Emanuela, cattiva ragazza dai circoli Arci a Raitre

  

Triestina, ma bolognese ‘arte e ‘adozione, Emanuela Grimalda ora vive a Roma e dopo ‘esperienza televisiva di "Non ” problema" vuol riportare in teatro il suo stile "noir". "Bologna mi ha dato molto. In quegli anni la libert’ creativa riusciva a sposarsi alla passione politica". "Non so cosa sono: io mi sento u’attrice e basta. Far ridere mi piace molto ma mi d’ un p’ ‘ansia da prestazione"


"Nel’89 decido di partecipare alla Zanzara ‘Oro. Un monologo di una diva decaduta, vagamente brilla. Si comincia al’Itc e arrivo seconda dietro Gene Gnocchi. Poi la finale, al Duse. Un tonfo. Mi becco anche dei fischi. L’ ho deciso che avrei studiato teatro". Anche cos’ sono nate Dolly e le sue sorelle, nonch’ Emanuela Grimalda, madre premurosa di tutte loro.

Perch’ ‘era una volta la Bologna dei circoli Arci e della terrazza del Cassero, dei festival di comicit’ e del Terzo Piano. E ‘era Emanuela Grimalda, proprio l’ dentro. Corpo e anima, come direbbe e vorrebbe uno dei suoi doppi di oggi, Catena Militello, signorina degli schermi di Rai 3, in seconda serata, dove conviveva fino a qualche settimana fa con Antonio Albanese, a "Non ” problema". Catena, che uccide con 29 colpi di uncinetto, Dolly e la moglie di Ivo Perego: "personaggi-mondi", perch’ aprono finestre dove molto si ride e un p’ si sta pure male, discendenti dirette della "diva", della "vedova" e della "siciliana", cattive ragazze che sui palchi di Bologna, appunto, sono cresciute.

Emanuela Grimalda, 39 anni, adesso sta a Roma, dove si ‘ trasferita nel’97, perch’ era il momento di andare. Nel corso del tempo, ha raccolto – sfogliando ‘album – film con Mazzacurati, Albanese e Salemme, nonch’ fiction in tv. E tanto teatro, lavorando al Faust di Barberio Corsetti e interpretando i "Monologhi della Vagina", per render conto, oltre ‘autopsia di un elenco, della variet’ di una storia artistica.

"Sono arrivata a Bologna nel’ 83 – racconta – da Trieste, la mia citt’, per fare il Dams Arte e non, certo, ‘attrice. Pi’ del’universit’, al’epoca, contava quel che ruotava intorno: avevamo u’idea leggendaria del Dams, di gente che faceva spettacoli in strada, la realt’ era molto pi’ istituzionale, ma intorno ‘erano tante esperienze ricche e formative". Studiava, faceva la cameriera al Moretto, e cominci’ i primi spettacoli, interpretando due testi di Marco Barbieri e la rivisitazione della Salom’ di Alessandro Fullin. Due compagni ‘avventura, di quelli con cui le passioni comuni, coltivate e accudite, ad un certo punto diventano testo e trama. E possono andare in scena.

"Bologna ‘ stata tanti luoghi e tante persone: mi ha dato molto. Gli anni Ottanta passano come famigerati, ma credo che per la citt’ siano stati anche la possibilit’ di incontrarsi, di aver spazi e luoghi. Il Cassero, intanto, con Stefano Casagrande. ‘era ‘idea della libert’ creativa legata alla passione politica, molta genialit’ anche un p’ assurda ma libera. E poi ” stata ‘esperienza dei circoli Arci, che arriv’ grazie al Pci e grazie a gente come Testoni. Fu un passaggio importante, politico in senso stretto. Perch’ ‘amministrazione diede in gestione questi luoghi a gente diversa con idee diverse, del’area di sinistra, ma non del partito". Fu un modo di mettere in circolo, letteralmente. Una corrente vitale, contagiosa anche se scombinata. Anzi contagiosa proprio perch’ un p’ sbilenca, magari incapace di fare i conti, ma aperta, pronta a far entrare tutto – musica, cultura, cabaret, occidente e oriente – felicemente confuso, perch’ lo spazio, gli spazi, ‘erano. Quella citt’, allora, divent’ una palestra, una scuola con tante scuole, un modo per permettere a molti di capire le proprie vocazioni fino a farne un lavoro, esercitandolo.

Il Terzo Piano, in via Gianbologna, ad esempio. Che Emanuela prende nel’89 con Sergio Lo Giudice e che tiene per 4 anni. Rassegne tematiche, spettacoli, film, letteratura, attenzione al pensiero femminile e al valore della differenza: ci passa un fiume, insomma. E intanto Emanuela scrive i suoi monologhi, partecipa alla Zanzara ‘Oro e decide di iscriversi alla Galante Garrone, scuola di teatro. "Ho capito che recitare comportava dei rischi, bisognava attrezzarsi, studiare. Perch’ quello del’attore ‘ un mestiere". Da l’ la strada ‘ scelta.

"A Bologna ho avuto il mio primo pubblico". E ha trovato tante vite parallele al’inizio degli anni’90. ” Nuova Scena, Goldoni e Pirandello, ci sono le estati nei cortili di Scotti con il Puccini, e ”, fondamentale e decisivo, "Riso Rosa", il Festival della comicit’ femminile, con Daniela Rossi, Dodi Conti, Alessandra Berardi. Nascono cos’ i suoi spettacoli e i suoi personaggi: "Midolla e Animelle", con un monologo sul pollo, da tenere nei ricordi pi’ cari. Proprio con quello incontra Albanese, a Milano: "Eravamo al Ciak, lui aveva un personaggio tipo Epifanio. Quando tocc’ a me non rise nessuno: lo presero per tragico, forse". ‘altra parte quel gusto "noir" – unendo nel suo personalissimo Ogm teatrale, Franca Valeri e Bette Davis – ‘ sempre stato un marchio: il suo stile. Che ha messo anche in tv, con Albanese. E che adesso vorrebbe riportare in teatro riprendendo i suoi spettacoli. "Non so cosa sono: io mi sento u’attrice e basta. Far ridere mi piace ma mi d’ un p’ ‘ansia da prestazione. Se sei un comico devi far ridere sempre e magari vendere ‘anima per una battuta. Io preferisco le situazioni, mi affeziono ai miei personaggi. E mi piace quando i generi si mischiano: raccontare cose tragiche potendo far ridere, ecco".


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