Nuoro, catena umana contro l’omofobia

  

di Valeria Gianoglio
NUORO «Professoré, io la voglio fare comunque, l’interrogazione». La risposta più forte e meno scontata, alla bufera sui liceali gay nuoresi offesi e messi alla berlina su Facebook, arriva ieri mattina al Liceo classico Giorgio Asproni poco dopo il suono della campanella. Ed è lontana anni luce dal caos che si scatenerà di lì a poco, tra telecamere, microfoni, commenti inviperiti on line, rabbia, indignazione e prese di posizione che arrivano da mezza Italia. Una catena umana attorno all’istituto lunga quattrocento metri e fatta di liceali che indossano magliette bianche con scritte contro l’omofobia. Un vero inno alla tolleranza presentato senza troppi fronzoli nel cuore di Nuoro, a pochi passi dal municipio e dalla questura, sotto gli occhi increduli di passanti, automobilisti e impiegati indaffarati. Ma la risposta più semplice e discreta la dà uno degli studenti presi di mira in rete. «Professoré – dice ieri alla sua insegnante di Lettere – non mi interessa cosa sia successo ieri, io l’interrogazione la voglio fare lo stesso». E così, finisce con un bell’8 e mezzo in letteratura italiana, il caso che più negli ultimi mesi ha fatto discutere Nuoro e adesso anche mezza Italia, riaccendendo vecchie polemiche e portando alla luce un problema che è sempre esistito: quello dell’omofobia e dell’intolleranza. «Professoré, io la voglio fare, l’interrogazione», dice il giovane liceale. Alla faccia di chi, qualche ora prima ne aveva descritto, in modo vile e protetto dall’anonimato di una pagina Facebook, le preferenze sessuali, le frequentazioni, i desideri più intimi. Comincia da un’interrogazione, dunque, la mattina più lunga del Liceo Asproni. E prosegue con un miscuglio complicato di rabbia, dolore, e una prepotente voglia di reagire. Un desiderio così grande che è capace di trasformare i corridoi del liceo in un’unica grande affollata piazza, pronta a gridare contro l’intolleranza. Alle 11.30, l’androne centrale è una moderna agorà che tuona slogan, che sforna striscioni, che produce magliette con scritte che trasudano libertà e amore per il prossimo. C’è chi esce dalla propria aula sfoggiando con orgoglio una maglietta candida con la scritta: “Sono ebrea, comunista, gay, nera, donna”. C’è chi finisce di dipingere su una vecchia felpa una celebre frase dell’autore latino, Terenzio: «Homo sum, humani nihil a me alienum puto». C’è chi, in modo più provocatorio, indossa in coppia con una compagna di classe, una T-shirt con la frase “Noi due stiamo insieme, e allora?”. C’è anche chi, come un altro studente della scuola che con grande intelligenza non ha mai nascosto la sua omosessualità, si muove tra gli anditi dell’istituto circondato, come sempre, dall’amicizia dei suoi compagni. «Con i miei a casa – dice – non ho mai parlato apertamente della mia omosessualità, con i compagni di classe non ho mai avuto alcun problema, anzi. Certo, a volte fuori ci sono le occhiatine, le frasette buttate là, ma io tiro avanti». Poco dopo, la marea di studenti del liceo Asproni decide di sfidare la pioggia battente e varcare il portone, per fare quello che nessuna scuola del Nuorese, in casi simili, è stata mai capace di fare: portare in piazza il problema e non nascondere la testa. Il risultato dell’operazione-trasparenza è sotto gli occhi increduli dei tanti nuoresi che passano nel centro della città. Una catena umana di 400 metri che circonda come un immenso abbraccio un istituto che ha sempre fatto dell’apertura mentale il proprio baluardo e che tutt’ora continua a difendere con forza certi valori. Il resto, il contorno di una mattina che vale più di mille lezioni, sono i commenti, le prese di posizione, gli interventi che piovono dall’isola e dal resto d’Italia. Tra chi plaude al coraggio dei ragazzi dell’Asproni e alla loro reazione decisa contro i pochi intolleranti, e chi chiede regole più severe per i social network. Le chiede, per esempio, il garante della privacy: lo dice il presidente dell’autorità per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, nuorese, ex parlamentare. «Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi – dice Soro – a frequentare le piazze mediatiche senza nuocere a loro stessi e agli altri. Il garante per la privacy avverte forte l’esigenza di unire gli sforzi nel garantire il rispetto di ognuno di noi, a partire dai più giovani». Ma sul caso Asproni interviene anche l’Arcigay nazionale che plaude alla «reazione corale di condanna degli studenti». «È questa – dice il presidente Flavio Romani – la risposta migliore». Anche il Mos, il movimento omosessuale sardo è vicino agli studenti dell’Asproni. «Ci complimentiamo con il preside, con gli studenti e con la scuola – scrivono – per la condanna del fatto e la pronta risposta».


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