Una storia brutta ha vissuto un epilogo felice

  

Una storia brutta ha vissuto il 23 ottobre 2009 un epilogo felice. La vicenda dell’aggressione subita da due ragazzi omosessuali all’uscita di scuola a Canicattì, in Provincia di Agrigento, si è conclusa ieri con un gesto di pubbliche scuse da parte dei due giovanissimi aggressori.

L’incontro è avvenuto negli uffici del Commissariato di P.S. di Canicattì alla presenza delle famiglie, del Dirigente del Commissariato, Dott. Corrado Empoli, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Canicattì Prof.ssa Manuela Seminatore, del legale dei due aggressori, del Presidente provinciale di Arcigay Agrigento Agostino De Caro e del Presidente di Arcigay Sicilia Paolo Patanè.

La corretta ricostruzione della vicenda; la grande perizia della Polizia nello svolgimento delle sue funzioni di tutela di tutti i cittadini; la vicinanza delle Istituzioni e dei Comuni di Agrigento e Canicattì, quest’ultimo dichiaratosi immediatamente disponibile a costituirsi parte civile, hanno favorito un incontro tra le famiglie e tra ragazzi accomunati dalla giovanissima età e divisi da una vicenda che aveva provocato indignazione e sgomento.

“Abbiamo assistito ad un gesto di grande valore civile e che alla fine rende le due vittime davvero dei giganti”, sottolineano De Caro e Patanè. “Ci siamo resi conto della sincera sofferenza dei due aggressori e dei rispettivi e della volontà di rimediare in qualche modo ad un gesto molto grave, ma la serena volontà degli aggrediti di perdonare e persino di rimettere la querela non era assolutamente scontata, ed ha lasciato in tutti un’immagine di forza e di autorevolezza per le modalità con cui è maturata”.

Arcigay Agrigento ricorda che i ragazzi avevano avuto il coraggio di sporgere denuncia, ma successivamente, di fronte alle corali attestazioni di solidarietà, ed all’avvicinamento tra tutte le parti coinvolte, si sono convinti di poter essere più grandi di quella violenza subita, e che hanno voluto piegare con il loro perdono.

Questa riconciliazione non cancella evidentemente il gesto, ma dimostra la determinazione e la civiltà dimostrata da tutta la comunità e dalle Istituzioni di Canicatti e Agrigento per il modo con cui hanno voluto e saputo affrontare un episodio senza precedenti. Rimangono evidentemente delle sfide aperte, ovvero la necessità che le Istituzioni affrontino attraverso strategie precise ed iniziative concrete , e quindi con adeguati strumenti culturali, formativi ed informativi, quei contesti da cui spesso possono derivare disagi, discriminazioni, omofobia fino a possibili esplosioni di violenza.

Abbiamo visto i quattro ragazzi abbracciarsi con sincerità e forse aprire un percorso nuovo in cui chi ieri ha sbagliato potrebbe, se aiutato a comprendere, diventare un testimone per i diritti civili domani.

La particolarità della vicenda di Canicattì nulla ha a che vedere evidentemente con altri episodi maturati in condizioni differenti, e caratterizzati da dinamiche di chiarissima e brutale matrice omofobica e transfobica, rispetto ai quali continuiamo ad invocare sanzioni reali e severe e l’estensione della Legge Mancino.

Arcigay Agrigento ed Arcigay Sicilia ringraziano:


– il Commissariato di p.s. e in primis il Dirigente dott. Corrado Empoli.
– Il Comune di Agrigento nelle persone degli Assessori Enza Ierna (Ass. Pari Opportunità e Istruzione), ass. Rosalda Passarello (ass. politiche della salute e ambientali), Giacomo Daina (ass. Solidarietà sociale).
– Il Comune di Canicattì nelle persone del Sign. Sindaco Vincenzo Corbo e dell’ass. alla Cultura del Prof. ssa Manuela Seminatore.
– Tutti i comitati italiani di Arcigay, la segreteria nazionale, la presidenza e i responsabili dei vari settori per il sostegno e la solidarietà mostrata.
– L’avvocato dott. Marco Carnabuci, socio della Rete Lenford .
– E tutti coloro che in vario modo hanno manifestato solidarietà e sostegno ai due ragazzi aggrediti e alla comunità LGBT di Agrigento.


Il Presidente provinciale di Arcigay Agrigento Agostino De Caro
Il Presidente regionale di Arcigay Sicilia Paolo Patanè


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