I genitori dei gay contro il perbenismo

  

«Mio figlio ha 38 anni. E’ gay. A che età me l’ha detto? Oppure quando glielo ho chiesto»? «Sono una madre di una ragazza lesbica di 24 anni. Ho accettato con difficoltà la sessualità di mia figlia. Mi sono documentata, lei ha scelto di raccontarlo agli amici. Ora viene guardata con sospetto dal gruppo degli scout di cui fa parte. Si è confidata con il parroco. La risposta è stata: ti terremo d’occhio. Quasi fosse un pericolo per la collettività».
I genitori degli omosessuali si incontrano nella sede dell’Arcigay di via Zara 15. Hanno chiesto ai responsabili dell’Ufficio nuovi diritti – che ha aperto i battenti il 6 aprile scorso e di cui l’Arcigay è una componente – un aiuto. Ieri a parlare con loro è stata Paola Dall’Orto, presidente nazionale e fondatrice dell’«Agedo», l’associazione Genitori, parenti e amici di omosessuali. Quelli iscritti all’Arcigay di Bari sono 100, anche se il presidente, Michele Bellomo, afferma che «il 7-10 per cento della popolazione è omosessuale, ma ha scelto di vivere nell’anonimato, nascondendo la propria natura».
Una necessità di dialogo, quindi, per le famiglie di coloro che il perbenismo e il conformismo etichetta come «diversi». Seduti in cerchio, le donne-coraggio – presente un solo uomo – madri e amiche degli omosessuali, dei transessuali, delle lesbiche si mettono a nudo. Raccontano il trauma di fronte alla rivelazione dell’identità dei propri figli; si scambiano esperienze sui percorsi di maturazione e accettazione; non nascondono il timore che i loro ragazzi paghino lo scotto della morale dominante. Puntualizzando che la morale viene costruita dai singoli, non è uno stereotipo frutto del nulla.

E poi ribadiscono di voler essere presenti, di lottare per il riconoscimento di una pari dignità, di fare da intermediari con il comune senso del pudore. Affinché nessun omosessuale sia vittima di violenza, di discriminazioni, di un’azione di allontamento e ghettizzazione. L’unico padre punta l’indice contro la scuola: «Mio figlio ora ha 29 anni. Sono a conoscenza della sua omosessualità da quando frequentava le superiori. Andava bene in tutte le materie tranne una. Quella la cui insegnante una volta mi disse: lo sa che suo figlio esce solo con le ragazze?».
I genitori dei gay di Bari esprimono il desiderio di incontrarsi per aprire una sede dell’Agedo anche nel capoluogo. Hanno bisogno di tempo per uscire allo scoperto, ma battersi per garantire un futuro sereno e la felicità per i loro ragazzi dà loro la forza di emergere. Spiega gli obiettivi dell’Agedo la presidente: «Si tratta di un’organizzazione di volontariato che si propone di offrire sostegno e solidarietà a chi vive situazioni di disagio e di sofferenza causate dal rifiuto delle persone omosessuali; lotta contro le intolleranze e le ingiustizie, per valorizzare la cultura delle differenze». La società sta cambiando. Le donne di Madonnella si sono rivolte all’«Ufficio nuovi diritti Puglia» e all’Arcigay (tel. 080/554.21.39) per organizzare attività ludiche e di laboratorio per i bambini del quartiere. L’auspicio è entrare in comunione con uomini e donne, non con gay e lesbiche.

Antonella Fanizzi


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