Meister Eckhart e il Libero Spirito

  

Massimo Frana
Meister Eckhart e il Libero Spirito. La mistica della liberazione
Rocco Carabba Edizioni, Lanciano 2009

Meister Eckhart (1260-1328) non fu soltanto uno spirito libero. Egli fu a capo di una “scuola di perfezione” di vita religiosa, che rappresentava nell’area di quel vasto movimento del Libero Spirito, diffusosi al tramonto del medioevo e condannato dal Concilio di Vienne (1311-1312), una delle scuole più alte a cui si accedeva dopo aver superato un lungo e difficile tirocinio all’interno di scuole minori.

Nonostante il carattere esoterico di queste scuole e la condanna delle dottrine del Libero Spirito, nella Vita di Enrico Suso, il principale discepolo di Eckhart, insieme a Giovanni Taulero, e in alcuni testi come I tre ospiti e la buona suora, si possono tuttavia rinvenire chiare tracce delle scuole del Libero Spirito e in particolare di quella di Eckhart, maestro di grande perfezione.

Tra le proposizioni attribuite al movimento del Libero Spirito ed elencate dal Concilio di Vienne, ve n’è una che ha del sorprendente, la settima: «Il bacio di una donna è peccato mortale quando la natura non vi è propensa, mentre l’atto carnale non è peccato, quando la natura vi è inclinata». Era come dire che il rapporto “gay” non è peccato nel momento in cui chi compie un atto carnale con una persona dello stesso sesso, lo fa secondo l’inclinazione della propria natura (agere sequitur esse), mentre il vero peccato contro natura è contrastare le proprie inclinazioni.

Eckhart direbbe che il vero peccato contro natura è l’ipocrisia! Il Concilio di Vienne condannò una simile proposizione, ma si guardò bene dal condannare come eretica la pratica della sodomia, diffusa in particolare tra i Templari, dei quali i padri conciliari proprio a Vienne decretarono lo scioglimento, ma senza cedere alle pressioni di Filippo il Bello che puntava ad una condanna della stessa pratica omosessuale quale eresia.

A spingere Filippo il Bello all’accanimento contro i sodomiti probabilmente non era soltanto una forte omofobia, ma ragioni politiche. Filippo mosse l’accusa di sodomia contro il suo principale nemico: papa Bonifacio VIII, di cui arrivò a chiedere un ennesimo processo a sei anni dalla morte. Ma una condanna da parte della Chiesa della pratica della sodomia quale eresia avrebbe potuto favorire Filippo circa le sue mire sulla corona inglese. La figlia di Filippo, Isabella, aveva sposato infatti Edoardo II, noto per il suo orientamento omosessuale. Edoardo riuscirà tuttavia a dare un primo figlio ad Isabella proprio nell’anno in cui si apriva il Concilio a Vienne, ciò che di fatto vanificava le mire di Filippo.

Certo è che con la nascita degli stati nazionali, e in particolare del primo stato nazionale, la Francia, che in Avignone tra l’altro dava vita al primo esempio di Chiesa di Stato, assume una sua connotazione, sconosciuta prima e moderna, il concetto stesso di ragione di stato, in grado di giustificare la persecuzione delle minoranze o di ogni forma di diversità, come ha ben dimostrato Boswell.

La ricostruzione del quadro storico, in cui Eckhart visse e operò, l’approfondimento della sua vicenda processuale, unica sotto molti aspetti nel medioevo, l’analisi delle auctoritates di riferimento nell’opera eckhartiana, in un percorso simile a quello che dovettero compiere gli inquisitori e lo stesso Giovanni XXII, che condannò con la Bolla In agro dominico scritti e prediche del maestro domenicano come pericolosi ed eretici, ma non condannò Eckhart quale eretico, consente una rilettura per molti versi inedita di questa grande figura di teologo, predicatore e mistico del medioevo.

In particolare, ampio spazio è stato dato alle ascendenze riscontrabili nel vasto progetto culturale eckhartiano, inquadrabile in quello che è stato chiamato dagli studiosi “neoplatonismo domenicano”, e dove evidenti sono gli echi di Agostino e Dionigi l’Areopagita, della dottrina di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, ma anche dei due grandi cistercensi Bernardo di Chiaravalle e Gioacchino da Fiore. Queste due ultime “autorità” costituiscono un fertile humus speculativo su cui fioriscono, in una medesima temperie mistica, Eckhart, il Libero Spirito e i Templari.

Abbiamo definito la mistica di Eckhart una mistica della liberazione, convinti che tutta l’opera eckhartiana ha quale fine ultimo quello di consentire ad ogni uomo, senza alcuna distinzione, di giungere alla piena libertà, in un processo di deificazione, o come sarebbe meglio dire, cristificazione: «Cosa è uno spirito libero? E’ quello che non è turbato da nulla, non legato a nulla, che non fa dipendere da alcunché il suo bene supremo, che non considera in nulla ciò che è suo, che è completamente uscito da se stesso e sprofondato nella dolcissima volontà di Dio. Nessuno può compiere un’opera, per piccola che sia, senza ricevere da ciò la sua forza e il suo potere» (Meister Eckhart, Traktat 2).

Il testo, la cui prefazione è a cura di Elio Matassi, Direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Roma Tre, fa parte della nuova serie della collana “la cultura dell’anima”, ideata da Giovanni Papini e pubblicata da Rocco Carabba dal 1909 al 1938, per un totale di 163 titoli. Nell’inaugurare la collana, l’editore proclamava di non voler contrapporre la collana ad altre simili già esistenti nel panorama culturale italiano dell’epoca, ma intendeva piuttosto “offrire agli studiosi e ai lettori intelligenti cose importanti ma rare ad aversi, sia per la difficoltà della lingua, sia pure per la dimenticanza, sia per la scarsità delle edizioni”. Da sei anni la prestigiosa collana viene ristampata e arricchita di nuovi volumi, tra i quali figura il presente lavoro.

Massimo Frana è nato a Polistena (RC) il 19 maggio del 1968. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in “Teoria e storia della storiografia filosofica” presso l’Università della Calabria. Vive e insegna a Roma e ricopre da numerosi anni cariche istituzionali presso il suo comune di origine.

Ha ottenuto, quale consigliere comunale capogruppo, il 14 marzo 2009 presso il proprio comune l’approvazione all’unanimità di un regolamento contro le discriminazioni sessuali e la dichiarazione di Polistena “comune amico delle persone lgbt” (gayfriendly), primo caso in Italia.

E’ stato direttore di diverse edizioni di Scuole di Alta Formazione, organizzate in Calabria dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. E’ autore di saggi e recensioni a carattere filosofico e pedagogico, comparsi su diverse riviste scientifiche e universitarie. Si è occupato, in particolare, di pensatori, quali Martin Heidegger, Gerhard Ebeling, Friedrich Wilhelm Foerster, Meister Eckhart.


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