Il ministro: un caso disgustoso, no alle discriminazioni

  

ROMA – «In Italia non era mai successa una cosa del genere. Davvero non me l’aspettavo». Il più sorpreso sembra proprio lui, Dario Mattiello, licenziato nel luglio scorso da Domenico Fisichella e ora riassunto dal ministro Stefania Prestigiacomo. Pienamente soddisfatto. E si capisce. Ha sempre sostenuto di essere stato giubilato ingiustamente, dopo otto anni di collaborazione con il vicepresidente del Senato, per suoi presunti orientamenti sessuali. Mentre Fisichella ha sempre dichiarato di averlo mandato via per altri motivi, tra i quali la visitazione di siti Internet «inopportuni». Ed ora, a tempi record rispetto alla polemica scoppiata pochi giorni fa, si ritrova negli uffici del ministero per le Pari opportunità ad occuparsi di legislazione e di norme antidiscriminazione: «È un atto simbolico forte».

La ministra per le Pari Opportunità Prestigiacomo

La ministra per le Pari Opportunità Prestigiacomo

L’ANNUNCIO – La comunicazione ufficiale l’ha dato la stessa ministra nella registrazione di un Porta a porta che andrà in onda questa sera: «Il caso, come è stato presentato dai giornali, è stato disgustoso. Ho preso subito contatto con lui e ho deciso di assumerlo. Nessuno può essere discriminato sul luogo di lavoro». Parole che appaiono come un attacco diretto a Domenico Fisichella che continua invece a essere convinto di avere fatto il suo dovere, allontanando il collaboratore non per la foto apparsa su Panorama , quella in cui Mattiello viene ripreso al Gay Village , ma per motivi legati al suo comportamento nel luogo di lavoro. Una guerra che ha subito preso per entrambi le vie legali e che ha portato un buon numero di politici e associazioni a schierarsi a difesa del licenziato ora riassunto.

Ultima protesta in ordine di tempo, il sit-in di ieri davanti al Senato, organizzato da circolo Mario Mieli al grido di «siamo tutti culattoni». Mattiello ringrazia per la «solidarietà trasversale» incassata in questi giorni e racconta: «Appena entrato negli uffici del ministero ho ricevuto un bel po’ di congratulazioni da parte dei miei nuovi colleghi di lavoro. Il ministro Prestigiacomo mi aveva contattato alla fine della settimana scorsa. Ci siamo visti ieri e ho subito accettato la proposta. Mi dispiace per Ignazio La Russa: mi aveva offerto un posto anche lui, ma preferisco lavorare alle Pari opportunità».

LE REAZIONI – Il coordinatore di An è stato, comunque, tra i primi a rallegrarsi per la nuova assunzione: «Sono felice. La mia offerta e quella della Prestigiacomo dimostrano che mentre la solidarietà della sinistra è demagogica, quella della destra è una realtà». Applaude al gesto del ministro per le Pari opportunità anche il diessino Franco Grillini, ex leader dell’Arcigay. Ma aggiunge: «La vicenda si concluderà quando Fisichella riconoscerà di avere, quantomeno, sbagliato e si scuserà con la vittima di una palese discriminazione». Pensieri, quelli di La Russa e di Grillini, che non vengono invece condivisi dal ministro della Giustizia Roberto Castelli: «Mi piacerebbe sapere se la collega Prestigiacomo ha deciso di assumere Mattiello in base alle sue capacità oppure per la sua supposta omosessualità. Nel primo caso non avrei nulla da eccepire, nel secondo caso si tratterebbe di una discriminazione nei confronti dei non omosessuali».


Da "Corriere della Sera" del 18.11.04 di Aldo Cazzullo
Stefania, la ministra che ama smarcarsi dal Polo
Attaccata da Lega e An, ha difeso legge sull’aborto e grazia a Sofri. Con uno scopo: essere il volto moderno del centrodestra

Da soubrette a Madonna del Buon Soccorso. Da velina del berlusconismo a Vergine Panaghia, sotto il cui manto tutti trovano rifugio. Ministra e protettrice di omosessuali, madri sole, aspiranti madri e altre categorie tra loro lontanissime e unite solo da una minaccia comune, il misoneismo, il timore del nuovo (e del diverso) che attraversa la destra italiana. Il paradosso è di ieri: gli stessi che sbertucciavano Stefania Prestigiacomo come vice-Carlucci, brava presentatrice dei due congressi di Forza Italia e della celebrazione del decennale, elogiano la sua lungimiranza per aver assunto Dario Mattiello. Proprio lui, il segretario particolare di Domenico Fisichella licenziato per le apparizioni al Gay Village e la consuetudine con siti «incompatibili con ‘alta dignità del’istituzione senatoriale». Né la Prestigiacomo si è mai lasciata sfuggire u’occasione per essere promossa da sorriso gradevole a volto moderno del centrodestra. Critica le legge sulla fecondazione assistita e difende quella sul’aborto. Attacca Bossi sul’apertura degli eros center e Buttiglione per le sue parole su gay e madri single. Una volta arriva a dichiarare che non tutte le droghe sono uguali; di fronte allo sconcerto dei suoi precisa di essere stata fraintesa; poi però confida di aver fumato uno spinello in gioventù, cioè non molto tempo fa. Tutto questo le ha procurato ‘antipatia dei leghisti, gli attacchi del Secolo ‘Italia , la diffidenza dei colleghi uomini e ora i distinguo di Castelli: «Se la Prestigiacomo assume Mattiello in quanto omosessuale discriminato, allora discrimina i non omosessuali». Lei ringrazia. Alla testa di un ministero che non avendo denari vive di parole, farsi amici e nemici trasversali, scompaginare gli schieramenti, parlare a elettori del fronte avverso è il massimo che le si possa chiedere. Berlusconi lo sa, e per questo la lascia fare. Chi ha affrontato ‘argomento con il premier racconta di non essersi affatto trovato di fronte un omofobo; il Cavaliere è talmente affascinato dal’altro sesso e legato ai riti galanti Anni Cinquanta da non poter concepire che, su questo come su altri temi, ci sia chi non concorda con lui. Ecco perché la Prestigiacomo ritiene di avere mano libera. E talvolta ne approfitta per smarcarsi.

Da ragazza votava Dc, ma simpatizzava per i radicali. È stata a suo modo una ribelle: figlia e nipote di imprenditori siciliani – tubi e guarnizioni -, iscritta al collegio delle orsoline di Siracusa, ne è fuggita perché non ne sopportava la divisa (da allora però è sempre in tailleur). È favorevole alla grazia per Sofri e alla vendita dei profilattici nelle scuole. Ha una spider verde. Giurata a Miss Italia, non è una femminista, non condivide le idee della sinistra, ma le studia: si è spinta a consigliare la lettura della Storia del’Italia repubblicana di Paul Ginsborg, ‘intellettuale anglofiorentino che definisce Berlusconi «disgusting».

La Prestigiacomo invece ne fu folgorata. Era la notte tra il 15 e il 16 dicembre del’93, quella del suo ventisettesimo compleanno, quando fu ammessa ad Arcore come fondatrice del’Associazioni giovani industriali di Siracusa, insieme con ottanta aspiranti candidati. «Eravamo come gli incas portati in mostra in una corte europea del Seicento» ha detto Mario Borghezio, evocando il rito. Stefania invece si è trovata benissimo. «Berlusconi fu molto gentile, suonò ‘inno di Forza Italia al piano, ci regalò il kit del candidato, ci salutò tutti e a ognuno fece un complimento. A me disse che ero bella. Ne fui lusingata. Bella e alta, disse». In effetti: un metro e 80 (40 di piede però). Il Cavaliere decise quella notte che il seggio di Siracusa, già di Luigi Foti, andreottiano, sodale di Nino Drago e Salvo Lima, sarebbe stato suo. Lei chiuse la segreteria particolare, promise di leggere personalmente tutte le suppliche degli elettori, e si divise tra la politica e la famiglia. Si sposò, in municipio perché il fidanzato, notaio di 15 anni più anziano, era divorziato, indossò un tailleur bianco e per prolungare la cerimonia che temeva scarna invitò incautamente il vicino di seggio a Montecitorio don Filippo Mancuso a tenere «un discorso lungo e un p’ barocco». Mancuso non si lasciò sfuggire ‘occasione e si profuse in u’omelia sulla donna «portatrice del valore del silenzio nella famiglia», accolta dalla sposa con orribili smorfie. Quando poi arrivò Gianmaria, la madre dopo alcune interviste col pancione ne rilasciò una sulle donne afghane dalla clinica, il giorno dopo il parto. Fu allestita una nursery nel’anticamera del consiglio dei ministri per il piccolo, che ne ha viste di ogni genere. La sua prima parola è stata «Bellucconi», ma la ministra ha spiegato che non ‘è da temere per il figlio: «La faccia di Berlusconi fa simpatia ai bambini, il suo sorriso li mette tranquilli».

Ora nel’anticamera ci sarà Mattiello, e quasi nessuno avrà da ridire. La popolarità della Prestigiacomo a sinistra è allo zenit, proprio mentre la sinistra sembra oscurare le proprie stelle: la Bindi è a riposo dopo le trionfali fatiche della stagione girotondina, la Melandri in panchina dopo che nella corsa alla Regione Lazio le è stato preferito ‘erede di Lubrano. Per la Prestigiacomo è stato come liberarsi di u’ombra. «Mi scambiavano per lei, al supermercato mi capitava di sentirmi chiamare signora Melandri». Non accadrà più. Qualche piccolo accorgimento – sorridere e svicolare di fronte a Tremaglia, criptare il computer del ministero – e sotto il mantello protettivo della Prestigiacomo ci sarà a lungo posto per tutti.


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