World Press Photo premia la famiglia gay

  

MILANO – Ha più di 50 anni ma non li dimostra affatto anzi, il World Press Photo gode di ottima salute e con lui la fotografia documentaria. Il fotogiornalismo è più vivo che mai e più consapevole, offre al mondo contemporaneo la possibilità di esprimersi attraverso linguaggi differenti.

Ne è un esempio straordinario la foto del 2009: l’agente Kole armato e in assetto da guerra, entra in una casa dell’Ohio pignorata per controllare che i proprietari l’abbiano abbandonata. È di Anthony Suau, celebrato fotografo di Time che ha documentato la crisi americana viaggiando da un capo all’altro del Paese negli ultimi sette anni.

GLI ITALIANI – Quest’anno il World Press Photo ha visto la straordinaria partecipazione dei fotografi cinesi e indiani. Una nuova generazione di autori capaci di raccontare il loro mondo. Senza precedenti l’affermazione italiana con ben sei fotografi: Giulio Di Sturco (Grazia Neri), Davide Monteleone (Contrasto), Paolo Verzone (Agenzia Vu), Massimo Siragusa (Contrasto), Mattia Insolera (Grazia Neri), Carlo Gianferro (Postcart).

Alcuni di loro sono sono già stati consacrati con importanti riconoscimenti, altri hanno avuto in questa edizione il loro debutto internazionale.

DI STURCO – Giulio Di Sturco è giovane ma lavora da tanto, si è fatto le ossa in Canada poi ha iniziato a viaggiare. Si è fermato in India e qui ha approfondito la sua ricerca. Ha vinto con un’immagine della settimana della moda a Delhi. Gli ho chiesto da dove è partito, come è arrivato sul palco del del Wpp premiato dal Principe Costantino dei Paesi Bassi. «Ho scelto di fotografare perché non amo parlare anzi, sono proprio negato con le parole. Sono cresciuto a Roccasecca, un paese di 7000 abitanti, volevo conoscere il mondo. Non so stare fermo troppo a lungo in un luogo. Mio padre era fotografo, mio nonno fotografo; non so, mi è sembrato naturale».

DAVIDE MONTELEONE – Davide Monteleone, già vincitore nel 2007 con un reportage sul Libano in fiamme, ha vinto con un lavoro sul Caucaso, terreno della sua nuova esperienza di apolide. Gli chiedo perché proprio il Caucaso dopo tanti anni di Russia. Luoghi freddi, inospitali, difficili. «Ho iniziato a fotografare seriamente trasferendomi a Mosca. Un posto difficile, per nulla accogliente, la sfida che cercavo. Il viaggio era la mia passione, la fotografia lo strumento per giustificarlo. Mi permette di entrare nelle vite degli altri e forse di capire un po’ di più della mia. Il Caucaso è stata una scelta quasi obbligata: dopo gli anni di Mosca continuare a viaggiare nell’ex Imperium era una necessità, avevo imparato la lingua, conoscevo i corrispondenti e quel dedalo di Repubbliche in trasformazione mi sembrava troppo interessante per non andarlo a indagare».

PAOLO VERZONE – Paolo Verzone è torinese. Un giovane simpatico gentiluomo sabaudo. Si è trasferito in Francia dieci anni fa. In Italia le case costavano troppo, mi dice, tanto vale la Francia. E’ arrivato al premio del Wpp con un lavoro su Platini, indimenticata leggenda del calcio d’Oltralpe, uomo scontroso e poco incline a farsi ritrarre. Verzone ci è riuscito, come è suo solito, ed è salito sul podio dei grandi fotografi. Lui ironico come sa essere, mi dice che la fotografia è stata un caso: lui e il suo amico di una vita non trovavano ragazze, passavano le giornate della giovinezza scattando foto. Un giorno si sono accorti che stavano lavorando. «Ho scelto di essere un fotografo e nonostante dubbi e momenti difficili è una scelta che ho rinnovato sempre fino ad oggi».

MASSIMO SIRAGUSA – Massimo Siragusa è il più grande ed esperto. Un insolito reporter che sa raccontare con tecniche impeccabili, ogni volta diverse, il mondo contemporaneo. Vincitore di numerosi premi, ha sempre raccontato l’Italia. Un osservatore capace di cogliere i dettagli che fanno della realtà un mondo fiabesco, quasi irreale, sempre curioso. E’ uno sperimentatore di linguaggi, un precursore di tecniche e di soluzioni estetiche. E’ un visionario, non potrebbe essere altro che un fotografo.

CLAUDIO GIANFERRO – Claudio Gianferro è professionalmente giovane. Ama fotografare, è un piacere farlo, racconta. E’ stato ingaggiato qualche anno fa per realizzare un volume sulle architetture Rom. Entrare nelle case e raccontarli in interni è stato quasi naturale.

MATTIA INSOLERA – Mattia Insolera italiano, si è trasferito in Spagna da qualche anno. Deve aver respirato il vento zapaterista e la vivacità spagnola perché il suo toccante lavoro su una coppia di uomini gay con una bambina adottata è quanto di più naturale e armonico si possa vedere.

Motivazioni diverse, storie personali che hanno in comune l’amore per la fotografia e il coraggio di guardare il mondo per raccontarcelo. Possiamo affermare con un pizzico di orgoglio che se nel mondo la fotografia documentaria gode di buona salute, in Italia è addirittura in forma.

L’APPUNTAMENTO – A Roma dall’8 maggio al 28 Maggio presso il Museo in Trastevere in Piazza S. Egidio 1/ b inaugura la mostra, presentata dal Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali, in collaborazione con Contrasto e la World Press Photo Foundation di Amsterdam. A Milano, sabato 9 maggio 2009 alla Galleria Carla Sozzani, Corso Como 10, inaugura la mostra, curata da Elena Ceratti, presentata dalla Galleria Carla Sozzani con il World Press Photo e Grazia Neri con il contributo di Canon Italia e Tnt Express Italy.

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