Record a Stoccolma: in 350.000 al Pride

  

Stoccolma – 350.000 persone hanno affollato il 5 agosto la capitale svedese per la parata del Gay Pride. 'anno scorso erano stati 30.000. Un record, quello di ques'anno, che gli organizzatori si attendevano, visti gli sforzi immani di produzione per i numerosi eventi che hanno preceduto la parata. E soprattutto in vista del'EuroPride 2008, che si svolgerà proprio a Stoccolma.

Stockholm Pride 2006: nel 2008 la capitale svedese ospiterà l'Europride

Stockholm Pride 2006: nel 2008 la capitale svedese ospiterà l'Europride

Ulrika Westerlund, capo del'organizzazione no-profit che ha lavorato allo Stockholm Pride, mi racconta di essere davvero orgogliosa di quanto preparato ques'anno al Pride Park. Nel'area verde che la città ha dedicato al popolo GLBT è stato allestito un villaggio intorno ad un grandissimo palcoscenico. Bancarelle, giochi, bar, fiumi di birra e insalate di salmone, hanno incorniciato il tripudio 'ogni sera, nella settimana del Pride, farcita di conferenze, showcase artistici, installazioni, dibattiti e incontri ('elenco del programma aiuta a farsi u'idea). Ulrika mi spiega che tutti contribuiscono al finanziamento: per entrare in questo villaggio gay la gente paga due euro, sette per 'abbonamento al'intera settimana. Sono garantiti concerti e spettacoli ogni sera. La partecipazione delle famiglie è oceanica: immaginate il pubblico di una festa del santo patrono di una qualsiasi città italiana e avrete u'idea del massiccio dosaggio di normalità con cui la cittadinanza di Stoccolma vive il Gay Pride. Il Municipio, del resto, mette anc'esso una quota di finanziamento, mi dice Ulrika.

'effetto di coinvolgimento esplode appunto in tutto il suo calore proprio oggi, quando la parata si gonfia di una popolazione festosa, composta, gaia e gay. Il Gay Pride inizia alle 15.30 in una magnifica giornata 'agosto a Stoccolma, con un cielo azzurro e sterminato e i cittadini eccitati dal tepore estivo che qui poggia i suoi bagliori pochissimi giorni 'anno. Oggi è uno di quelli. Una folla infinita forma un serpente di musica, colori e risate. Ai bordi delle strade cittadini 'ogni tipo attendono con frenesia 'arrivo dei manifestanti. In pochi minuti il rigore e la compostezza di Stoccolma vengono travolti dal corteo. ' u'orgia emozionale. I carri che sfilano sono non molti e assolutamente composti. La gente è tantissima, senza bisogno di carri aggregatori, senza totem di richiamo, senza necessità di appartenenza: sono tutti qua per il Gay Pride, ciascuno per i fatti suoi e punto.

I più applauditi i poliziotti gay, scenograficamente impeccabili, per metà uomini, per metà donne. Giovanissimi con t shirt bianca e bandierina sul camion dei teenager GLBT. I bisessuali i più arrabbiati: gridano slogan per me incomprensibili. Un superman tinto di rosa, con pacco grosso (autentico), scivola sui pattini volteggiando come la libellula di una fiaba locale. Un prete francescano legge la Bibbia. Transessuali sudamericane sfoggiano colori e provocazioni. Più composte e sobrie quelle svedesi: una di loro indossa uno chanel blu da invidia. Almeno un centinaio di famiglie formate da coppie lesbiche e gay, con i propri figli, sfila con sacche di biberon e pannolini al seguito. Ho i brividi quando li vedo e infilo gli occhiali per trattenere la mia commozione. Sfila anche una nota azienda di apparecchi telefonici mobili con un pullman decapottato e biondissima umanità locale. Libertà e benessere, liberalismo e diritti.

Tutta la città partecipa alla parata. Decine (centinaia riesco a sapere dopo) di migliaia di persone, anziani, bambini, giovani appollaiati alle finestre, famiglie eterosessuali con carrozzine e bambini al seguito che sfilano insieme a gay, lesbiche, transessuali e bisessuali. Una vibrazione fortissima. Al porto esco per una decina di minuti dal corteo, entro in un bar sul mare. Tra i tavolini del locale due papà aiutano una ragazza a preparare il biberon di suo figlio. I loro rispettivi bimbi giocano insieme con un telefonino. Qualche metro più in là sfila il corteo. Il vino bianco che bevo è buono, è italiano. Giusto quello per mia fortuna.


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