La Commissione deludente

  

Bologna, 8 ottobre 2002

All’attenzione dell’on. Stefania Prestigiacomo
Ministro per le Pari Opportunità
e p.c. Agli organi di informazione

Oggetto: Insediamento del Gruppo di studio "Sessualità, discriminazioni ed integrazione sociale"

Gentile Ministro Prestigiacomo,

abbiamo appreso dell’insediamento, presso il Dipartimento per le Pari opportunità da Lei guidato, del Gruppo di studio "Sessualità, discriminazioni ed integrazione sociale", che ha sostituito l’ormai decaduta Commissione “Diritti e Libertà”, istituita nel 1999 dall’allora Ministro Laura Balbo per elaborare risposte concrete alla questione omosessuale, su cui l’Italia sconta un ritardo crescente rispetto agli altri paesi europei.

Dovrebbe, quindi, essere un buon giorno per chi, come noi, è impegnato su questo fronte così faticoso, ma , purtroppo, non lo è.
Ci sono troppe cose che non tornano nelle caratteristiche della nuova istituzione, nella composizione del gruppo e nei metodi con cui si arriva ad una sua convocazione, e che ci impediscono di salutare con favore questa iniziativa. Mi permetta di illustrarglieLe, non come una critica gratuita per quello che è stato, ma come contributo affinché si possa finalmente reimpostare un percorso comune. Come sa, la mia associazione, come altre associazioni gay, lesbiche o transessuali, più volte ha sollecitato un incontro in cui presentare le esigenze e le aspettative della comunità che rappresentiamo. A questo ci eravamo abituati durante i Ministeri Balbo e Belillo e questo ci aspettavamo anche da Lei, la cui disponibilità e attenzione verso la lotta alle discriminazioni ci è apparsa sincera. Non avendo avuto fin qui l’occasione di esprimerle il nostro punto di vista, lo faccio per iscritto.

Ho già detto del coinvolgimento delle associazioni. A differenza di molti altri paesi europei, in cui le istituzioni dello Stato posseggono al loro interno le strutture e le competenze per affrontare la questione delle pari opportunità per gay, lesbiche e transessuali, in Italia queste sono nate e cresciute quasi esclusivamente in seno alle organizzazioni non governative che la comunità glbt ha espresso. Tagliarle fuori da ogni forma di coinvolgimento significa sprecare un patrimonio di conoscenze, idee, proposte. Da questa realtà, durante la scorsa legislatura, sono emerse proposte serie e valide per le due commissioni, quella per i diritti di gay e lesbiche e quella per i diritti delle trans.

A questo proposito va sottolineato come l’abrogazione della specifica commissione che lavorava sulle problematiche delle/dei transessuali guidata dalla dott.sa Maria Gigliola Toniollo, rimane un nodo irrisolto anche perché né nel decreto del 18 gennaio né nella composizione del Gruppo di lavoro traspare l’intenzione di sussumere nuovamente le tematiche relative all’identità di genere.

Rispetto alla composizione del gruppo di lavoro, le notizie che abbiamo parlano di sei componenti. Uno di questi è l’on. Franco Grillini, gay dichiarato e profondo conoscitore della materia, nonché presidente uscente della Commissione “Diritti e Libertà”.
Le altre cinque persone sono eterosessuali, e non sembri secondario. Affidare ad un gruppo in cui la presenza omosessuale è ridotta a semplice testimonianza l’elaborazione di riflessioni e proposte costituisce, a nostro parere, un disconoscimento e una sottovalutazione di chi da decenni lavora in Italia su questi temi.
Inoltre la presenza di una sola donna nel gruppo ( la prof.Eugenia Scabini, docente di Psicologia sociale della famiglia presso l’Università Cattolica di Milano) comprime un punto di vista di genere, esclude il punto di vista lesbico e rende monca la composizione della commissione.
Un altro componente è il prof. Nicola Paparella, preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Lecce e direttore del settimanale della Chiesa leccese “ L’Ora del Salento”. Al di là delle perplessità sulla presenza così ampia di un punto di vista ecclesiale nella commissione, non è facile pensare di confrontarsi con chi, meno di un mese fa, ha condannato senza mezzi termini sul suo giornale il prossimo Gay Pride di Bari come segno della “ volontà perversa di ostentare la propria diversità sino ad assumere comportamenti che si collocano al di fuori della quotidiana normalità “.

Un’altra nota stonata appare l’inserimento nel Gruppo di due luminari della lotta all’AIDS. Il prof. Ferdinando Aiuti, immunologo, designato Presidente del gruppo di studio, e il prof. Giuseppe Ippolito, infettivologo, hanno dato un contributo molto importante non solo alla lotta all’AIDS, ma anche alla modificazione di atteggiamenti di pregiudizio e paura che circondavano, soprattutto negli anni ottanta, le cosiddette “ categorie a rischio”, fra cui i gay. Per questo motivo li consideriamo, in quello specifico, voci autorevoli ed importanti compagni di strada. Ma esiste già una Consulta nazionale AIDS, di cui Arcigay fa parte, che collabora con la Commissione AIDS presso il Ministero della Salute. In quella sede l’esperienza gay può confrontarsi con altre e produrre proposte al Ministero. Riaffermare la centralità della questione Aids in un gruppo di lavoro sull’orientamento sessuale significa riaprire un elemento di confusione sul concetto di “categorie a rischio” che non ci piace. Avevamo già letto sul decreto dell’obiettivo di occuparsi di interventi AIDS ma, anche su questo, abbiamo atteso invano di essere ascoltati.

Sono questi, in grande sintesi, i motivi per cui siamo delusi dagli sviluppi di una vicenda che avevamo seguito con attenzione e speranza, senza alcun pregiudizio ma, al contrario, confidando nei segnali di apertura da Lei inviati.
Fra pochi mesi, nel febbraio 2003, dovrà essere resa attuativa la direttiva 78/2000 del consiglio dell’Unione Europea che combatte, fra l’altro, qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata sull’orientamento sessuale. In questi anni, anche attraverso la partecipazione ai relativi programmi transnazionali dell’Unione Europea, sono state prodotte esperienze, riflessioni , proposte. Queste, oggi, rischiano di essere disperse e l’Italia si accinge ad arrivare impreparata all’appuntamento del 2003.
Per quanto ci riguarda, confermiamo la piena disponibilità dell’Arcigay a contribuire a che questo non accada. Le chiediamo di aiutarci a farlo costruendo le condizioni per una nostra collaborazione.

Cordiali saluti

Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay


Ecco una sintesi delle azioni intraprese dal Ministero delle Pari Opportunità riguardo alla questione omosessuale negli ultimi anni:

Nel dicembre del 1998 il Ministro per le Pari Opportunità Laura Balbo, da poco insediata , incontrava una delegazione dell’Arcigay. Nella delega del Ministero, infatti, rientrava esplicitamente anche l’attuazione di una politica per il superamento delle discriminazioni sociali e normative nei confronti delle persone omosessuali. In quell’incontro, l’Arcigay proponeva l’attivazione di un “Ufficio per i diritti delle persone omosessuali”, uno strumento operativo, che servisse al governo a monitorare la realtà gay e a impostare interventi adeguati a superare le discriminazioni.
Anche a seguito di quell’incontro, il Ministro decideva di creare un apposito Ufficio all’interno del dipartimento e una Commissione “Diritti e Libertà” che riunisse una serie di competenze nel settore, presieduta da Franco Grillini. . Il Ministero per le Pari opportunità diventava così uno dei principali motori di un’azione politica rivolta ad affrontare finalmente il tema della pari dignità delle persone omosessuali in Italia.

Dal ’99 al 2001 l’Ufficio e la Commissione hanno svolto una significativa funzione di interfaccia fra il Governo e la comunità gay e lesbica.
Nel 1999 Ministero ha organizzato un Convegno internazionale sulle famiglie di fatto e predisposto una proposta di legge contro le discriminazioni antigay e una sugli “Accordi di convivenza” fra coppie omosessuali. Nel 1999 è nata una seconda Commissione per i diritti delle persone transessuali, presieduta dalla dot.ssa Maria Gigliola Toniollo.

Nell’aprile del 2000 Laura Balbo ha lasciato la guida del Ministero all’on. Katia Belillo, che ha proseguito nel solco del suo predecessore. Un’attività importante della commissione i quei mesi è stata la pubblicazione in lingua italiana del “Rapporto sulla situazione omosessuale nel mondo” a cura dell’ILGA, International Lesbian and Gay Association. Inoltre sono stati organizzati incontri della Commissione con le associazioni alla presenza del Ministro.
L’opera del Ministero ha avuto un risultato normativo concreto nel gennaio del 2001, con la modifica, da parte del Ministro della Sanità Veronesi, dei protocolli per la donazione di sangue che consideravano le persone omosessuali “categoria a rischio” indipendentemente dai comportamenti sessuali

A seguito delle elezioni politiche e della costituzione del governo Berlusconi, nel giugno 2001 la guida del Ministero per le Pari Opportunità passava nelle mani del Ministro Stefania Prestigiacomo.
Anche a seguito delle sollecitazioni provenienti dalla comunità gay lesbica e transessuale, il Ministero, rendeva noto che il 18 gennaio 2002, presso il Dipartimento per le Pari opportunità era stato istituito un Gruppo di studio denominato "Sessualità, discriminazioni ed integrazione sociale", con lo specifico incarico di analizzare le problematiche di carattere istituzionale e normativo che, direttamente o indirettamente, possano risultare discriminatorie in riferimento alle tendenze sessuali; elaborare proposte antidiscriminatorie e approfondimenti sul tema dei “disagi familiari legati alle sessualità”; migliorare la conoscenza e l’intervento sulle tematiche legate all’AIDS e alle altre malattie sessualmente trasmissibili; sottoporre al Ministro le azioni amministrative e le eventuali iniziative legislative ritenute necessarie per adeguare la vigente normativa al’evoluzione sociale e culturale del paese.
Il decreto è rimasto senza conseguenze per otto mesi, finché è giunta la notizia della sua convocazione, avvenuta l’8 ottobre del 2002.
Il decreto del 18 gennaio prevede che il gruppo di studio rimanga in carica per due anni, uno dei quali è quasi trascorso.

I componenti della Commissione, designati con decreto del 16 settembre, sono:
prof. Fernando Aiuti , infettivologo, Università la Sapienza di Roma
prof. Giuseppe Ippolito, immunologo, direttore scientifico Istituto “ Spallanzani” di Roma
prof. Nicola Paparella, docente di pedagogia sperimentale Università di Lecce
prof. Eugenia Scabini, docente di psicologia sociale della Famiglia , Università Cattolica di Milano
on. Franco Grillini (DS)
on. Fabrizio Cicchitto (Forza Italia)


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