Trieste. Contestata da Arcigay la settimana liturgica

  

Ieri, 22 agosto alle 18.30 a Trieste, in occasione della presenza del card. Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, per l’apertura della 62^ Settimana Liturgica Nazionale, abbiamo organizzato una flash mob sul tema dei diritti delle persone LGBT, delle libertà personali e per denunciare le posizioni anacronistiche della Chiesa Cattolica.

A prescindere dall’orientamento sessuale e dalle credenze religiose o meno di ciascuna/o di noi, ci siamo baciati per rivendicare il diritto di vivere la propria affettività senza il peso dello stigma e senza discriminazioni.

Con questa azione abbiamo cercato di rimettere al centro del dibattito pubblico e politico la questione dell’omofobia presente nel nostro paese e del pesante vuoto legislativo in materia, condizionato dalle posizioni vaticane, passivamente accolte da una parte della classe politica.

Erano presenti più di 150 persone che si sono scambiate baci gay e lesbici di fronte ai rappresentanti della Chiesa: preti, suore, arcivescovi e cardinali. Baci che chiedono libertà, diritti, tutela di fronte alle violenze omofobiche.

Bandiere, manifesti e striscioni hanno ricordato la grande responsabilità della Chiesa cattolica nell’alimentare l’omofobia, quando ad esempio afferma che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale o quando si è opposta in sede ONU alla depenalizzazione universale dell’omosessualità. Ricordiamo che nel mondo più di 80 paesi condannano le relazioni tra donne o tra uomini, mentre 7 prevedono la pena di morte.

Nel corso degli interventi al megafono è stato ricordato che nel nostro paese la Chiesa si oppone dichiaratamente, e purtroppo con successo, ad una legislazione che preveda il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, relegando l’Italia agli ultimi posti nell’Unione Europea

Siamo stati felici di constatare come a questa manifestazione abbiano aderito persone eterosessuali a dimostrazione del fatto che “i diritti sono di tutte/i o non sono”, come vuole l’articolo 3 della nostra Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.


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