Livorno. Diritti gay, sì alla sede

  

LIVORNO. Si può decidere di chi innamorarsi? No. Non si può scegliere se amare una persona del proprio sesso o del sesso opposto: succede e basta. Ma si può decidere di non discriminare, di rispettare l’essere umano, al di là degli orientamenti sessuali. I componenti della settima e della ottava commissione consiliare del Comune di Livorno si sono riuniti il 1 dicembre 2009 per affrontare il tema.

Bisogna cancellare l’omofobia – è stato detto – e anche Livorno intende dire basta a chi considera gli omosessuali individui da isolare o, ancora peggio, a chi non li considera neppure individui. L’incontro ha messo al centro dell’attenzione dell’incontro alcuni progetti. Primo tra tutti quello di aprire una sede che diventi un punto di riferimento: «Uno spazio che offra aiuto psicologico, legale, medico e dove la comunità gay possa incontrarsi», dice Calogero Cavataio, presidente del comitato provinciale Arcigay Il Faro.

Un’altra idea è puntare alla scuola: «Dobbiamo educare i giovani perché – dice Arianna Terreni, presidente dell’ottava commissione – spesso giungono notizie di atti di bullismo contro ragazzi gay. Gli insegnanti hanno un ruolo molto importante e sono i primi a cui si rivolge il nostro progetto».

La lotta contro l’omofobia sta a cuore a tutti gli schieramenti politici, lo dimostra la presenza dei rappresentanti di sinistra e di destra. A loro si sono aggiunti gli assessori Carla Roncaglia (istruzione) e Maria Pia Lessi (benessere della persona), Giuseppe Bondi (in rappresentanza dell’Asl), il Centro Donna, le associazioni Ippogrifo e Genitori e Amici di Omosessuali (Agedo) e l’avvocata Saveria Ricci, presidente dell’Avvocatura per i diritti dei gay.


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