Catania in Pride il 7 luglio

  
Catania Pride 2007

Catania Pride 2007

Il 7 luglio 2007, lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e transgender manifesteranno la propria dignità e la legittima richiesta di essere pienamente cittadin* di questa Repubblica attraverso l’evento del Pride LGBT cittadino.

Viviamo una fase drammatica della storia di questo Paese, segnata dalla volontà di dividere, contrapporre e lacerare. Le persone LGBT pagano un prezzo altissimo all’indifferenza della politica di fronte all’ingerenza violenta delle gerarchie vaticane nella vita del Paese: subiamo ogni giorno insulti, minacce, violenze, intimidazioni, senza che nessuno intervenga a difendere il nostro diritto di esistenza.

La Repubblica ci chiede di essere cittadin* attraverso i doveri che ci assumiamo.

MA QUALI SONO I DIRITTI CHE VOGLIAMO?

Vogliamo poter camminare per le strade, tenendo per mano la persona che amiamo, senza subire offese e aggressioni.
Vogliamo vedere riconosciute le nostre coppie.
Vogliamo vedere riconosciuti i nostri progetti di vita.
Vogliamo non essere discriminati nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle famiglie, nella vita di tutti i giorni.

Questi sono diritti che la Costituzione ci assegna attraverso il principio di eguaglianza, ma che noi vediamo ogni giorno negati e calpestati.
In questo Paese può accadere che l’assessore della regione Lombardia, Pier Gianni Prosperini di AN proponga la messa a morte per garrota degli omosessuali, senza che le istituzioni lo costringano alle dimissioni. Esiste la possibilità di rettificare dichiarazioni pubbliche che incitano alla violenza e all’assassinio?
Nel colpevole silenzio e nell’ambigua complicità della politica, la Chiesa, che parla tanto di pietas cristiana, di carità, di fratellanza, non spende nemmeno una parola per condannare duramente chi si rende autore di violenze e discriminazioni ai danni degli omosessuali e transessuali.

E come potrebbe dato che quotidianamente è la Chiesa stessa, attraverso la sua gerarchia, a fomentare l’odio e a legittimare la violenza contro omosessuali e transessuali.

È COLPEVOLE quando equipara l’omosessualità alla pedofilia e all’incesto.
È COLPEVOLE quando afferma che l’amore omosessuale è un “amore debole”.
È COLPEVOLE quando afferma che “la violenza è cugina della trasgressione” (come ha sottolineato il vescovo di Bologna monsignor Vecchi in occasione del pestaggio di un ragazzo gay).

Additati dalla Chiesa o dal politico di turno come “degenerati”, oppure lasciati soli in famiglie spesso sorde alla loro solitudine, in scuole segnate da ignoranza, disinformazione, incapacità di aiutare, quanti vengono umiliati o, peggio, “suicidati” da un odio troppo grande per essere sopportato?
Spesso viene nascosta la reale motivazione di tali suicidi, che non avvengono per “troppa sensibilità” o chissà per quale forma di debolezza: avvengono perché si è privati del diritto di essere se stessi.
Suicidi senza perché, nascosti dal silenzio in un Paese in cui troppo spesso non si può vivere da omosessuali e nemmeno morire come tali.

CHI RISPONDE DI QUESTE VITE E DI QUESTE MORTI?

Condanniamo il metodo politico e di comunicazione di coloro che affermano il loro pensiero per esprimere disprezzo. Il “Family day” è stato un esempio eclatante di intolleranza: una poderosa manifestazione CONTRO: contro una società attraversata da infinite modalità; contro ogni tipo di diversità; contro i tanti e legittimi modi di vivere di chi, omosessuale, eterosessuale, bisessuale, transessuale, sceglie di dare alla propria affettività una dimensione che oramai in tutta l’Unione europea viene ampiamente riconosciuta.
Il “Family day”, così come la conferenza ministeriale sulla famiglia che si è tenuta a Firenze, non è stata una manifestazione per la “famiglia” ma contro le “famiglie”, oramai suscettibili di realizzarsi e consolidarsi in modalità differenti, ma sempre basate su vincoli di amore e di reciproco sostegno morale e materiale.
Noi da questa intolleranza vogliamo distinguerci: non faremo un Pride contro; faremo un Pride per!

Il 7 luglio, dunque, a Catania, chiederemo a questa democrazia i nostri diritti.
Li chiediamo perché la Costituzione è quotidianamente violata dalla negazione dei diritti di eguaglianza tra le persone di qualunque genere, orientamento o pensiero politico e religioso.
Li chiediamo perché crediamo con convinzione che la battaglia delle persone LGBT sia un passaggio fondamentale per l’autentica realizzazione della democrazia in questo Paese.
La battaglia per i nostri diritti è una battaglia PER i diritti di TUTT*!

Con la serenità di chi sa di agire secondo giustizia e per la vera ed autentica libertà di tutt*.
Con l’amarezza di chi ha visto troppe vite annientate nel silenzio e nella paura.
Con la forza di chi crede fermamente nel rispetto dei principi della convivenza e dei fondamentali diritti degli uomini e delle donne.

CHIEDIAMO

LOTTA ALLE DISCRIMINAZIONI

Attraverso un deciso impegno da parte delle istituzioni, dei partiti, della società civile perché venga intrapreso un percorso culturale di contrasto all’omofobia, transfobia e a qualunque forma di discriminazione, come richiesto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del gennaio del 2006.
Ma, soprattutto, attraverso una legge contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, che rimuova gli ostacoli di natura sociale e normativa che limitano l’effettiva uguaglianza delle persone omosessuali e transgender e recepisca in modo pieno e sostanziale le Direttive europee 207 del 1976 e 78 del 2000.

In modo più articolato chiediamo:

– l’estensione della legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità di genere;
– l’applicazione della direttiva europea 207 del 1976 sulla parità di trattamento tra gli uomini e le donne anche alle persone che transizionano da un genere all’altro, secondo la sentenza della Suprema Corte Europea del 30 aprile 1996;
– la modifica del Decreto legislativo 216 del 2003 “Attuazione della Direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro;
– il recepimento della direttiva europea 38 del 2000 sulla libertà di movimento de* cittadin* europe* in modo rispettoso dei diritti delle coppie di fatto o registrate gay e lesbiche;
– l’applicazione della direttiva europea 85 del 2005 sullo status di rifugiato anche a gay, lesbiche, bisessuali e transgender perseguitat* nei loro paesi;
– l’abolizione della legge 40;
– la revisione della legge 164 del 1982 sul cambiamento di sesso, per consentire il cambio anagrafico di nome proprio e identificativo di genere senza l’obbligo di interventi chirurgici;
– la gratuità delle terapie necessarie alla transizione di genere e che si affronti il tema dell’intersessualismo;
– la fine degli interventi coatti su bambini/e intersessuali.

Chiediamo inoltre che vengano pianificate azioni positive contr il pregiudizio omofobico e transfobico e le discriminazioni: interventi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione, buone pratiche.
L’Italia assuma un ruolo propositivo per il rispetto dei diritti umani nel mondo, per la pace, per l’abolizione della pena di morte, per la depenalizzazione del reato di omosessualità e transessualità presente nelle legislazione di decine di Paesi.

EGUAGLIANZA GIURIDICA

Le persone LGBT sono portatrici di pari dignità e questo deve tradursi in un riconoscimento giuridico e legislativo di pari diritti nel rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani, della Costituzione italiana, della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea.
La piena eguaglianza giuridica non può realizzarsi se non attraverso una legge che estenda il matrimonio civile alle coppie omosessuali. Tuttavia, insieme all’estensione del matrimonio civile, per chi intenda accedervi, chiediamo una legge che preveda e regoli le differenti possibili forme di relazione familiare anche al di fuori dell’ipotesi massimalista del matrimonio.
Chiediamo inoltre che venga correttamente e serenamente avviato un dibattito sulla capacità genitoriale delle coppie omosessuali, che possa tradursi in una legge apposita.

LAICITÀ DELLO STATO

Riteniamo imprescindibile che venga riaffermata una volta per tutte, e in modo chiaro, coerente e concreto, che lo Stato è, e deve assolutamente essere, indipendente da qualunque condizionamento di natura confessionale.
Denunciamo il crescente e inaccettabile atteggiamento di ingerenza da parte delle gerarchie vaticane.
Rivendichiamo il diritto a vivere in uno Stato degno della cultura e del pensiero giuridico, politico e filosofico dell’Europa: uno Stato che sia spazio etico di tutt*, in cui la libertà religiosa sia garantita, ma rappresenti una dimensione privata e non suscettibile di condizionare le scelte del parlamento e del governo.
Chiediamo allo Stato di parlare a* cittadin* e non ai soli credenti!
Chiediamo allo Stato di sapere dire di NO alle pretese invasive di una Chiesa sempre più politica e sempre meno spirituale.

AUTODETERMINAZIONE

Riaffermiamo l’insopprimibile esigenza di autodeterminazione in campo affettivo, sessuale e sentimentale. Perché si realizzi il diritto primario di ogni individuo ad essere artefice del proprio destino e a contribuire alla realizzazione della propria felicità, nel rispetto della libertà, della dignità e della felicità di tutt*.


Lotta alle discriminazioni
Uguaglianza giuridica
Laicità dello Stato
Autodeterminazione

Sono questi i quattro pilastri della nostra battaglia politica per la piena e autentica realizzazione del diritto ad essere cittadin* di questa Repubblica: cittadin* nei doveri, e nei DIRITTI!

Open Mind
Comitato provinciale Arcigay Catania
Gruppo Pegaso
A.G.E.D.O. Catania


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