Lo costringono a scrivere “Sono gay”

  

Lui se ne stava seduto tranquillo, sugli scomodi sedili delle Ferrovie Sud Est, non reagiva e cercava di ignorarli, aspettando di arrivare finalmente a casa. Ma loro insistevano, alzando sempre più il livello del dileggio, fino all´episodio del 12 febbraio scorso, che è costato loro una denuncia per concorso in violenza privata, minacce, danneggiamento seguito da incendio e procurato allarme.

Nei guai sono finiti quattro ragazzi, due di 16 anni, uno di 17 e uno di 18, resisi protagonisti dell´ennesima bravata da bulli di provincia. Vittima delle loro persecuzioni, tutte messe a segno durante il tragitto da scuola a casa, un ragazzo di 15 anni, che frequenta lo stesso istituto.

Spesso i cinque, che a scuola non avevano momenti di incontro, all´uscita si ritrovavano nello stesso vagone ferroviario. È proprio lì, alcune settimane fa, che sono cominciati gli scherzi e le battute di cattivo gusto. Il quindicenne, bravo ragazzo, solo un po´ timido, non ha mai reagito agli sfottò. Ed è stato questo forse che ha caricato i bulli al punto da arrivare ad atti persecutori più gravi: il 12 febbraio lo hanno accerchiato e minacciato, con un accendino gli hanno bruciacchiato il giubbotto e poi lo hanno costretto a firmare un foglio su cui avevano scritto "sono gay". Non contenti, hanno preso il suo cellulare e hanno telefonato a sua madre, dicendole che avevano sequestrato il ragazzino e che lo avrebbero rilasciato dietro riscatto di 50 euro.

A quel punto, i suoi genitori, comprensibilmente spaventati, si sono precipitati in stazione e hanno aspettato che arrivasse il treno su cui ogni giorno viaggia il ragazzino. E solo quando lo hanno visto scendere con le proprie gambe, in buone condizioni di salute, si sono tranquillizzati. Ma la paura ha ceduto il passo alla rabbia e alla voglia di giustizia. Preso il figlio per mano, si sono precipitati alla locale stazione dei carabinieri, dove hanno messo nero su bianco tutto quello che i quattro bulli avevano fatto al ragazzo.

Sono quindi partite le indagini dei militari, che si sono basate anche sulle testimonianze degli altri studenti pendolari, spesso presenti alle angherie subite dal quindicenne. Non è stato difficile, allora, identificare i quattro ragazzi, uno dei quali, il diciottenne, è anche ripetente. I bulli appartengono a famiglie per bene, figli di onesti lavoratori, che sono rimasti sorpresi nel sentire il racconto delle bravate. Di loro, ora, si occuperà la procura presso il tribunale per i minorenni di Bari.


  •