È aperto anche agli etero, si compone di voci miste e martedì si presenta nella sede dell’Arcigay. Esperienza molto diffusa negli Usa
cori gay di Alberta Pierobon
PADOVA. Negli Stati Uniti ce ne sono tanti e da tanto tempo; in Europa pure, per fare un esempio solo a Francoforte ce ne sono tre. In Italia invece, quello che sta nascendo adesso a Padova è il terzo. Trattasi di un coro gay che si chiama “Canone inverso” che sta a significare una composizione con una particolare scrittura contrappuntistica, «ma vuole assumere in questo contesto un significato più accattivante e provocatorio: un gruppo di persone che condividono, oltre a un orientamento sessuale, la passione per la musica e il canto; un coro, una rappresentanza musicale della comunità Lgbtq per diffondere l’amore per la musica, contribuendo anche ad abbattere stereotipi sociali e culturali di triste memoria».
Questo spiega Michele Castellaro, 27 anni, che studia infermieristica, ha cantato per cinque anni in un coro di musica antica e suona il violoncello. Insomma, trattasi di un coro gay dove gli etero sono i benvenuti, se condividono la causa dei diritti degli omosessuali.
Martedì 26 febbraio è in programma la presentazione ufficiale di “Canone inverso”: sarà alle 21 nella sede di Arcigay in corso Garibaldi 41. Sono attesi tutti coloro che hanno interesse per il progetto o anche solo curiosità e vogliono saperne di più.
Per adesso il coro ha già una ventina di adesioni, tra uomini e donne, la maggioranza è composta da gay ma ci sono anche esponenti etero, va da sè in netta minoranza. Le prove saranno una volta alla settimana, e il giorno verrà deciso collettivamente. La sede sarà quella dell’Arcigay in corso Garibaldi e l’orario serale. I maestri sono due, uno con l’incarico di preparatore vocale (Aurelio Schiavoni), l’altro di maestro di coro (Roberto Cozzarin).
Per entrare a far parte della formazione non è richiesta esperienza pregressa ma invece sono richieste volontà e passione. Il repertorio sarà scelto in base al tipo di formazione che salterà fuori, sia numericamente che come qualità vocali. E anche in base ai gusti e ai desideri dei partecipanti. «Penso che andremo verso un repertorio misto» spiega ancora Michele Castellaro «ma non banale. E’ un’iniziativa nuova, la nostra, e vorremmo puntare sulla qualità».
In Italia ci sono altri due cori gay, uno a Roma (Roma Rainbow choir) ed è misto e uno a Bologna (Komos) solo maschile, ma entrambi sono solo gay. Volendo mettersi in contatto con il promotore dell’iniziativa, scrivere [email protected]