Friuli. «I gay non hanno diritto ai fondi prima casa»

  

di Gianpaolo Sarti
TRIESTE Nessuna marcia indietro. Renzo Tondo, sul caso della coppia gay di Pordenone che si era vista negare dalla Regione i contributi per la prima casa, difende la linea. Anche davanti al ricorso al Tar, presentato qualche giorno fa da Arcigay, e pure davanti alle richiesta di Debora Serracchiani che ha sollecitato il governatore ad annullare un provvedimento che considera “errato e discriminatorio”. Il presidente uscente rimanda alla legge. «Per quanto riguarda i diritti di welfare delle coppie si fa un gran parlare – osserva Tondo –, che spesso rischia di diventare ideologico e strumentale. Personalmente, in questa come in altre vicende, preferisco essere realista e rispettare i principi giuridici. Ogni tipo di intervento deve tenere conto del fatto che non è possibile erogare provvidenze a beneficiari che non ne abbiano titolo giuridico: in particolare in questo momento di grave crisi sarebbe discriminatorio nei confronti di chi il titolo ce l’ha. Nello specifico, ci rimettiamo quindi alla giustizia amministrativa, il rispetto della quale è a sua volta un elemento fondante di ogni battaglia sui diritti che sia veramente tale e che quindi sia anche battaglia di legalità». Il tema, piombato in piena campagna elettorale, farà discutere ancora anche perché il regolamento regionale afferma che possono presentare domanda «persone maggiorenni in forma singola oppure associate qualora si tratti di coniugi o di conviventi more uxorio, ovvero di coppia intenzionata a contrarre matrimonio o a convivere more uxorio». È su questo concetto che l’Arcigay Friuli si aggrappa perché – come faceva notare il presidente Giacomo Deperu – la norma «fa esplicito riferimento alle coppie coniugate o come se lo fossero». L’associazione ha preparato una bozza di legge che sottoporrà domani a Tondo nel corso di un incontro organizzato nella sede del comitato elettorale del candidato. Il testo invoca la parità di diritti e mira a contrastare le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale. «Un atto che porterà la nostra Regione a essere fra le più avanzate in Italia in materia di diritti civili – commenta Deperu – ci sembra un gesto dovuto onorare la civiltà del Friuli». Il provvedimento abbraccia, in particolare, i temi della prevenzione e del monitoraggio. «Chiediamo un tavolo permanente presso la Commissione Pari Opportunità della Regione – spiega il presidente – che vigili sui casi di omofobia e trans fobia. Che si adoperi con politiche attive a sostegno delle persone omosessuali e transessuali e sul tema di sensibilizzazione e prevenzione, presso gli uffici pubblici, le strutture sanitarie e le scuole». Arcigay, inoltre, proporrà al governatore di aderire alla “Rete Nazionale delle Istituzioni contro le Discriminazioni” (RE.A.DY) alla quale, rende noto l’associazione, «fanno già parte il Comune di Udine e Trieste e la provincia di Gorizia»


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