Gay / Coniuge brasiliano respinto alla frontiera italiana. Arcigay: “Inaccettabile, violati i diritti fondamentali di que nucleo familiare. Il Governo intervenga”

  

Aeroporto-Malpensa-Spari-Polizia
Bologna 18 febbraio 2015 –  Un ragazzo 26enne brasiliano, giunto ieri a Malpensa con suo marito, 24enne italiano,  è stata respinto dalle autorità aeroportuali, che ne hanno vietato l’ingresso sul territorio italiano e stanno per imbarcarlo su un volo che lo riporti in Brasile. Il giovane, inizialmente trattenuto nell’area controlli dell’aeroporto affinché fosse verificata presso la Questura di Cuneo la cessazione degli effetti di un decreto espulsivo emesso a suo carico nel 2013, è stato in realtà ricacciato, secondo quanto riferito dai funzionari di Malpensa al legale e senza che mai la Questura di Cuneo fosse realmente interpellata, perché le sue nozze, celebrate dieci giorni fa in Brasile, non risultavano trascritte in Italia ed erano perciò da considerarsi prive di validità ed efficacia nel nostro territorio. “Siamo al paradosso – protesta Flavio Romani, presidente di Arcigay –  viene richiesta una trascrizione che la circolare dell’attuale Ministro dell’Interno, muovendosi tra l’altro al di fuori delle proprie funzioni, ha espressamente vietato. Prima il danno e poi la beffa. Ma il punto gravissimo è che quella trascrizione è solo un bieco pretesto: i pronunciamenti delle Alte Corti italiane, oltre a numerosissime sentenze dei nostri tribunali e a un’inequivocabile  circolare del Ministero dell’Interno datata 26/10/2012 (Ministra Anna Maria Cancellieri, ndr)  chiariscono che il matrimonio tra persone dello stesso sesso, previsto in numerosi Paesi d’Europa e del mondo,  deve considerarsi a tutti gli effetti valido ai fini dell’esercizio del diritto di libera circolazione, al seguito di cittadino Ue o italiano. Quei due ragazzi – mette in chiaro Romani – sono una famiglia, tanto per il Paese in cui sono state celebrate le nozze quanto nel nostro. Ed  è proprio in virtù di questa considerazione che il Viminale ha disposto nel 2012 che le Questure rilasciassero regolare carta di soggiorno ai coniugi extracomunitari di cittadini italiani, uniti in matrimonio nei Paesi in cui è normata l’unione tra persone dello stesso sesso. Il comportamento delle autorità italiane infierisce sulla disparità di trattamento delle coppie omosessuali nel nostro Paese forzando al ribasso le poche norme esistenti a loro tutela e mettendo in atto, di fatto, un grave arretramento nel riconoscimento dei diritti. Pochissimo abbiamo – protesta il presidente di Arcigay – e quel poco ci viene pure negato, brutalmente e senza curarsi della vessazione che questi comportamenti rappresentano per chi ne è destinatario. Chiediamo conto al Governo di questa grave ingiustizia – conclude Romani – e pretendiamo il tempestivo intervento delle autorità competenti, affinché venga ristabilita la piena legalità e venga riconosciuto al giovane brasiliano il diritto di entrare in territorio italiano in quanto coniuge di un nostro concittadino”.