Gay save the Queen

  

Con tanto di corona in testa (a rischio di essere scambiata per una drag queen), Elisabetta di Windsor ha rotto ieri, nel suo annuale discorso al parlamento, un tabù plurisecolare. Ha nominato infatti nel programma del «suo» governo per il prossimo anno, una legge che pur non chiamandosi ufficialmente matrimonio attribuisce alle coppie dello stesso sesso diritti finora riservati alle coppie eterosessuali sposate. ‘ una legge tut’altro che perfetta, come rilevano le organizzazioni gay e lesbiche, e che prima di essere approvata definitivamente dovrà affrontare la prevedibile opposizione dei Lords, tradizionale bastione del’omofobia in Inghilterra.

Tutto questo però non attenua il valore simbolico del’evento. ‘amore che ai tempi della trisnonna Vittoria non osava dire il suo nome ma costò a Oscar Wilde i lavori forzati, adesso compare nei discorsi ufficiali della pronipote Elisabetta alla voce «impegni per accrescere eguaglianza e giustizia sociale». E al’interno di un programma di governo che per il resto di promuovere ‘uguaglianza e la giustizia si preoccupa ben poco. ‘ diventato insomma un amore davvero rispettabile che si merita lo sconto sulle tasse, la pensione di reversibilità e ‘affidamento congiunto dei bambini. Non lo diciamo noi, lo dice la regina.

Non sfugge il fatto che Elisabetta abbia un ruolo di rappresentanza anche nella chiesa anglicana, giustappunto in preda a convulsioni sismatiche planetarie a causa della nomina di un vescovo gay, consacrato tre settimane fa negli Stati Unit. Questa pubblica dichiarazione a favore dei diritti degli omosessuali non farà piacere al clero tradizionalista, che brandendo la Bibbia chiede ‘espulsione del’eresia gay e cerca in tutti i modi di frenare cambiamenti già avvenuti nella realtà. Motivo di più per intonare il dio salvi la regina.

Conforta poi il fatto che per una volta la casa reale abbia a che fare con il tema del’omosessualità in un contesto dignitoso, anziché nei pettegolezzi di corridoio e negli inferni delle cronache. Uno scandalo di carta ha appena colpito il principe Carlo, per via del’infamante accusa di relazioni improprie con un suo ex dipendente. In ques’occasione la monarchia è andata a un inevitabile massacro, tra comici tentativi di bloccare la pubblicazione della notizia e smentite imbarazzate accolte dal’ilarità del mondo intero. H puritanesimo-spazzatura ha comunque stabilito che ‘erede al trono (almeno lui) nel caso fosse gay (e non è il caso di Carlo) non avrebbe diritto al suo bravo coming out consentito a pop star, baronetti, ministri e persino preti. Questo è sicuramente un segno di declino della monarchia. Dopo Elisabetta ci si aspetta il diluvio, ma nel’attesa, la vecchia regina fa quel che può per restare al passo con i tempi. Ormai del resto, sono pochissimi i vip del’occidente contrari al matrimonio gay. Giusto il papa, il presidente Bush e pochi altri. Indovinate un p’ se tra loro ‘è anche un certo Silvio Berlusconi.


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