Razzismo: l’Italia non applica le norme dell’Europa

  

I medici del pronto soccorso possono essere discriminati perché gay? Parrebbe di sì, in base al decreto del governo italiano che ha stravolto la direttiva europea contro le discriminazioni.

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Sono scaduti ieri, 2 dicembre, i termini per ‘attuazione, da parte degli stati membri del’Unione Europea, della direttiva 2000/78/EC contro le discriminazioni sul posto di lavoro fondate su motivazioni razzistiche come la religione o le convinzioni personali, gli handicap, ‘età o ‘orientamento sessuale.

Il governo italiano, con il decreto legislativo n. 216 del 9 luglio 2003, ne ha completamente stravolto i contenuti, arrivando persino a rendere più facile il licenziamento di un lavoratore perché omosessuale e a peggiorare la normativa precedentemente in vigore in Italia.

"Il decreto del governo introduce nuove discriminazioni e non attua la direttiva europea – commenta il presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice – la direttiva è vincolante per tutti gli stati del’Unione Europea. Arcigay chiederà alla Commissione di aprire una procedura di infrazione contro ‘Italia per le inadempienze del governo".

I punti della direttiva disattesi dal’Italia

I punti della direttiva europea contro le discriminazioni snaturati o ignorati dal governo italiano riguardano ‘onere della prova, le deroghe al principio di non discriminazione, e il coinvolgimento delle associazioni.

In particolare secondo la direttiva europea, e contrariamente a quanto previsto dal decreto del governo italiano, deve spettare al datore di lavoro la prova della non avvenuta discriminazione: è ‘azienda, per esempio, che deve dimostrare che il provvedimento preso verso il lavoratore non origina da motivazioni razzistiche e discriminatorie.

Il decreto del governo italiano ha introdotto inoltre deroghe, non previste dalla direttiva, al principio di non discriminazione verso le persone omosessuali nel’ambito delle forze armate, dei servizi di polizia, penitenziari o di soccorso (sic!). "Forse che medici, infermieri, paramedici che prestano servizio di pronto soccorso possono essere discriminati perché omosessuali? – si chiede Lo Giudice". Questo punto rappresenta addirittura un peggioramento della normativa precedentemente in vigore in Italia, che non contemplava alcun tipo di deroga al principio generale di non discriminazione.

Infine il coinvolgimento delle associazioni, oltre che dei sindacati, nella stesura nel’attuazione e nel’applicazione della direttiva, espressamente previsto dalla direttiva stessa, è stato completamente omesso dal decreto governativo. Secondo la direttiva europea, per esempio, Arcigay potrebbe sostenere un lavoratore discriminato perché omosessuale anche in sede processuale, possibilità del tutto esclusa dal governo italiano.

Il quadro europeo

La Direttiva quadro su occupazione e impiego (2000/78/EC), adottata il 27 novembre 2000, ed entrata in vigore il 2 dicembre 2000, avrebbe dovuto essere recepita da tutti gli stati membri entro 3 anni, per ‘appunto ieri 2 dicembre 2003. Nondimeno, degli attuali 15 stati membri, solamente 3 hanno soddisfatto gli standard minimi di recepimento – il Belgio, la Danimarca e la Svezia. Altri Irlanda, Regno Unito e Paesi Bassi – hanno quasi completamente dato seguito alla direttiva anche se mancano ancora alcuni piccoli aggiustamenti affinché la trasposizione sia completa. Tutti gli altri stati membri, tra cui ‘Italia, hanno o trasposto la direttiva in maniera del tutto insufficiente o non hanno adottato o perfino proposto alcun provvedimento.

"Questa direttiva europea è un grandissimo passo avanti. Per la prima volta offre la possibilità di u’esplicita protezione contro le discriminazioni sul luogo di lavoro per gay, lesbiche e bisessuali in tutta ‘Unione Europea – spiega Riccardo Gottardi, co-presidente di Ilga-Europe, ‘associazione per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali in Europa -. Dobbiamo utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione affinché i governi non si sottraggano al loro impegno iniziale, e non attenuino i provvedimenti decisi dal Consiglio europeo tre anni fa".


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