In Italia si licenzia ancora per omosessualità

  


Arcigay sta raccogliendo le storie di uomini, donne e trans alle prese con le discriminazioni sul lavoro. C’è chi racconta “pensavo sarebbe stato il lavoro della mia vita. Forse in un’altra vita…”

A due sole settimane dal lancio sono più di mille i questionari raccolti da Arcigay per la prima indagine nazionale sulle discriminazioni sul lavoro che coinvolgono gay lesbiche e trans: Io sono, io Lavoro. «È un numero importante, ci aspettavamo di raccogliere in un mese almeno 600 questionari ma l’averne raccolti oltre 1000 ci consentirà di offrire dati più significativi di un fenomeno vasto e sconosciuto. L’invito a tutti, discriminati e no, è quello di rispondere al questionario on line sul sito www.iosonoiolavoro.it», spiega il responsabile della ricerca Michele Giarratano.

Gay.it – In Italia si licenzia ancora per omosessualità«Ci piacerebbe avere più questionari di donne e trans, e di cittadini delle città di Genova, Firenze e Catania perché queste sono le tre città pilota scelte come campione rappresentativo sul territorio nazionale». La ricerca consentirà finalmente di avere informazioni chiare sull’estensione e l’articolazione del fenomeno che terrà conto di tutte le componenti della comunità lgbt, sia dei lavoratori che dei non-lavoratori, con qualunque tipologia di contratto. Dati alla mano si potranno implementare e attuare, anche in collaborazione con le Istituzioni, strategie utili alla riduzione della discriminazione.

La raccolta dei questionari, e di storie di discriminazione a gay lesbiche e trans, si concluderà il 15 maggio 2011 e Gay.it è in grado di anticipare alcune tra le storie di discriminazione raccontate da coloro che hanno già compilato il questionario.

È a lieto fine quella di Giovanni, che lavora in una piccola ditta di un piccolo paese: “All’inizio giravano battute che mi facevano star male. Non ci pensavano, per loro era normale. Dopo qualche settimana mi sono detto che o me ne andavo o dovevo dire qualcosa. Gliel’ho detto che secondo me sbagliavano, che mi ferivano. Hanno capito e si sono scusati. Non è stato facile ma ne è valsa la pena. Sono fortunato”.

E le “battute” sui gay nei luoghi di lavoro sono molto, troppo comuni. Salvo dice: “Lavoro in un contesto molto stressante: confusione, litigi, ansia… Solo che quando si incazzano con gli altri, si riferiscono alle cose che non vanno del loro lavoro; quando si incazzano con me, mi deridono per la mia sessualità”. Carla aggiunge: “Sinceramente volevo fare un lavoro diverso da quello che faccio adesso. Mi hanno però detto che una come me là avrebbe fatto una brutta fine: è un ambiente tutto maschile, gli scherzi sessuali sono pesanti. Mi spiace… credo che sarebbe stato veramente il lavoro della mia vita. Forse in un’altra vita…”.

Il problema della transessualità emerge con decisione dalle parole di Silvia: “Vesto abiti femminile ma non sono operata: la mia carta d’identità, e quindi anche il mio cartellino di riconoscimento, riporta ancora il mio nome maschile. Mi prendono sempre in giro”.

In Italia poi, si licenzia ancora per omosessualità. È il caso di Michele: “Il mio datore di lavoro ha scoperto che facevo la drag queen nel weekend. Mi ha detto che non potevo andare avanti così, che gli portavo un cattivo nome al negozio. Mi ha licenziato”.

Gay.it – In Italia si licenzia ancora per omosessualitàMa c’è spazio anche per luoghi di lavoro inclusivi, come nell’esperienza di Francesca: “Io in ufficio sto bene, il clima è buono. Sono dipendente di un ente pubblico e mi sento tutelata. Molte colleghe sanno di me. Ci rispettiamo. Però quando la mia compagna è malata, se voglio stare a casa per prendermi cura di lei sono obbligata a prendere ferie. Secondo me questa è una discriminazione”.

I dati raccolti da Arcigay saranno diffusi a partire da fine giugno 2011 e promettono di dare un contributo reale a migliorare il futuro di gay, lesbiche e trans.


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