La diversità delle forme familiari è nel DNA di Bologna

  

“La concezione della famiglia ribadita da Giuseppe Spallone rappresenta un punto di vista parziale ed ideologico, incapace di cogliere la complessità della realtà sociale bolognese che la Consulta della famiglia dovrebbe rappresentare, ed estranea alla cultura amministrativa espressa in questi anni dalla città di Bologna”. Così Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, risponde alle affermazioni di Giuseppe Spallone, presidente della Consulta della famiglia istituita dal Comune di Bologna.

“Nel pieno rispetto dell’autonomia della Consulta, ci permettiamo di ricordare all’avvocato Spallone che Bologna ha sottoscritto la Carta dei diritti dell’uomo nelle città, con la quale si impegna a riconoscere che ‘il rispetto delle famiglie, nella diversità delle loro forme attuali, è un elemento essenziale della democrazia locale’".

“Già dal 1998 il Comune di Bologna riconosce, attraverso il rilascio di una specifica attestazione e in applicazione della legge anagrafica, le famiglie fondate su vincoli affettivi."

“Le politiche del Comune in merito all’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica non fanno distinzione fra le coppie sposate e quelle conviventi: tutto ciò è ormai nel dna della città."

“Pretendere oggi, come fa il presidente della Consulta, che il Comune di Bologna istituisca corsie preferenziali per le coppie unite in matrimonio significa confondere le funzioni amministrative di un comune con quelle di un’istituzione ideologica che indichi alle cittadine e ai cittadini quali stili di vita scegliere, pena il venir meno degli interventi sociali."

“Il paragone fatto da Spallone, nella sua intervista di oggi a un quotidiano bolognese, fra cittadini conviventi e ladri — conclude Lo Giudice — rappresenta un’offesa gratuita e sprezzante alla dignità delle tante migliaia di coppie bolognesi che hanno scelto una convivenza fuori dal matrimonio. E a cui Spallone farebbe bene a chiedere scusa."

Sul tema interviene anche il presidente dell’Arcigay Il Cassero di Bologna, Matteo Cavalieri: “Il Comune non si dimentichi delle tante famiglie gay e lesbiche che contribuiscono a comporre il ricco e variegato tessuto sociale di Bologna – è l’appello di Cavalieri – È una realtà sociale in evoluzione che rimane però poco conosciuta e che comprende anche esperienze di cura di genitori anziani e di responsabilità genitoriali. Ci aspettiamo che chi si occuperà di famiglie a Bologna realizzi il progetto, annunciato lo scorso anno dalla giunta, di un convegno internazionale sulle famiglie omosessuali”.


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