Emilia Romagna, uno Statuto figlio della Carta UE dei diritti

  

Il nuovo Statuto della Regione Emilia-Romagna, appena approvato in via definitiva dal Consiglio regionale, riconosce, come già quelli della Toscana e dell’Umbria, parità di diritti alle persone omosessuali sia a livello individuale che nella vita di coppia.

Bologna

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Il Preambolo del nuova Statuto, infatti, afferma “il riconoscimento della pari dignità sociale della persona, senza alcuna discriminazione per ragioni di (…) orientamento sessuale”.

L’art. 9 “riconosce e valorizza (…) la funzione delle formazioni sociali attraverso le quali si esprime e si sviluppa la dignità della persona e, in questo quadro, lo specifico ruolo sociale proprio della famiglia, promuovendo le condizioni per il suo efficace svolgimento”.

“L’Emilia Romagna — commenta il Presidente nazionale di Arcigay Sergio Lo Giudice – da oggi è, sul tema dei diritti civili, una regione europea, più moderna, più laica, più inclusiva. Una regione in cui i diritti dei cittadini sono riconosciuti non in base a pregiudizi confessionali o a valori di maggioranza ma a partire dal rispetto dei diritti universali della persona”.

Il divieto di ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale e la distinzione fra il diritto a sposarsi e quello a costituire una famiglia, infatti, sono due principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, proclamata a Nizza nel 2000 (Carta di Nizza), già recepita dal parlamento italiano e in procinto di essere inserita nella Costituzione europea.

Un riconoscimento di forme di convivenza non fondate sul matrimonio è già presente nella Costituzione italiana che sottolinea, accanto al riconoscimento dei diritti delle coppie sposate, la funzione delle altre formazioni sociali (art. 2) e stabilisce un criterio generale di non discriminazione (art. 3). Questi principi sono stati aggiornati e resi espliciti dalla Carta di Nizza e oggi fatti propri dalla Regione Emilia-Romagna.

“Se il governo Berlusconi — prosegue Lo Giudice — dovesse decidere di impugnare l’art. 9 di fronte alla Corte costituzionale, come ha fatto nei casi analoghi degli statuti di Toscana e Umbria, questo rappresenterebbe uno schiaffo all’Europa e ai suoi principi e un pessimo viatico per l’avvio del mandato del nuovo commissario europeo Buttiglione, alfiere dell’integralismo in un’Europa libera.”


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