Spettabili autorità, gentili ospiti, care e cari delegati, abbiamo aperto il nostro tredicesimo congresso nazionale ricordando brevemente il nostro anniversario: 25 anni di storia di Arcigay, la più longeva, radicata, importante associazione nazionale gay italiana. Saluto in questa sala alcuni dei protagonisti di questa storia e che hanno reso Arcigay quello che oggi è: un’esperienza associativa, politica, sociale e culturale straordinaria.
Una storia esaltante ecomplicata, che ha saputo abbattere i muri del pregiudizio e far emergere dalla clandestinità centinaia di migliaia di persone omosessuali. Quando discutiamo tra di noi, dovremmo sempre ricordare che la conquista di uno spazio democratico, aperto, plurale come quello di Arcigay è merito di tante persone,innanzitutto delle migliaia di volontarie e di volontari che in questi venticinque anni non hanno raggiunto successo, popolarità, prestigio personali,hanno fatto di più: hanno costruito quella rivoluzione gentile che ha cambiato l’Italia.
Una storia che è riuscita a penetrare nelle più periferiche aree del paese, ben prima che Internet rendessela relazione, la conoscenza con il movimento lgbt più semplice. La sigla Arcigay l’ho personalmente conosciuta quando l’Unità pubblicò con la collaborazione del gruppo Abele il primo vademecum sull’Aids. Scoprivo allora,un’associazione che parlava e agiva rispetto a un tema dirompente concompetenza, serietà, mettendo in campo, nonostante l’avversità dell’allora ministro della sanità, una straordinaria campagna di informazione, l’unica seria mai condotta in questo Paese.
Una rivoluzione che vive soprattutto nella quotidianità, delle storie individuali, di coppia, collettive delle persone omosessuali che agiscono nella vasta e articolata provincia,nelle grandi città, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei luoghi del divertimento.
Questo patrimonio, questo popolo è qui oggi rappresentato da voi, delegate e delegati al XIII Congressonazionale, ma non si esaurisce in questa sala. Vive e agisce grazie al lavorodi tante altre esperienze organizzate o spontanee, a una rete fitta diassociazioni, luoghi di aggregazione, di socializzazione e di divertimenti. Allostesso modo troppi gay e troppe lesbiche sono ancora lontani dall’averconquistato la loro serenità personale, non hanno ancora preso coscienza delfatto che nascondersi aumenta il dolore e la solitudine.
Arcigay ha fatto tanto, anche seancora non abbastanza. E’ riuscita, insieme al complesso del tessutoassociativo, a cambiare l’opinione pubblica. Ha messo in campo campagnestraordinarie prima sulle Unioni Civili e poi sul Pacs, operato nei territoriaffinché diverse regioni approvassero leggi contro le discriminazioni e latutela delle nostre famiglie, perché Comuni e Province adottassero i Registridelle coppie, strutturato servizi di ascolto e aiuto e molto altro.
Come dimostrano tutte lericerche e sondaggi degli ultimivent’anni, tutte le nostre battaglie hanno lasciato il segno, mutato l’opinionedella maggioranza del popolo italiano. Questo è avvenuto nonostante i numerosie potenti avversari che si sono opposti e continuano ad opporsi, rispetto alpieno riconoscimento della dignità delle persone lgbt.
E il nostro agire ha saputo anchefar cambiare opinioni a personalità come l’attuale presidente della Camera chein passato si lanciò contro la possibilità che gli omosessuali potesseroinsegnare, (sarebbe un vero problema per gli organici) e che oggi si misuranocon serietà rispetto all’omofobia e anche ai diritti delle coppie gay.
Ma che questo paese è cambiato lodimostrano con chiarezza le stesse persone lgbt: in poche migliaia nei primianni ’90 sfilavano ai Pride, oggi in centinaia di migliaia invadono le cittàitaliane dando vita a Pride sempre più popolari, che coinvolgono anche, come ègiusto che sia, tante persone eterosessuali.
Ma gli avversari continuano adabbondare, sono distribuiti in ogni dove, in tutti i partiti, in una parteconsistente delle alleanze parlamentari, delle gerarchie cattoliche, dei poteriforti.
La saggezza dell’amore, lapratica quotidiana e scientifica di conquista delle libertà sono elementi cheterrorizzano, soprattutto in Italia, classi dirigenti sempre più inamovibili,che a differenza delle democrazie mature dell’Occidente, sono incapaci diindividuare strumenti veri di rigenerazione, di mutamento elaborativo e disintonia sociale.
Chi individua solamentenell’interdizione vaticana il muro che da oltre due decenni blocca ogni riformacivile e di libertà, pratica un’analisi riduttiva, che si concentra sulbaluardo più visibile della restaurazione anti democratica e anti libertaria, ma non allarga il suosguardo sull’intera sofferenza di innovazione, che ha determinato una paralisidell’unico e vero progresso possibile: quello che collega riforme sociali a quelle civili, in una impresa che ècomune se si vuole non solo rendere libere le persone omosessuali, ma se siintende accedere ad una visione differente del Paese, così come nel mondointero.
Allo stesso modo voglio salutarechi domani sfilerà a Roma per l’ormai tradizionale manifestazione nazionale diNo Vat. Chi organizza quell’iniziativa raccoglie l’adesione di una parte delmovimento lgbt e va oltre, collega un’area fortemente critica neiconfronti della più stupefacenteanomalia italiana: uno Stato teocratico che pervicacemente si intromette nellevicende politiche e sociali italiane.
Arcigay fa un ragionamento piùampio, ma questo non ci impedisce di comprendere le ragioni e le riflessionialtrui e di ritenere importante la manifestazione di No Vat.
Per ampliare brevemente il puntod’osservazione, ritengo utile rammentare come le parole pronunciate da Obama inoccasione del suo insediamento, e che ora cercano di divenire concretizzazionedi governo, aprono una nuova, ancora incerta, riflessione sui mutamentinecessari.
L’approccio della condivisione,della suddivisione dei compiti, della responsabilità nei confronti dellegenerazioni future rispetto alla salvaguardia del pianeta, dei diritti umani,della libertà individuale e collettiva, della promozione delle culture e delsapere, è il vero terreno su cui si confrontano le culture dell’eguaglianza edella libertà in contrasto con quelle della conservazione, dell’egoismodell’individualismo, delle discriminazioni, della difesa di poteri e diconsuetudini che hanno prodotto enormi devastazioni ambientali, foraggiatodittature e guerre, emarginato popoli e culture. Solo chi oggi si pone l’imperativo che gli altrisiamo noi, individua una concreta strada al cambiamento.
Mettere al centro la vita dellepersone significa rafforzare l’idea di libertà, che oggi non può fermarsi allapure e semplice difesa dell’individualità, che rischia lo scivolamentodell’individualismo, ma si deve porre il tema della complessità delledifferenti aspirazioni oggi in campo, regolarne gli aspetti concreti. E’ lapratica della laicità come strumento che non abbisogna di alcun altro sospettoaggettivo, e che continua ad essere il miglior amico delle democrazie mature,delle società un cui il grado di civiltà è alto, dove lo stesso tenore di vita,capacità di innovazione e sviluppo fanno passi da gigante. Tutto questo non lodice Arcigay, lo sostengono importanti leader politici, intellettuali, studiaccademici.
Come ha ben scritto AndreaAmbrogetti in una sua bella lettera aperta rivolta a questo Congresso, ilcontesto non siamo noi. Noi facciamo parte di una complessa e complicatavicenda storica di un Paese, dove oggi si acuiscono paure profonde rispetto alfuturo, dove si amplia l’oppressione delle persone, dove riprendono forza sponde politiche al razzismo, alla xenofobia,al machismo criminale, alla sopraffazione, alle diseguaglianze sociali.
Dagli operai agli impiegati nelsettore informatico o della ricerca, costretti a salire sui tetti delle lorofabbriche, dei call center, degli istituti di ricerca ai migranti consegnatialla clandestinità più inumana, agli studenti e professori che stanno subendol’ulteriore attacco alla scuola pubblica, siamo completamente immersi in unconflitto sociale, che ha profonde radici nella volontà dichiarata di smontarepezzo per pezzo il sistema delle garanzie, delle regole, della convivenzacivile.
Per fortuna la richiesta digiustizia, di uguaglianza, di libertà non è arretrata, l’indignazione sembrafinalmente ritrovare lucidità e capacità di aggregazione. Ai diversi attorisociali e culturali che agiscono per il cambiamento di questo Paese guardiamocon passione, con sentimenti di coinvolgimento personale e collettivo.
Sentirsi parte di parte, ovveronon isolati, rende più chiaro quale sia la portata dello scontro in atto,allontana puerili sentimenti di autosufficienza o di ripiegamento su se stessi,mette in secondo piano confronti e conflitti sull’organizzazione interna e suimigliori strumenti della gestione amministrativa ed organizzativa, che puresono necessari, ma che non possono costituire la sostanza del nostro dibattito.
Le difficoltà non ci sonomancate, alcune prodotte da incertezze anche di chi parla, altre, mi permettodi sottolineare, prodotte da un quadro di riferimento scivoloso, cui sonovenuti a mancare non cinghie di trasmissione mai esistite, ma certamente spondepolitiche. Il mondo sta prepotentemente cambiando, anche a causa della profondacrisi economica, cui si collega una inedita crisi di senso. Per la prima voltanella storia moderna i figli vivono una condizione peggiore rispetto ai loropadri. In questo contesto l’Italia si presenta sullascena internazionale, guidata da una classe politica auto conservativa,arrogante, egoista, che ha un programma preciso: distruggere il patto diconvivenza disceso dalla Carta Costituzionale e proporre un modello in cui soloi furbi, i forti, i privilegiati, i machisti, hanno una concreta possibilità dicomandare e gestire il bene pubblico, i mass media, le istituzioni.
Questo progetto attecchisce inuna società fortemente delusa, che non ha più solidi riferimenti ideali, chestoricamente non può fare affidamento su uno Stato concreto regolatore deiconflitti ed efficace esempio di efficienza e trasparenza. Questo tumore è dilagato anche dentro lacomunità lgbt, dove nei suoi settori meno politicizzati sono diffusi modelliomologativi, di disillusione, di avversione all’impegno in molti casi collegatoa una forte critica nei confronti dell’intero mondo associativo, percepito comeincapace di ottenere risultati concreti.
E’ inutile doleserne o arroccarsiin atteggiamenti difensivi, non sono le critiche, i conflitti, le autoconvocazioni a doverci preoccupare, sono la rassegnazione e il silenzio chedevono interrogarci. E come sempre accade se l’associazionismo è in difficoltà,altre forme riempiono gli spazi, in molti casi producendo altrettanti errori.Il movimento è necessario, ma è bene sapere che questo movimento non è oggiall’altezza.
Tornando allo scontro in atto nelpaese bisogna dire che il campo cui tradizionalmente ci siamo riferiti, ovveroil riformismo e più in generale delle sinistre politiche italiane, operano inun territorio di devastazioni, oggettivamente incapaci di proporre una concretae unitaria opposizione, ma soprattutto di riorganizzare su base nuoveun’alternativa credibile. E una delle incapacità di fondo si sconta sui valori,sulla stessa idea costitutiva di un blocco sociale moderno, solidale, coerente,capace di proporre una speranza di futuro. Di rispondere al bisogno concreto dilaicità, libertà, solidarietà.
Questa e altre riflessioni, sonostate svolte in questi anni recenti anche dentro Arcigay, in relazione con altri soggetti,primo fra tutti l’Arci, di cui ringrazio qui la presenza del suo presidentePaolo Beni, e ancora pezzi importanti del movimento femminile e femminista,dell’associazionismo studentesco, di quello di solidarietà nei confronti dellepersone migranti, del movimento per la pace, del movimento di lotta contro lemafie.
Temi su cui soprattutto con la nostra associazionesorella, Arcilesbica, con Famiglie Arcobaleno e l’Agedo, è maturata unariflessione comune, che io spero aiuterà, con l’accortezza e il rispetto dovutoa tutte le realtà associative, l’evoluzione del movimento. Questo percorsounitario deve avere successo e poco importa che si chiami federazione, confederazione,coordinamento, ciò che è urgente è comprendere che un tempo si è concluso e chebisogna andare avanti, con proposte nuove, strumenti adeguati, superandoconflitti interni incomprensibili ai più. E’ ora di abbattere il muro tutti ci dobbiamo mettere in discussione,mettendo in conto anche profonde e non indolori mutazioni. Essere coscienti diquesto ci farà fare importanti passi in avanti, e in questo senso esprimo ilmio personale interesse a contribuire affinché sia possibile avviare un nuovopercorso unitario.
Ma prima di tutto è necessariauna più forte Arcigay. Con la straordinaria capacità avuta in questi annirecenti, di un lavoro progettuale puntuale, attento, condotto con sapienza e ascolto, abbiamo reso questa associazionemigliore, capace di aggiudicarsi negli ultimi quattro anni finanziamenti pubbliciper importanti progetti, che hanno coinvolto e coinvolgeranno e formeranno,centinaia di socie e soci, che ci stanno permettendo di evolvere ulteriormentedotandoci di nuovi strumenti informatici e di comunicazione, che hanno datovita a nuove collaborazioni con istituzioni nazionali e locali, avviato unlavoro insieme ad associazioni, movimenti esterni alla comunità lgbt.
Per tutto questo va il mioringraziamento alle persone che hanno composto il gruppo dei progetti e pertutti loro a Riccardo Gottardi, segretario nazionale, che testardamente epuntualmente ha coordinato questo e altri settori, di cui abbiamo ulteriormenteapprofittato mettendogli sulle spalle anche la responsabilità del Pridenazionale di Genova del 2009. Grazie!
Questa attenzione alrafforzamento organizzativo e formativo, che diventa fatto politico etrasformativo del nostro essere è la strada giusta. Non si combatte la crisiculturale, l’assenza di sponde politiche, di concrete evoluzioni legislative,rifugiandoci, e per fortuna non lo abbiamo mai fatto, in un’idea minoritaria,attenta ai nostri problemi, decontestualizzata dalla realtà.
Siamo figlie e figli dellasocietà italiana, e purtroppo nessun luogo è stato risparmiato dallo scadimentoetico e dalla frammentazione sociale e culturale. Mentre imperversa ildisgustoso teatrino mediatico dei gossip, degli scandali sessuali, dellapolitica urlata nei salotti, è chiaro che le persone omosessuali e transessualisono coinvolte, strumentalizzate, uccise, aggredite, messe alla gogna come inuovi mostri.
Ed è bene anche ricordare che ilnostro Paese è sotto il giogo di poteri mafiosi, che in una porzione importantedi territorio spadroneggiano come uno stato parallelo e nell’altra ingrassanograzie agli illeciti affari sostenuti da complicità e connivenze politiche eimprenditoriali.
Vivere nel profondo Sud per lepersone omosessuali e transessuali è complicato, organizzare rispostealternative, socialità e presenza territoriale è difficile e noi lo sappiamobene, visto che per Arcigay la costruzione di una capillare comunità lgbtmeridionale rimane uno dei compiti da completare, anche se negli ultimi anniabbiamo ottenuto risultati esaltanti, commoventi, che sono ben rappresentatidalle centinaia di ragazze e ragazzi giovani e giovanissimi che hanno dato vitaa queste nuove esperienze.
Quest’anno abbiamo unastraordinaria occasione per porre ancor di più l’accento sul fatto che l’Italiaè una e indivisibile, che se il Sud non conquisterà la piena libertà tutto ilPaese continuerà ad essere uno Stato non pienamente democratico. Per questoArcigay sostiene con forza, e sono sicuro saprà dimostrare la sua convintaadesione e partecipazione, il Pride nazionale di Napoli.
All’ondata di omotransfobiaabbiamo risposto con grande coraggio, non fermandoci alla denuncia e all’aiutonei confronti delle vittime. Gay, lesbiche, trans ci hanno messo la lorofaccia, sono andate in Tv su tutti i giornali rifuggendo atteggiamentivittimisti, cogliendo invece l’essenza del problema: l’odio e l’esclusione nonsaranno mai sconfitti fin quando le persone lgbt non saranno per lo Statoitaliano cittadine e cittadini Uguali a tutti gli altri.
Ma dobbiamo fare di più: metterin campo un chiaro, paziente, convincente progetto culturale condiviso ecostruito con le migliori energie sociali e culturali del paese.
E’ urgente, mettere intorno a untavolo, e da tempo ne parliamo soprattutto con l’Arci, tutta l’areaprogressista del volontariato, della promozione sociale e culturale. C’èbisogno di un progetto che nel concreto si candidi a ricostruire il tessutorelazionale e sociale del riformismo italiano. Dal basso, senza indulgererispetto a comprensibili, quanto inefficaci estremismi.
Se il progetto culturale delledestre trionfa è perché un’altra idea dell’Italia non è in campo.
Al nuovo gruppo dirigente diArcigay, che io spero sia alla fine il risultato di una riflessioneunitaria, spetta ora dare gambe a questeidee, prima fra tutte la concreta realizzazione di una comunità lgbt libera,autonoma, coesa, consapevole di poter essere un soggetto sociale rispettato eforte.
Dal 2006 a oggi si sonoconsumati tanti di quei tradimenti,indebite ingerenze, prevaricazioni da parte del centro sinistra che è quasistupefacente che questa associazione e il movimento lgbt siano rimasti inpiedi. Quel distinti e distanti daipartiti, di cui oggi mi sembra che troppo frettolosamente cerchiamoun’attenuazione, segnalava e secondo me segnala bene ancora, non tanto un’ovviadifferenza tra il ruolo di Arcigay e quello dei partiti, ma piuttosto unmessaggio propedeutico rivolto a tuttala comunità lgbt italiana: se vogliamo davvero ottenere dei risultati dobbiamoesser fino in fondo liberi da ogni condizionamento di partito e distanti dallepratiche in cui sono sprofondate troppe formazioni politiche.
Per ora non siamo riusciti,nemmeno in occasione di questo Congresso, a soddisfare questa feliceintuizione, forse siamo ancora troppo condizionati dal confronto interno, ma ènecessario al più presto ritrovare lucidità e serenità.
I partiti sono indispensabilistrumenti della democrazia e tocca alle attuali e future classi dirigenti farlifuoriuscire dal lungo tunnel delle continue e stucchevoli scissioni,ricomposizioni, nascita di nuovi e incomprensibili partitini a vocazionecondominiale. Allo stesso modo toccherà al futuro gruppo dirigente Arcigayrendere più comprensibile la nostra specificità, senza retrocedere su un puntoessenziale: non è compito di Arcigay individuare mediazioni legislative,proporre soluzioni istituzionali, sostenere alleanze politiche, partiti,candidati lgbt. A noi spetta il compito di rendere più consapevole e unita lacomunità lgbt, proporgli insieme a un non facile ma mai quanto necessarioprogetto, strumenti efficaci che la rendano adeguata ai tempi, che la rendanosoggetto sociale che attraversa appartenenze politiche, di età, di reddito e sipropone come interlocutore a tutti i soggetti politici e sociali che operanonella società italiana.
I partiti svolgano fino in fondoil loro compito e speriamo che al loro interno sempre più persone lgbt sifacciano strada, influenzino scelte politiche e idee programmatiche; come già ho avuto più volte occasione didire, questi nostri fratelli e sorelle non sono altro da noi, compionoun’esperienza importante, a volte titanica. E lo dico chiaramente: più persone lgbt sono nei partiti, nelleistituzioni e più tutta la comunità se ne giova.
Faccio i miei migliori auguri disuccesso a Franco Grillini e a tutti i candidati gay che si apprestano aconcorrere nelle elezioni regionali, ritengo qui utile ricordare come da questaassociazione siano emerse figure politiche importanti come quelle NichiVendola, di Sergio Lo Giudice a Bologna, Alessandro Zan a Padova, Enrico Pizzaa Udine, Fabio Omero a Trieste, e nella scorsa legislatura Gianpaolo Silvestri,e del movimento Titti De Simone, Vladimir Luxuria.
E per questo voglio quipubblicamente ringraziare Paola Concia, unica deputata omosessuale dichiarata,che conduce una battaglia parlamentare titanica: da una parte convincere divolta in volta il suo partito della giustezza delle sue iniziative e dall’altraconfrontarsi con un centro destra maggioritariamente omofobo. Dal 10 dicembre èstata di nuovo calendarizzata la discussione su un provvedimento contro l’ omotrans fobia. Speriamo che non si ripeta quello che è accaduto nei mesi scorsiin Parlamento è una vergogna: si è votata la pregiudiziale diincostituzionalità del termine orientamento sessuale, portando comeaccostamento la pedofilia, la zoofilia, le degenerazioni più disgustose dellasessualità maschilista. Ma a mio avviso non bisogna desistere, anzi bisognasostenere ogni sforzo che va nella direzione giusta della piena tutela dellepersone omosessuali e trans.
Non possiamo continuare a tenereil conto, come stiamo giustamente facendo con il nostro report annuale, dellenostre vittime e delle aggressioni. E’ necessario ottenere dei risultati.
Ognuno deve saper svolgere beneil suo compito, quindi, sempre più, dentro Arcigay bisogna superare una sorta di vocazione a proporremodalità e percorsi simili a quelli dei partiti. Non ne abbiamo bisogno,tantomeno ne avevamo bisogno in questo Congresso, ma le decisioni assunte loscorso Congresso e quelle che si assumeranno, sono certo porteranno a unadefinitiva chiarezza rispetto ai ruoli, alle rappresentanze, alleincompatibilità.
Per esser chiari fino in fondo:noi contribuiremo al necessario cambiamento della politica italiana, se saremoin grado di vivere una nostra esperienza sociale e culturale trasparente,coerente con la nostra mission, fatta vivere dalle diverse generazioni presentiin Arcigay, premiando chiaramente l’impetuoso ricambio generazionale di questiultimi anni, a cui mi onoro di averdecisamente contribuito.
Sta nei nuovi comitati compostida giovani e giovanissimi del sud, nelle grandi aree di aggregazioneomosessuale del centro nord, nei comitati piccoli e medi che sono riusciti adesprimere elaborazione culturale e pratica quotidiana straordinaria, la nostravera e unica possibilità di fare quel passo decisivo.
Noi otterremo rispetto da partedella politica, noi conquisteremo i nostri diritti, quando all’immagine diessere una già oggi presente e diffusa comunità si assommerà un’effettivacoincidenza tra azioni del movimento e aspirazioni del popolo lgbt. Le nostregiuste battaglie per il matrimonio civile, la parità di diritti e di doveri, inogni ambito politico, sociale, culturale, economico, per il riconoscimentodella genitorialità omosessuale, per la piena dignità e autodeterminazionedelle persone transessuali, trans gender, intersessuali, o diventano patrimoniodi tutta la comunità o rischiano di risultare sempre più enunciati ideologiciportati avanti da illuminate, ma sempre più sparute avanguardie!
Se la fiducia nei confronti dellapolitica è scarsa, questo ci deve insegnare che non sono praticabiliscorciatoie, ne consolatorie incisive campagne privilegiando altre strade perottenere quello che ancora non è stato raggiunto: la dignità sociale dellepersone lgbt.
Con la preziosa collaborazione diVittorio Lingiardi, di Paolo Rigliano e tanti di altri docenti, psicologi,psichiatri, abbiamo condotto e stiamo proseguendo un’azione culturaleall’interno degli ordini dei medici e degli psicologici, reso evidente quantopericolose siano e anti scientifiche teorie come quelle riparative, promosse,prima in segreto, e oggi sfacciatamente, dalle gerarchie cattoliche.
L’unica malattia culturale chericonosciamo è l’omo trans fobia di cui purtroppo sono affetti anche troppipolitici, commentatori, intellettuali, persone dello spettacolo, molti deiquali si onorano di avere amici gay. Si tratta della solita ipocritasceneggiata all’italiana, da cui dovremmo con più chiarezza e fermezza saperciemancipare: non esistono icone gay, esistono solo persone che esprimonoopinioni di cui si assumono la piena responsabilità, rispetto cui non possono esser fatti sconti dialcun tipo! Per questo hanno fatto bene i volontari del Cig a cacciare ParisHilton dal Borgo, cosi come hanno fatto benissimo i gay e le lesbiche presentia Mucassassina a fischiare Lorella Cuccarini.
Arcigay ha una consolidatatradizione giuridica, che consiglio di non smantellare; in questi anni abbiamocondotto battaglie nei tribunali italiani in difesa di persone aggredite, dicompagni superstiti, grazie all’esperienza e all’abnegazione di avvocati comeDaniele Stoppello e Antonio Rotelli, abbiamo promosso cause per coppie sposateall’estero, per il riconoscimento di singoli diritti. Ricordo tra tutti il casoche è stato depositato alla Corte europea dei diritti umani, della coppiaRoberto Taddeucci Doug McCall che Arcigay segue ormai da alcuni anni.
Ma la via maestra, rimane a mioavviso la puntuale richiesta che il Parlamento faccia il suo mestiere! Vedremonel futuro cosa accadrà, di certo è necessario riprendere con forza, dopoquesti ultimi anni bui di bombardamento trans omofobo, cui abbiamo dovutorispondere con tutte le nostre energie, il tema del riconoscimento giuridicodelle nostre famiglie.
E per far questo abbiamo bisognodi nuovo ampio consenso. Senza il nostro popolo non andiamo da nessuna parte, eArcigay più di tutte deve ricordarlo, deve tenerlo presente, deve farlodiventare il suo primo dovere: è necessaria una grande, vasta, robusta azioneculturale di presa di coscienza collettiva.
E gli esempi non mancano. Per mei germogli dentro Arcigay ci sono tutti, sono lì dove si incontrano centinaiadi giovani nei nostri corsi, nelle nostre sedi, nelle attività di serviziosociale, dei telefoni amici, di consulenza legale, di aiuto concreto e direttodelle persone in difficoltà. E con più forza dobbiamo occuparci del completobenessere delle persone lgbt, che passa dal superamento delle solitudini dovuteetà, tra cui quella anziana per ora non affrontata, alla condizione sociale,alla situazione familiare, all’esperienza formativa, all’isolamentoterritoriale.
E sollecito questo congresso apronunciare parole chiare rispetto a quello che con preoccupazione definisco lanuova emergenza Hiv dentro la comunità gay italiana, di cui dobbiamo sentirefortemente la responsabilità, ma di cui tutto il peso dell’indifferenzacolpevole ricade sulle spalle delle inesistenti politiche dei governi italiani.Arcigay non può e non deve tacere! E credo saranno necessarie decisionistraordinarie, concrete e anche difficili.
E ancora. La doppia emarginazioneche subiscono gli adolescenti e i giovani omosessuali, li rende più esposti efragili rispetto ai loro coetanei eterosessuali. La pratica, le idee, gliincontri e i progetti sviluppati dalla nostra rete giovani, dal settore scuola,sul bullismo omofobo, di ascolto profondo delle inquietudini e delle grandipotenzialità rappresenta per tutta Arcigay un’occasione preziosa di cuidobbiamo ringraziare le nostre socie e i nostri soci giovani e giovanissimi, i responsabilidi questi settori di lavoro, l’intera capacità di analisi e d’azione suimigranti lgbt, sui diritti umani, sulla cultura, sulla memoria. I report avostra disposizione raccontano un impegno collettivo di cui dobbiamo andarefieri.
E permettetemi di esprimere tuttoil mio orgoglio di appartenere ad una associazione che ha sempre guardato al difuori dei suoi confini nazionali, promosso campagne contro le impiccagioni inIran e delle violenze e discriminazioni di cui sono vittime i nostri fratelli esorelle nei paesi teocratici islamici, nelle dittature di tutte le risme ecolori, in quegli stati come la Russia in cui, come in Italia, la chiesa godedi un potere immenso di discriminare e interdire ogni riforma civile. Forseanche per questo Berlusconi e Putin sono così amici!
Questo mio intervento, non havolutamente toccato molte questioni, concentrandosi su quello che personalmenteritengo essenziale: mantenere e ampliare la vocazione popolare di Arcigay.
In questi otto anni da segretario e poi presidentenazionale cui si sommano altri quattro anni precedenti in segreteria nazionale,ho cercato di traghettare la gloriosa Arcigay da collettivo storico un po’incerto dal punto di vista del patto associativo, ma forte nella sua presenzasociale e politica, a moderno strumento di lotta politica e culturaleadeguandolo alle sfide presenti e future. Sono orgoglioso di quanto abbiamoottenuto: raddoppio della presenza territoriale, le entrate di bilanciotriplicate in 6 anni, aumento costante delle iscrizioni, investimento (questoripeto lo ritengo il fatto strategico più importante) nel settore progettualepassando dal 2005 a poche decine di migliaia di euro e oggi a un milione eduecentomila euro, implementazione del nuovo sistema di tesseramento, immissionedi prassi di completa trasparenza organizzativa e amministrativa, tutti datiche i delegati possono consultare nel materiale consegnato loro.
Negli otto anni in cui ho avutoresponsabilità diretti ho viaggiato in lungo e in largo per questo Paese, potendovivere la più bella esperienza della mia esistenza, con una media di circa 250giorni annui in giro per l’Italia, ho potuto, grazie a voi conoscere bene cosaè realmente Arcigay, il movimento, la società profonda italiana. Abbiamorinnovato, costruito la dove non c’era, rafforzato Arcigay pezzo perpezzo, settore di lavoro dopo l’altro.
Dentro la casa Arcigay ognuno puòguardare senza suscitare imbarazzi o scoprire cassetti con doppi fondi, puòcontrollare bilanci, entrate e spese, può conoscere ogni decisione assunta nelpieno rispetto delle regole democratiche. Perché i più esigenti siamo statinoi. Il ruolo di più importanteassociazione gay italiana ci espone e ci esporrà sempre a esami più o menointeressati. Ne sono felice, perché per me non è importante l’esame, ma il suo risultato: lo spirito di servizio, lacompleta pulizia e onestà di tutti i militanti e dirigenti Arcigay.
Da mesi ho prestato attenzione eascoltato tutto quello che si è sviluppato dentro e fuori l’associazione. Hoprivilegiato il silenzio. E’stato un silenzio ristoratore, sereno, che mi hafatto comprendere molto di quello che stava accadendo, più di quanto abbiateimmaginato.
A conclusione di questo miointervento mi rivolgo a voi, delegati e delegate, che avete condiviso la miariforma interna e vi apprestate a fare ulteriori passi in avanti. Mi è impossibile ringraziarvi uno ad uno, una aduna, ma ci tengo qui a ringraziare i componenti del Consiglio e dellaSegreteria nazionale, il Direttore del Circuito ricreativo, ambito su cui èbene procedere con determinazione rispetto alla sua valorizzazione, e conprudenza rispetto a possibili futuri cambiamenti organizzativi, i e lepresidenti dei Comitati provinciali, le migliaia di gay, lesbiche e trans cheho conosciuto in questi anni, che hanno arricchito la mia esistenza.
Ringrazio il Comitato di Perugiaper l’organizzazione di questo importante Congresso, e vi invito a ringraziarea nome di tutta Arcigay Matteo, Fra Fra, Federico e Tommaso: persone essenzialiper l’organizzazione di Arcigay, uno staff professionale e politico senza ilquale noi non saremmo riusciti a rispondere ad una mole di lavoro che negliultimi anni è diventato impressionante. In particolare con Matteo ho condivisoanni di duro e paziente lavoro quotidiano, e potuto apprezzare la sua umanità,la sua dedizione, la sua voglia di mettersi in gioco, con Pegaso, con l’ufficiostampa, con lo sviluppo di contatti e relazioni esterne che sono ora alservizio dell’intera associazione.
Ora questo Congresso muove i suoiprimi passi e in questi tre giorni assumerà decisioni importanti, che sonocerto saranno all’altezza delle sfide. Un nuovo Consiglio Nazionale, un nuovoPresidente, un nuovo Segretario nazionali assumeranno la direzionedell’Associazione. Gli consegno una Arcigay in grado di affrontare cambiamentie mettere in campo nuovi strumenti, di razionalizzare risorse e promuoverenuove energie. Voler bene ad Arcigay significa ascoltarla nel profondo,condividere la passione e la generosità delle sue migliaia di militanti,significa difenderla da indebiti attacchi e allo stesso tempo mettersi semprein discussione.
Significa dare una concretasperanza a tutte le persone democratiche, laiche, libertarie, progressiste,gay, lesbiche, transessuali, trans gender, bisessuali, eterosessuali, italiane,migranti, anziane, giovani, che vogliono un’altra Italia.
Grazie