L´altolà di Arcigay “Non ci basta, vogliamo subito il matrimonio per tutti”
di ZITA DAZZI
«Milano deve far scuola in termini di rispetto», dice l´assessore Pierfrancesco Majorino, e impegnarsi in una road map che porti in tempi brevi al registro delle unioni civili. Il modello a cui rifarsi è quello torinese, che è aperto alle coppie etero e omosessuali, e prevede un trattamento non discriminatorio rispetto alle coppie sposate, in tutte le materie di competenza comunale. Dai punteggi per ottenere un posto al nido per i figli a quelli per avere la casa popolare, dal campo sanitario fino ai trasporti pubblici. La formula sarà molto simile a quella del regolamento comunale fatto sotto la Mole dal sindaco Chiamparino: «L´ufficio di anagrafe deve rilasciare un attestato di famiglia anagrafica alle unioni civili basate su vincoli affettivi, attestato che serve solo per gli usi necessari al riconoscimento dei diritti e benefici previsti da atti e disposizioni dell´amministrazione comunale».
Il percorso per arrivare a istituire il registro è iniziato nella prima seduta congiunta delle commissioni Affari istituzionali e Pari opportunità, nella quale sono stati ascoltati i rappresentanti di una decina di associazioni di gay e lesbiche. Sono stati loro a spiegare i problemi quotidiani per l´accesso a agevolazioni e servizi riservati alle famiglie “ufficiali”. Il presidente di Arcigay, Marco Mori ha spiegato che avere un registro milanese non sarà che una tappa per arrivare a una legge nazionale: «Il registro non mi basta: chiediamo il matrimonio civile». I presidenti delle due commissioni comunali, Marilisa D´Amico del Pd e Anita Sonego della Federazione della sinistra, vogliono arrivare per la primavera, al massimo l´estate, ad istruire una delibera che sarà portata in consiglio comunale per istituire il registro con una modifica del regolamento dell´anagrafe. «La speranza è che si riesca a fare un percorso condiviso con le forze dell´opposizione – spiega la D´Amico – l´amministrazione Pisapia non vuole togliere niente alle famiglie tradizionali né sminuirne il valore sociale, ma solo allargare lo sguardo alla realtà della società che comprende unioni legate da vincoli affettivi che non vengono discriminate solo perché non sono riconosciute legalmente». Replica il consigliere Pdl Matteo Forte: «È chiaro che non stiamo parlando del riconoscimento di comunità affettive, ma di un fatto ideologico e di un obiettivo politico chiaro, il matrimonio civile, anche se non compete al Comune». Majorino lo smentisce: «Non è vero. Faremo anche un centro comunale contro le discriminazioni per sconfiggere la logica dell´indifferenza dall´alto».
“Sul registro delle unioni civili Milano dovrà fare scuola”
Questo articolo è stato scritto il 6 novembre 2011.
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