Nausea

  

Sarà per il fetore di carne viva allo spiedo che sale dagli editoriali dei teocon della nuova destra cristiana italiana, o per l’olezzo di stantio e di muffa di cui è impregnato il silenzio della gran parte dell’intellettualità e della politica del centro sinistra (tra cui segnaliamo soltanto i profumati e bellissimi mazzi fioriti di Marco Travaglio, Emanuele Macaluso e pochi altri), la sensazione di nausea si fa sempre più forte.

Dopo che il lupo Buttiglione è stato cacciato dal gregge indifeso delle libertà civili europee, ogni scheletro presente negli armadi più reconditi delle sacre stanze, tutte le gerontocrazie consacrate o liberali (povero Malagodi!) al servizio del Re, hanno rabbiosamente reagito. Così sono riapparsi i cappucci, gli auto da fé, le croci incrostate dalle antiche pietre traboccanti del sangue di milioni d’innocenti, che nei secoli hanno subito le angherie, di cui i libri di storia più diffusi non danno conto.

Una puzza di morte, che si tenta di coprire con il solito incenso delle parate, dei comizi a senso unico nelle moderne Sante Inquisizioni, frettolosamente rispolverate sui canali televisivi di Stato e sulle colonne dei giornali allineati. Agli inquisiti è concessa, ogni tanto, la parola, ma solo brevemente e senza alcun avvocato, per non disturbare le tante sottane fruscianti che devono poter evocare la tomistica che è passata indenne, grazie alla preziosa custodia garantita dalle abbazie, a secoli d’eresie, rivoluzioni, democrazie, conquiste sociali.

Come in ogni Inquisizione che si rispetti la salvezza dell’anima è garantita perché è sufficiente il pentimento, il corpo invece, va distrutto, lacerato e bruciato affinché il peccato insito alla carne possa essere percepito. La morte della carne purifica l’essenza spirituale e riconcilia con il Dio che richiede di sacrifici, che è bramoso di odorare i peccati che fuoriescono dalle membra putrefatte dagli errori che lui stesso ha commesso, nella creazione d’esseri contro natura, cui fin dalla nascita, oltre al peccato originale gli si è aggiunto il peccato della devianza sessuale.

E mentre il monsignore o il cardinale di turno spiega che la Chiesa può dare lezioni di moralità a tutti (soprattutto ai laici perché non portatori di valori forti) perché da 2000 anni rappresenta una Verità indiscutibile, dall’altra parte nessuno osa ricordare le decine di papi simoniaci, sposati, adulteri, residenti nella Curia con amanti (donne e uomini), sanguinari, ecc. Nessuna voce si alza per rammentare che la dimostrazione che la Chiesa è davvero santa sta nel fatto che è riuscita a sopravvivere ai suoi preti. Una Chiesa temporale, che ha lucrato sulla prostituzione, che ha bruciato poveri, eretici, donne, gay, oppositori, che ha lordato il messaggio cristiano con una esasperante affermazione del proprio potere sugli Stati e le genti.

Questo volgersi indietro, per ricercare nella forza della propria storia le ragioni delle esclusioni dell’oggi, da il voltastomaco ai tanti credenti (etero e gay), che vivono la propria fede cercando il profumo della vita e della condivisione e, che oggi sono di nuovo obbligati ad assistere alla riapertura delle voragini buie, dello smottamento di lapidi che sembravano inamovibili, sotto il peso delle inestimabili tonnellate di peccati contro l’umanità perpetrati dalla cattolicità. Spettatori attoniti della riorganizzazione delle processioni funerarie che accompagnano le pur timide aperture del Concilio Vaticano II, si chiedono dove sia, la Casa degli Uomini dove poter ascoltare parole altre e, smarriti non ne trovano. E’ possibile che i senza Casa preferiscano non fidarsi più delle traballanti e posticce casette proposte dai pavidi progressisti.

Attendendo, che il fetore sia disperso da un più convincente bouquet di fiori dove libertà, rispetto, diritti siano finalmente distinguibili.


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