Interventi – Poi vinci

  

“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. Sono le profetiche parole di Mohandas Gandhi con cui abbiamo salutato l’inizio del 2005.

Gandhi

Gandhi

I ricordi che ho di questi ultimi anni sono di grandi conquiste in molte parti del pianeta. I matrimoni gay in Massachussets e in Canada, il riconoscimento delle Unioni civili in Brasile, il divieto di discriminare sulla base dell’orientamento sessuale sancito nella nuova Costituzione europea. Accanto a questi, i ricordi di furibonde battaglie, fuori e dentro il nostro paese. Ministri del governo italiano che ci chiamo “culattoni”, altri che accusano le “lobby gay”, il papa che nel suo ultimo libro definisce i matrimoni gay frutto di una “nuova ideologia del male”. Oggi ci troviamo esattamente lì. Quando “ti combattono”. Assistiamo, per la prima volta anche in Italia, all’organizzarsi di gruppi e movimenti anti-gay. Più spingiamo avanti il fronte dell’uguaglianza più la reazione si inferocisce, la guerra culturale infuria e ovunque divampano battaglie. Alcune si vincono, altre si perdono. Eppure non sono preoccuato.

Penso che essere attaccati anche violentemente non sia la sorte peggiore che possa toccare ad una minoranza come la nostra. Noi non abbiamo la pelle di un altro colore, non parliamo altre lingue, non abbiamo sinagoghe da costruire, né campane da suonare né il richiamo dei muezzìn a scandire le giornate. Siamo rimasti invisibili per secoli, per millenni. Semplicemente ignorati dalla maggioranza. Questo il pericolo più insidioso. Quello che per millenni ci ha sbarrato la strada. Oggi il mondo è costretto ad interrogarsi sulla nostra dignità di persone e sul valore dei nostri affetti. Le minoranze razziste e fanatiche che ci disprezzano escono allo scoperto a causa dei nostri successi. Possono rallentare la nostra marcia, non schiacciarci. La nostra stessa esistenza, il nostro coraggio, la testimonianza delle nostre vite sono un confine sicuro al loro odio.

Penso anche però, che non possiamo farcela da soli. Per vincere, abbiamo bisogno, ora più che mai, di non puntare solo sulla mobilitazione e sulla consapevolezza delle lesbiche e dei gay. Un recente sondaggio di Swg per l’Espresso rivela che il 61% degli italiani dichiara di non frequentare persone omosessuali. Tutti le persone con cui abbiamo rapporti, i nostri familiari, amici e conoscenti, sono comprese entro il restante 39%.
Dobbiamo costruire solide alleanze, lavorare per una maggioranza trasversale attorno ai valori condivisi dell’uguaglianza e del rispetto di tutte le persone. Dobbiamo essere ancora più attivi, nella politica e nella società. Incessanti nel testimoniare la bellezza, il senso delle nostre vite. Scoprire negli altri, anche in chi è diverso da noi, la radice profonda della comune appartenenza.

Costruire alleanze non significa però rinnegare i propri valori e principi. Il rapporto con gli altri si fonda sulla chiarezza e sul riconoscimento delle rispettive diversità. E per noi resta irrinunciabile il principio della completa parità dei diritti tra persone omosessuali ed eterosessuali. Si può promuovere una proposta di legge sul Patto civile di solidarietà, senza rinunciare a ribadire la necessità di consentire a gay e lesbiche anche l’accesso al matrimonio. E senza temere di manifestare, su questo punto, un pensiero diverso da quello dei nostri alleati. I principi non sono qualcosa che possa essere chiuso per convenienza temporanea in un cassetto e tirato fuori all’occorrenza. Vanno riaffermati e tenuti vivi, ricordati e messi continuamente alla prova del pensiero. Rischiano altrimenti l’oblio, l’atrofia, la rimozione.

Siamo chiamati alla fermezza per non arretrare rispetto ai diritti più avanzati già acquisiti in altre parti del mondo e rispetto a quanto ormai da anni va affermando il Parlamento europeo. Per non rinunciare a rappresentare le legittime aspirazioni di tante persone omosessuali. Per non lasciare spazio ad evitabili divaricazioni all’interno del movimento lgbt italiano. E soprattutto per rispetto della verità e della nostra dignità di persone.


  •