Grosseto. «Troppe divisioni, occasione persa»

  

di LORENZO SANTORELLI
GROSSETO. Un’occasione persa per Grosseto scaturita dai tatticismi che tarpano il centrosinistra grossetano. E’ intrisa di rammarico e risolutezza la presa di posizione dell’Arci grossetana sulla bocciatura in consiglio comunale della mozione presentata da Sel per l’istituzione del registro delle unioni civili.
«Grosseto ha perso un’occasione per approvare una mozione che, diversamente da quanto accaduto in passato, non si limitava a enunciazioni di principio e non aveva fini strumentali – dice il presidente del comitato provinciale Sensi affiancato dai membri della presidenza Betti e Nucci – per questo noi la riteniamo condivisibile, anche da quelle forze cattoliche che sostengono la maggioranza». Il riferimento ad Udc e Api è solo una parentesi rispetto al vero bersaglio delle critiche, il rapporto tra la coalizione di maggioranza e la sinistra. In particolar modo tra Sel, che siede all’opposizione e aveva presentato la mozione, e il Pd che, tra astenuti e contrari, aveva votato favorevolmente con solo due consiglieri su dodici. «Noi ci sentiamo come la casa comune del centrosinistra e soffriamo di questa frammentarietà tra le nostre rappresentanze. Non esprimiamo valutazioni sui singoli partiti ma non possiamo fare a meno di notare che, per motivazioni tattiche, non si è voluto nemmeno approfondire una questione che a noi sta molto a cuore». L’Arci denuncia un deficit di dialogo nel centrosinistra e si propone di offrire i suoi spazi per colmare il vuoto. «Sediamoci attorno ad un tavolo e affrontiamo nel merito l’argomento. La mozione non voleva agire al posto della legislazione nazionale certificare e rendere pubblico lo status giuridico delle coppie di fatto». Se è chiara la posizione dell’Arci in quanto associazione, non altrettanto si può dire a riguardo di Simone Bartolini, membro del direttivo che è stato eletto consigliere comunale tra le fila del Pd e non ha preso parte alla votazione sulla mozione. «Fermo restando che Bartolini è autonomo rispetto all’Arci, la sua scelta non è in linea con quella dell’associazione. Non neghiamo che questo possa suscitare un certo imbarazzo ma riteniamo che, da parte sua, si sia trattato più che altro di ingenuità». L’Arci prende le distanze anche da un’altra sua costola, l’Arcigay, «è parallela nelle battaglie ma non c’è rapporto di dipendenza», dopo la pubblicazione su alcuni social network delle facce e dei nomi dei consiglieri comunali evidenziandone il “comportamento” durante la votazione. «Sembra una lista di proscrizione, somiglia al “metodo Boffo”».
Anche l’Italia dei Valori, che pure è in giunta, si è mossa con i vertici regionali per biasimare quanto accaduto. «La difesa della laicità e delle libertà individuali deve essere un cardine imprescindibile del nuovo centrosinistra» dice Alessandro Cresci.


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