Torino. Gay pride, sfilano in 25mila cori contro la Lega e Cota

  

di SARA STRIPPOLI

C´è un pezzo di politica del centrosinistra e pure un esemplare raro del Pdl: il consigliere regionale Fabrizio Comba con la moglie. L´aspirante assessore alla cultura Luca Cassiani, consigliere Pd, balla davanti allo specchio deformante con la scritta in rosa «specchiarsi e riflettere» e qualcuno gioca ad immaginare se arrivasse anche Piero Fassino, trasformato di colpo da filura a ciccione. Donata Canta, responsabile della Camera del lavoro della Cgil guarda la sua invenzione con orgoglio : «Questo specchio annulla tutte le differenze. Non è stato facile realizzarlo, ma siamo davvero soddisfatte». Il minimo comun denominatore del Pride 2011 (diecimila partecipanti per la questura, venticinque per gli organizzatori) è la voglia di festa e di protesta. L´ennesimo segnale che arriva da Torino, caput mundi della rinascita.
Non è un caso che le giovani cheerleaders che aprono il Pride torinese indossino un vestitino verde. «Dobbiamo riappropriarci del verde monopolizzato dalla Lega. È il colore della speranza, non della Padania», spiega Graziella Porro, voce notissima della vecchia Radio Reporter torinese che guida la coreagrafia delle ragazze. «Quanto dista il Piemonte dall´Europa?» urlano quelli del coordinamento del Torino Pride. «Una Lega», replica in coro il corteo. Attacchi equamente distribuiti fra governo, per la legge sull´omofobia, e Regione. In piazza Castello, a pochi passi dal Palazzo, il bersaglio è il governatore: «Cota Cota, dove sei? Scendi giù, manchi solo tu». Sul carro dell´Arcigay il cartellone della Ru 486: «Le donne devono poter scegliere».Troppo recente lo scotto del mancato patrocinio al festival gay perché la protesta non entri nel carnet della manifestazione: «Il diverso è pace e amore. Diciamolo al governatore che non dà il patrocinio al nostro festival». Giovanni Minerba, che del Festival è il fondatore, sfila in prima fila.
Non è un caso neppure che fra i partecipanti, accanto ad Enzo Cucco del coordinamento Torino Pride, ci sia il presidente dell´Arcigay nazionale Paolo Patané. Il suo è un inno a Torino: «Questa è la città più europea d´Italia. Torino produce pensiero, ed è diventata simbolo dell´unità del Paese e dell´unità d´Italia. Di qui sono partiti i primi segnali che quel castello che sembrava granitico si può sgretolare». Per il Pd Andrea Benedino aggiunge: «Torino è come Eataly e come l´Ikea. È aperta a tutte le famiglie». Piero Fassino manda un saluto, impegnato a Milano come testimonial di Pisapia e dei candidati del centrosinistra al ballottaggio. Fa le sue veci, con la fascia tricolore da sindaco l´assessore uscente alle pari opportunità Marta Levi: «Ho aperto la mia attività con il Pride nel 2006, la chiudo con il Pride 2011». In piazza anche Lucia Centillo e le parlamentari Anna Rossomando e Magda Negri, il consigliere regionale Mauro Laus e la capolista della lista Pd per il Comune Fosca Nomis, ancora incerta sul suo futuro. Silvio Viale cammina in giacca e cravatta dietro lo striscione dell´Associazione Adelaide Aglietta: «Sono il consigliere più anziano in Sala Rossa, devo essere sobrio», scherza. Per Sinistra e libertà Monica Cerutti e Marco Grimaldi.
Tutto il resto è festa e colore, coriandoli e piume. Pietra tombale sulla trasgressione assai più ardita di un tempo ormai lontano. Molte Platinette, una provocante tunica a rete con conchiglia con strass a coprire le parti intime, senza dubbio la mise più fotografata, i soliti boys in slip, belle conigliette che non passano inosservate. Con il tramonto la festa invade corso Cairoli. Balli e musica fino a notte fonda.


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