto invece dagli esponenti della Margherita. La manifestazione si è sciolta senza incidenti, così come senza suscitare interesse particolare nei cittadini e senza creare problemi di ordine pubblico si erano svolte poche ore prima le contromanifestazioni al Gay Pride.

Dopo un convegno che ieri mattina ‘associazione dei cattolici tradizionalisti «Famiglia e Civiltà», che aveva posto ‘attenzione sulla necessità di salvaguardare la famiglia naturale, nel pomeriggio altre organizzazioni di cattolici tradizionalisti da una parte e i giovani di Forza Nuova dal’altra avevano protestato contro ‘amministrazione per aver permesso la sfilata del Gay Pride per Verona.

VERONA – Un gruppo di convinti cattolici tradizionalisti del Veneto ha partecipato ieri in piazza Arsenale alla contromanifestazione al Gay Pride. Indossando magliette blu con scritta gialla «Verona città di Romeo e Giulietta» e «Non siamo Sodoma e Gomorra», i fedeli aderenti a Padania Cristiana e al coordinamento San Pietro Martire hanno assistito a u’omelia di don Floriano Abramovich della Confraternita San Pio X che successivamente ha percorso una Via Crucis. «Un segno di riparazione – ha detto don Floriano – contro la manifestazione di chi opera contro natura. Mi stupisco che qui accanto a me – ha proseguito il sacerdote – non ci sia nessuno della Curia. Eppure lo stesso Vaticano ha condannato il peccato contro natura». In rappresentanza della Lega Nord ‘era il consigliere regionale Flavio Tosi.


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