Omofobia, Carfagna sfida il Pdl

  

ROMA. Un «errore» non votare la proposta di legge contro l’omofobia da parte del Pdl che ha «perso un’occasione». È l’affondo diretto del ministro Mara Carfagna al suo partito.
Perché ieri il Pdl in Commissione giustizia della Camera ha sonoramente bocciato la proposta di legge contro l’omofobia. Così la Carfagna si ribella guidando in testa una serie di reazioni politiche sconcertate di fronte alla totale chiusura della maggioranza. Quella del governo è una «marcia indietro inaccettabile» tuona Dario Franceschini, Pd, mentre un’infuriata Paola Concia (relatrice del provvedimento) esce dall’aula urlando «vergogna» all’indirizzo del centrodestra che «ha detto “no” a una battaglia di civiltà».
L’appello lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella giornata mondiale contro l’omofobia (17 maggio) e la scelta non casuale di calendarizzare la votazione in Parlamento nel giorno successivo, non hanno evitato al testo unico che prevede un inasprimento delle pene nel caso di violenze nei confronti di persone omosessuali o transessuali, di essere respinto con 26 no e 17 sì. Contro hanno votato Pdl, Lega e Responsabili. A favore Pd, Idv e Fli. Divisa l’Udc: voto contro Luisa Santolini e Roberto Rao, astenuto Lorenzo Ria. La prima a reagire al termine della conta dei voti è Mara Carfagna. Il ministro per le Pari opportunità, non è nuova a strappi con il suo partito, in passato non ha esitato a sventolare le sue dimissioni sotto il naso di Berlusconi e quando si tratta di criticare il Pdl non le manda certo a dire.
«Il Popolo della libertà col voto di oggi (ieri, ndr) in Commissione, ha perso una occasione – sbotta la ministra -. Il testo, infatti, non prevedeva il reato di omofobia, ma introduceva aggravanti per i reati commessi a scopo discriminatorio. Si tratta di una norma di stampo europeo». E poi annuncia la prossima presa di distanza dal Pdl: «Io voterò a favore del provvedimento non appena arriverà in aula». La proposta infatti, su richiesta del Partito democratico è tornata al testo originario di Antonello Soro (Pd), e sarà esaminata dall’aula il prossimo 23 maggio, entro questa data dovranno essere presentati gli emendamenti.
Ma la bocciatura brucia di più perché, secondo il centrosinistra, ma anche per Fli che interviene per bocca di Flavia Perina, è la dimostrazione che le tante dichiarazioni di solidarietà che scendono a pioggia dagli scranni del Parlamento quando avvengono aggressioni fisiche o verbali a danni di omosessuali (vittima la stessa Paola Concia e la sua compagna), sono «fasulle». «Siamo gli unici a non voler contrastare il reato di omofobia che invece viene punito in mezza Europa» ribadisce la Concia. Bolla il voto di ieri come segno di «inciviltà e incultura» Nichi Vendola (Sel), mentre cresce l’indignazione da parte di associazioni quali Arcigay ed Equality. Attraverso Carolina Lussana la Lega motiva il suo no tirando in ballo la «costituzionalità della legge». Ora, il futuro della legge contro la violenza omofobica è legato a filo doppio all’aula di Montecitorio che lo discuterà lunedì prossimo. E l’associazione radicale “Certi diritti” ha già annunciato per il pomeriggio del 23 maggio un sit-in davanti al Parlamento.


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