A NAPOLI IL GAY PRIDE DEL SUD
Per la seconda volta nel capoluogo campano (la prima fu nel 1996) sfila il movimento lgbtq. Con una parte del Pd e la candidata trans di Rifondazione. In piazza anche i centri sociali, con una piattaforma più ampia, contro il pacchetto sicurezza e tutte le discriminazioni. Distribuiti 10mila preservativi. Ora si vuole portare qui il prossimo Pride nazionale
di Francesca Pilla – il manifesto
La musica è altissima, repertorio anni ’80, va da Splendido splendente della Rettore a Radio ga ga dei Queen, palloncini di tutti colori invadono il centro storico di Napoli insieme alle bandiere della pace, alle paillettes, alle stole di piume, ma soprattutto insieme agli uomini e alle donne del primo Pride regionale in città. «Queste sono le prove tecniche per la possibilità di organizzare la prossima manifestazione nazionale qui, per il Sud, perché per tanti precari e precarie meridionali con la crisi economica è difficile pensare di raggiungere Roma o Genova», spiega abbastanza soddisfatto Carlo Cremone dell’associazione I ken. La sfida infatti è riuscita, la festa già dai primi passi, al concentramento di piazza Bellini, storico luogo di ritrovo per gay e lesbiche, è un brulicare di persone con un bel sorriso stampato. Ragazze che si baciano, trans che chiacchierano tra loro, lustrini, saluti e abbracci fanno da sfondo a una manifestazione che Napoli non vedeva da tempo.
«È bella no?» chiede un giovane in maglietta militare a una napoletana doc che sorride compiaciuta e guarda un ragazzo magrissimo con una minigonna mozzafiato sorretta da un paio di tacchi da 12 centimetri. Mentre sotto lo sguardo di turisti curiosi le transgender si organizzano per prendere posizione al corteo: «Ma i femminelli dove stanno?». Arriva Paolo Ferrero, scortato dai vertici di Rifondazione e da Tommaso Sodano, candidato presidente per la provincia. Le bandiere rosse si posizionano all’inizio del serpentone e il segretario parla alla folla: «La mia presenza è politica perché come Prc condividiamo la piattaforma ma anche la necessità di rimettere i diritti civili al centro dell’iniziativa politica». Al suo fianco c’è Loredana, la trans candidata da Rifondazione a Napoli per le europee, biondissima e senza peli sulla lingua: «Non so se sarò votata – dice – ma mi basta poter parlare con la gente e far conoscere le condizioni di discriminazione in cui viviamo. Un esempio? Se vengo ricoverata non ho nemmeno il diritto di dormire con altre donne, ma devo essere umiliata in una camera con altri uomini».
La polizia è poca, il sindaco Iervolino che aveva promesso la sua presenza all’iniziativa non si fa viva, il governatore Bassolino aveva dato il suo appoggio con una visita al comitato organizzativo, ma il Pd non ha aderito alla manifestazione. Salvo poi partecipare con la presenza dell’assessore regionale Angela Cortese, con i giovani del Pd e diversi esponenti che hanno partecipato a titolo personale. Non poteva invece mancare Paola Concia, lesbica dichiarata, che ha ribadito di partecipare alla manifestazione «come parlamentare del Pd». «Alla manifestazione ha aderito una parte consistente del Pd – ha detto – anche se il Pd dovrà diventare un partito che aderisce al cento per cento. Noi ci stiamo lavorando, adesso ci sono le elezioni e indebolire il Partito Democratico non fa bene a nessuno». Mentre parla viene sorpassata da una ciurma di pirati, con un camioncino travestito da love boat, che non la pensano proprio allo stesso modo. Hanno tutti un occhio bendato di rosa, qualcuno porta anche pistole ad acqua, qualche altro maschera e cappuccio. Sono i ragazzi dei centri sociali che oggi hanno un solo slogan: «Siamo tutti sullo stesso barcone». «Noi non siamo d’accordo con l’appello con cui è stata convocata l’iniziativa – spiega Laura – abbiamo a che fare con un governo che discrimina e identifica come nemico da perseguire, con il pacchetto sicurezza, chiunque sia diverso o più debole, lesbiche, omosessuali o immigrati, noi come recita uno dei nostri striscioni andiamo in direzione ostinata e contraria». I centri sociali, quindi, puntano il dito contro il ministro Carfagna che ha cancellato il sito web ministeriale dedicato, dalla precedente legislatura, ai gay e alle lesbiche: «Un atto che la dice lunga», conclude Laura. Ma il movimento va oltre e si unisce in un ponte virtuale alla manifestazione antirazzista di Roma contro il G8, ricordando il romeno ucciso martedì per sbaglio in un agguato di camorra, alla stazione della funicolare, e che è stato commemorato con uno striscione: «Petru, figlio di una morte minore, ucciso dalla camorra e dall’indifferenza».
Ma al Pride non sono in pochi quelli che hanno rivendicazioni contro le istituzioni e i partiti. In prima fila c’è il partito degli "Impotenti esistenziali", candidato alle europee che ha con se i preservativi per la Iervolino e il presidente Bassolino. «È una festa – spiega Salvatore Simioli, presidente dell’Arcigay – ma non dimentichiamoci che nel campo dei diritti ancora troppa strada deve essere fatta, le discriminazioni esistono e abbiamo bisogno di abbatterle». A spiegarne qualcuna c’è Manlio Converti, medico e gay: «Grazie alla mia professione sono privilegiato – dice indossando un paio di sobrie ali azzurre su una camicia rosa – ma la lotta all’omofobia per noi è ancora una priorità, anche perché è la nostra legislazione a essere omofobica. Agli omosessuali, alle lesbiche, ai trans, vengono continuamente negati i più elementari diritti».
Il corteo nel frattempo è arrivato a piazza Del Gesù dove vengono distribuiti 10 mila preservativi. Per molti è stato un atto liberatorio, anche solo per il fatto di tenersi per mano e baciarsi senza essere osservati, per i sorrisi, per la musica e lo stare insieme. Partono dal microfono alcuni «interventi liberi», «speriamo di poterlo essere anche domani» sorride una ragazza con piercing e cresta viola.