Bagarre sui gay nella consulta della famiglia

  

di ROSARIO DI RAIMONDO
Due associazioni rappresentative del mondo omosessuale, Agedo e Famiglie Arcobaleno, potrebbero entrare a far parte della Consulta per la famiglia del Comune di Bologna. La proposta ha però scatenato una bagarre politica che da Palazzo D´Accursio è arrivata fino in Regione, con il centrodestra compatto nell´opporsi a questa decisione che secondo alcuni «va contro lo statuto» e non rispetta la famiglia «tradizionale».
L´ennesimo muro contro muro nasce martedì sera, durante una riunione a cui hanno partecipato l´assessore al Welfare Amelia Frascaroli, il presidente della Consulta Pasquale Caviano (Idv), i rappresentanti delle famiglie e due nuovi invitati: Flavia Madeschi di Agedo (famiglie con figli omosessuali) e Ilaria Trivellato di Famiglie Arcobaleno (che riunisce i genitori omosessuali). «Siamo stati invitati per presentarci e spiegare per quale motivo vorremo far parte della Consulta – racconta Madeschi -. E anche per dire che oggi le famiglie sono tante e diverse». Qualcuno «com´era prevedibile, ha storto il naso, la parola “gay” dà ancora fastidio. Ad ogni modo sarà il Consiglio comunale a decidere».
Ecco, proprio su chi debba autorizzare l´ingresso delle nuove associazioni il mondo politico e la stessa Consulta si spaccano a metà. «Spetta al Consiglio decidere – assicura la Frascaroli -, visto che questi sono organi consultivi». L´assessore ammette anche che qualcuno, martedì sera, non era molto convinto della proposta: «Ma le discriminanti sono cadute immediatamente. Io mi rifaccio all´articolo 3 della Costituzione: vanno abbattute le barriere che propongono delle diversità. La Consulta serve da antenna al Consiglio comunale: più largo è il contenitore, meglio è».
Non è mica così semplice. Secondo alcuni esponenti cattolici che ne fanno parte, la decisione spetta alla Consulta stessa, che ha un proprio statuto. Così la pidiellina Valentina Castaldini, presidente della commissione Affari generali, annuncia un´indagine: «C´è qualcosa che non va nel procedimento, chiederò un parere formale». Non solo, la berlusconiana vuole «capire qual è oggi il ruolo della Consulta, oltre a quello di fare propaganda politica». Marco Lisei, capogruppo Pdl, denuncia «l´impostazione culturale che vuole legittimare come famiglia anche quella omosessuale». Manes Bernardini, Lega Nord, si dice «stupefatto» mentre piccata è la reazione della consigliera regionale Udc Silvia Noè: «Se la Frascaroli cita la Costituzione, bisogna che parta dall´articolo 29, che definisce chiaramente cos´è la famiglia». Le risponde Franco Grillini (Idv): «La società è fatta da una numerosa e multiforme varietà di famiglie che hanno i medesimi bisogni delle famiglie tradizionali». Favorevole il capogruppo Pd in Comune Sergio Lo Giudice («Il confronto può arricchire il dibattito») mentre Emiliano Zaino, presidente di Arcigay Bologna, scherza: «Persino l´Istat, con l´ultimo censimento, ha capito che non esiste solo la famiglia “tradizionale”. Il centrodestra ancora no».


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