L’Hellas, la rete FARE e l’omofobia nel calcio

  

Arcigay, Arcilesbica e il GSI (coordinamento di lesbiche, gay e trans nello sport) hanno chiesto all’ Hellas Verona di onorare il lodevole impegno pubblicamente assunto dalla squadra solo 3 mesi fa con l’adesione alla rete europea FARE contro il razzismo, l’intolleranza e l’omofobia

Abbiamo dovuto constatare con delusione il silenzio imbarazzato e imbarazzante dell’HELLAS di fronte alle nostre sollecitazioni ad assumersi le proprie responsabilità nell’ambito degli impegni assunti con la rete FARE contro il razzismo e l’omofobia.

Omettere il tema dell’omofobia da parte dell’Hellas è sbagliato non perché lo diciamo noi, ma perché questa è esplicitamente ambito di impegno della rete FARE assieme al razzismo. Fare orecchie da mercante non nobilita l’Hellas, né tantomeno FARE che è un’iniziativa seria, come problemi seri sono il razzismo e l’omofobia nel calcio.

Gli antefatti. Il 7 febbraio L’Arena dedica un articolo un quarto di pagina all’iniziativa dell’Hellas e il 9 di maggio un’intera pagina a pagamento in collaborazione con L’Arena ri-pubblicizza l’impegno dell’Hellas con FARE.


Il 20 aprile Arcigay Verona, Arcilesbica Verona, Arcigay Settore Sport e il Gruppo Sciistico Gay Sportivo Veneto mandano una lettera all’Hellas settore marketing chiedendo un atto di impegno concreto
, ovvero la dedica dell’ultimo concorso veronese FARE contro il razzismo al tema dell’OMOFOBIA nello sport, dal momento che la premiazione si sarebbe tenuta proprio il 17 maggio, giornata mondiale contro l’omofobia. Nessuna risposta.

Il 25 aprile gli stessi sottoscrittori mandano una lettera aperta a quattro giornali locali. Nessuna pubblicazione.

Il 6 maggio inviano una seconda lettera all’Hellas chiedendo una piccola iniziativa simbolica il 17 maggio. Nessuna risposta. Tutte lettere interlocutorie, fiduciose e per niente polemiche.

Arcigay e Arcilesbica arrivano dunque al 14 maggio, giornata di lancio dell’iniziativa veronese contro l’omofobia (c’è in ballo anche la campagna nazionale di affissioni “Intollerantianonimi”), e alla conferenza stampa senza aver ricevuto alcuna comunicazione dall’Hellas. Durante la conferenza stampa si esprimono dubbi circa la sincerità dell’impegno della società nell’ambito della rete FARE: dato il trattamento riservato ad Arcigay, dubitare era il minimo che si potesse fare. Si chiede comunque l’impegno ad assumere un’iniziativa: indossare una fascia con triangolo rosa, simbolo delle persecuzioni e delle violenze nei confronti delle persone omosessuali nella storia.

Solo dopo la conferenza stampa, in contemporanea con il primo comunicato alle agenzie di stampa da parte di Arcigay, arriva la risposta dell’Hellas: si scusano per il ritardo e comunicano che il 17 maggio allo stadio lo speaker darà comunicazione del fatto che è la giornata mondiale contro l’omofobia.

A quel punto Arcigay manda un secondo comunicato stampa alle agenzie e dichiara che questo primo passo va bene, ma che l’assunzione di responsabilità è un’altra cosa. Inoltre manda una lettera diretta all’Hellas in cui ribadisce la propria disponibilità a collaborare per assumere iniziative responsabilmente sul tema dell’omofobia, senza alcuna pregiudiziale ideologica da parte di Arcigay.

Questi i fatti. Non c’è stato da parte di Arcigay nessun atteggiamento polemico, pretestuoso o aggressivo nei confronti dell’Hellas Verona, e tanto meno c’è oggi. C’è stato anzi il desiderio di arrivare con efficacia a portare un messaggio a tutti quei gay e quelle lesbiche che dal calcio e dalle tifoserie fuggono per non rimanere schiacciati dall’omofobia che, come il razzismo, è un autentico problema sociale. Purtroppo l’impossibilità di interloquire ha portato ad una polemica non voluta.

Il dossier di Arcigay Verona Pianeta Urano


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