Aurelio Mancuso: «A Milano mi batto contro la solitudine»

  
Aurelio Mancuso

Aurelio Mancuso

Strette di mano, sorrisi, contatti personali, un passaggio sul motorino dal’efficientissima Donatella, Consigliera di Circoscrizione di Milano Centro, un aperitivo organizzato nel bar di una signora lesbica argentina…. Prime immagini di una campagna elettorale di un candidato gay alle elezioni regionali della Lombardia. Tutta la città e la provincia a disposizione per incontrare e ascoltare (le tante) lamentele dei cittadini. Sul trenino, che da Magenta a Milano ogni giorno mi catapulta nella campagna, le voci sono tante, quasi tutte arrabbiate nei confronti di una gestione della ferrovia che ha del’incredibile: si viaggiava più velocemente 20 anni fa! Così succede che dopo aver atteso (era fine febbraio) circa u’ora e mezza che a Vittuone il trenino riprendesse la sua lentissima corsa, sono costretto a chiedere soccorso al padre del mio compagno, che come una staffetta mi fa arrivare in tempo a Tele Lombardia per una diretta (tempo finale per fare circa 30 chilometri 2 ore e mezza). Nella Milano notturna, dove si svolge gran parte della mia campagna elettorale (nei locali Arcigay, ma non solo, anche nei pub, nei Circoli Arci, tra gli architetti gay, ecc.), osservo lo stupore per le parole.

Non è più il disimpegno degli anni’80, è una lontananza piena di curiosità, anche di voglia di conoscere; u’assenza di sponde politiche per piccoli e grandi problemi, che cuociono sotto ‘apparente frenesia: in sostanza una sensazione di solitudine, di non aver voce. Ma la notte è generosa e le parole davanti ad un drink si sciolgono più facilmente. E nelle luci alternate alle troppe zone oscure (troppi i quartieri scuri, poca ‘attenzione verso il senso ‘insicurezza che tutto ciò alimenta), si mescolano le identità.

I Navigli, zona amata dai milanesi, affollati di notte, stritolati 24 ore su 24 da un traffico infernale: da qui è partito un movimento, presente in tanti quartieri milanesi, che si batte per la riqualificazione, contro lo smog. Guarda caso in prima fila le donne, con loro i bambini e anche i padri e i nonni.

Il candidato gay allora srotola ‘intero suo patrimonio ‘idee, con loro, ma anche con i ragazzi dei bar di via Sammartini, (una possibile gay street ma degradata dal’incuria), parla di libertà del vivere in una città differente, dei tanti e troppi diritti negati: dalla salute, al’amore, dalla cultura ad un lavoro perlomeno stabile e che permetta di costruire un progetto di vita dignitoso. Ogni incontro si conclude con sollecitazioni e occhi che guardano al futuro insicuro almeno con più allegria.


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